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Phisikk du role – Della fiducia a Salvini e di altre trascurabili cose

Ovviamente la fiducia a Salvini c’è e si rinnova ogni qualvolta la sagoma gelida della morte della legislatura, come quel cavaliere con la maschera bianca che gioca a scacchi con Antonius Block nel Settimo Sigillo di Bergman, aleggia su Montecitorio e Palazzo Madama. Ma un altro spettro, più potente e orrorifico, scaccia l’algida ed elegante maschera del grande svedese. È il fantasma della disoccupazione, quell’horror vacui che, tradotto in italiano, suona più o meno così: “E mo’ che faccio? Come pago le rate del mutuo delle due camere e cucina che mi sono comprato a Roma? E se non torno più qui avrò diritto al reddito di cittadinanza?” e via inquietantemente a interrogarsi.

Dunque la legislatura ha rubacchiato ancora le ferie d’agosto e minaccia di andare avanti offrendo il suo contributo al mantenimento dei livelli occupazionali. Dei parlamentari della 18esima legislatura. Almeno fino a quando converrà a Salvini, prima che gli italiani, noti per la instabilità umorale in materia di politica, si stufino di farsi ammaliare dal mantra anti-immigrato, e comincino a guardare nel profondo le proprie tasche, scoprendo che somigliano a quelle steppe desolate della Siberia, così care ai rompiscatole di Putin (tanto per restare nei pressi della famiglia…).

Gli editoriali che si leggono sotto l’ombrellone in questi giorni di un agosto meno carogna (meteorologicamente) di luglio, lanciano degli urletti azzimati sull’aria pecoreccia dei nostri governanti in vacanza. Qualcuno ha accostato l’inaccostabile: Moro sulla spiaggia di Terracina in completo chiaro con scarpe e cravatta (perché l’uomo politico rappresentava il Paese e, dunque, doveva essere inappuntabile sempre), messo a confronto con la foto della solita pop star Matteo Salvini, con mutanda da bagno e panza al vento mentre scruta con occhio lubrico una ballerina pettoruta e svestita come Madre Natura in Ciao Darwin.

Domanda: ma da che parte credete che si schiererebbe la stragrande maggioranza del popolo italiano se fosse chiamato a fare una scelta tra lo statista martire della Repubblica e il vice presidente del Consiglio dall’occhio lubrico? Ovviamente dalla parte che meglio rispecchia lo spirito del tempo odierno: non c’è storia. Moro era un intellettuale raffinato, uno statista che guardava oltre gli scenari quotidiani e che parlava forbito. Salvini ha la visione politica lunga come un tweet, veste come Alberto Sordi nel film “ Dove vai in vacanza?”, fa politica di pancia. Letteralmente. E come lui i coprotagonisti di questa stagione.

Morale della favola: c’e’ poco da fare gli schizzinosi, questa classe politica al potere è esattamente come il Paese che rappresenta. Ne riproduce i vizi, le idiosincrasie, gli innamoramenti, le parole d’ordine semplici e scomposte, il linguaggio. Il linguaggio in modo particolare, essenziale, sgarbato, talvolta violento, divisivo, incolto. Che scorre via senza lasciare traccia. La speranza? Se stiamo in uno spot vuol dire che ne verrà presto un altro. Buone vacanze.

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