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Cosa succede se sull’intelligence si rompe il fronte Pacifico. Allarme

Tensioni alle stelle tra Giappone e Corea del Sud. I due Paesi, i cui rapporti sono storicamente tesi, hanno visto nelle ultime settimane un aumento della tensione fino alla decisione presa da Seul di abbandonare l’accordo per la condivisione dell’intelligence militare con Tokio, in risposta alle tensioni diplomatiche e commerciali tra i due paesi asiatici. L’accordo firmato nel 2016, che prevedeva lo scambio di informazioni riservate tra i due paesi, era stato concepito per una più efficace difesa dalle minacce balistica e nucleare nordcoreane. “Siamo delusi nel constatare la decisione assunta dalla Corea del Sud riguardo l’accordo per la condivisione delle informazioni – ha commentato il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo – Sollecitiamo entrambi i paesi a proseguire il dialogo”.

L’ANNUNCIO DELLE AUTORITÀ DI SEUL

A rendere nota la decisione della Corea del Sud l’emittente televisiva giapponese Nhk, che cita il ministero degli Esteri di Tokyo. La Corea del Sud aveva annunciato giovedì la decisione di uscire dal patto, il General Security of Military Information Agremment (Gsomia) che si sarebbe rinnovato automaticamente a partire da sabato.

LA REAZIONE GIAPPONESE

Il premier giapponese Shinzo Abe ha esortato la Corea del Sud a mantenere le promesse sullo scambio di intelligence tra i due Paesi, aggiungendo che la decisione potrebbe avere conseguenze negativo sul lavoro di cooperazione con gli Stati Uniti. “Il comportamento del governo coreano continua a minare la relazione di fiducia”, ha detto il premier nipponico, riferendo alla stampa. Ieri – all’apice di uno scontro economico e diplomatico con Tokyo, la Corea del Sud aveva comunicato di non voler estendere il patto sullo scambio di informazioni militari, siglato nel novembre 2016, perché “non più in linea con i propri interessi nazionali”.

Il ministro degli Esteri del Giappone, Taro Kono, ha dichiarato che la decisione della Corea del Sud di abbandonare l’accordo di condivisione dell’intelligence militare Gsomia, sottoscritto nel 2016, è “estremamente riprovevole”, e che Tokyo ha presentato una protesta formale in risposta a tale decisione. Abbandonando l’accordo, concepito per una più efficace difesa dalle minacce balistica e nucleare nordcoreane, Seul ha dimostrato di “travisare completamente la situazione della sicurezza nell’Asia Nord-orientale”, ha detto Kono, reduce da una visita in Cina per un incontro con gli omologhi di Cina e Corea del Sud. Il governo giapponese ha reagito all’uscita di Seul dall’accordo Gsomia convocando l’ambasciatore sudcoreano a Tokyo, Nam Gwan-pyo. Un funzionario governativo anonimo ha accusato Seul di aver “trasferito le tensioni tra i due paesi alla sfera della sicurezza”. Il primo ministro del Giappone, Shinzo Abe, non ha ancora commentato l’ultimo, grave sviluppo sul fronte della crisi diplomatica e commerciale tra i due vicini asiatici.

L’ORIGINE DELL’ACCORDO

L’accordo Gsomia (General Security of Military Information Agreement) è stato firmato da Seul e Tokyo nel novembre 2016, come parte degli sforzi di approfondimento della cooperazione militare sollecitati dagli Stati Uniti. Il trattato prevede lo scambio di informazioni militari confidenziali su richiesta reciproca, anche se non pone alcun obbligo vincolante. Dal 1° gennaio al 31 luglio di quest’anno, Seul e Tokyo si sarebbero scambiate informazioni di natura riservata in 26 occasioni nel contesto del Gsomia. Lo scambio di informazioni si è intensificato dal 2017, a seguito dei test balistici e nucleari effettuati dalla Corea del Nord. La decisione di Seul di abbandonare l’accordo segue l’incontro tra i capi della diplomazia dei due paesi avvenuto mercoledì a Pechino, a margine di una trilaterale con l’omologo cinese Wang Yi. L’incontro ha lasciato invariate le gravi tensioni in atto tra i due paesi.

LE TENSIONI COMMERCIALI

Il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, è tornato a contestare i controlli alle esportazioni imposti da Tokyo a Seul, definendoli una “rappresaglia economica ingiusta” alle dispute di ambito storico e diplomatico in atto tra i due paesi. Durante un incontro con alti funzionari della sua amministrazione, tenuto tre giorni prima del Giorno della liberazione, che commemora la fine del dominio coloniale giapponese sulla Penisola coreana, Moon ha affermato che la risposta di Seul alle misure adottate dal governo giapponese non deve essere dettata dalle emozioni, ma da rigorose valutazioni di lungo termine.

La Corea del Sud ha annunciato che intende escludere il Giappone dalla propria “lista bianca” di partner commerciali soggetti a procedure per l’export agevolate a partire dal prossimo settembre. La misura è una ritorsione per la decisione analoga assunta da Tokyo questo mese, e segna un ulteriore inasprimento della grave crisi diplomatica e commerciale in atto tra i due vicini asiatici. L’esclusione di Tokyo dalla “lista bianca” comporterà un irrigidimento e un potenziale allungamento dei processi per l’autorizzazione delle esportazioni sudcoreane verso il Giappone legate alla produzione di armamenti e ai macchinari industriali, secondo quanto riferito tramite una nota dal ministero del Commercio di Seul. Il governo della Corea del Sud ha inoltre deciso di accelerare l’adozione di misure di stimolo per un importo complessivo pari a 273,2 miliardi di won (226 milioni di dollari), per aiutare l’economia nazionale a sostenere gli effetti delle ostilità commerciali in atto con il Giappone.

Seul ha espresso “profondo rammarico” per la decisione del Giappone di imporre ulteriori vincoli alle esportazioni verso quel paese, rimuovendo Seul dalla lista dei partner commerciali privilegiati di Tokyo. “D’ora in poi, il nostro governo risponderò alle ingiuste misure del Giappone con un atteggiamento risoluto, ha dichiarato la portavoce della presidenza sudcoreana, Ko Min-jung. Il ministero degli Esteri sudcoreano, Kang Kyung-wha, ha avvertito venerdì 2 agosto, durante un incontro con l’omologo giapponese Taro Kono, che Seul potrebbe essere costretta a riconsiderare la cooperazione con il Giappone nel campo della sicurezza. “Dal momento che le restrizioni al commercio sono state adottate dal Giappone citando ragioni di sicurezza, ci vedremo costretti a rivedere la struttura della cooperazione alla sicurezza tra Corea del Sud e Giappone”, ha affermato il ministro.

LE PREOCCUPAZIONI DI WASHINGTON

La decisione del Giappone di revocare lo status di partner commerciali privilegiato concesso alla Corea del Sud, che consentiva a quest’ultima di acquistare merci dal potenziale impiego militare senza alcun controllo o vincolo aggiuntivo ha aggravato ulteriormente la crisi diplomatica in atto tra i due vicini asiatici, nonostante il tentativo di mediazione intrapreso dagli Stati Uniti negli ultimi giorni. Washington teme in particolare che la crescente ostilità tra i due alleati asiatici, legata al riemergere di dispute storiche relative al periodo dell’occupazione coloniale giapponese della Penisola coreana, possa compromettere la capacità di gestire la minaccia balistica della Corea del Nord, riemersa nei giorni scorsi con una serie di test balistici effettuati da Pyongyang. Tra le categorie di merci giapponesi che non potranno più essere esportate in Corea del Nord tramite procedure semplificate figurano una serie di applicazioni tecnologiche potenzialmente destinabili all’impiego militare.

Gli Stati Uniti hanno sollecitato Giappone e Corea del Sud a valutare la firma di un “accordo di sospensione” delle dispute diplomatiche e commerciali, che dia tempo ai due paesi di organizzare un confronto negoziale prima dell’ulteriore precipitare delle relazioni tra i due vicini asiatici. Lo hanno riferito fonti governative alla stampa Usa la scorsa settimana, in concomitanza con l’annuncio, da parte del segretario di Stato Mike Pompeo, che terrà un incontro a tre con gli omologhi di Giappone e Corea del Sud, Taro Kono e Kang Kyung-wha, a margine di incontri regionali in programma questa settimana in Thailandia, nel tentativo di disinnescare le tensioni tra i due paesi alleati degli Usa.

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