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Perché l’intesa fra Usa e Giappone vale doppio (alla voce Cina)

Gli Stati Uniti e il Giappone avrebbero trovato un’intesa di massima, in vista di un accordo commerciale che potrebbe essere concluso il mese prossimo: un’intesa che manterrebbe per ora in piedi le tariffe statunitensi sulle automobili nipponiche, facilitando tuttavia le esportazioni di carni americane in Giappone. Secondo Bloomberg, è possibile che Donald Trump e Shinzo Abe ne diano l’annuncio ufficiale in occasione del G7 francese.

Stando a quanto riportato dai media, il patto sarebbe stato concluso ieri a Washington dal rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, e il ministro dell’economia giapponese, Toshimitsu Motegi. Al momento, lo Zio Sam ha in vigore dazi del 2,5% e del 25%, sull’importazione rispettivamente di automobili e camion nipponici. Tokyo sembrerebbe essersi impegnata ad abbassare le tariffe sulla carne statunitense ai livelli che erano stati concordati ai tempi della Trans Pacific Partnership (siglata da Barack Obama nel 2016 e smantellata da Trump l’anno successivo): in particolare, l’intesa prevedrebbe una graduale riduzione dei dazi nel settore dal 38,5% al 9%. Già all’inizio di agosto, Washington aveva del resto raggiunto un accordo con Bruxelles, per facilitare l’export di carne americana in Unione Europea.

Questo rasserenamento commerciale tra Giappone e Stati Uniti determina una convergenza interessante tra i due Paesi. Tokyo temeva una escalation tariffaria con Washington, viste le minacce di aumentare i dazi sulle automobili giapponesi lanciate in passato dalla Casa Bianca. Sotto questo aspetto, negli ultimissimi mesi, il premier nipponico ha portato avanti una strategia di ricucitura: basti ricordare che, al G20 di Osaka dello scorso giugno, Trump abbia elogiato il Giappone per aver incrementato i propri investimenti sul territorio americano (soprattutto in Stati elettoralmente delicati come Ohio, Michigan, Pennsylvania e North Carolina). Inoltre, sul fronte geopolitico, Abe vuole mantenere una stretta vicinanza a Trump per due ragioni. In primo luogo, per garantire la propria sicurezza di fronte alla minaccia cinese, facendo magari leva sugli attuali attriti in corso tra Washington e Pechino. In secondo luogo, il premier nipponico sta cercando una sponda statunitense nel mezzo della sua crisi diplomatica con la Corea del Sud.

Dal punto di vista americano, la pace commerciale con Tokyo potrebbe produrre significative conseguenze. Innanzitutto, in termini di immagine, Trump potrebbe sbandierarla come una vittoria, soprattutto agli occhi dei critici che da sempre accusano la sua strategia negoziale di essere improvvisata e fallimentare. Inoltre, una simile intesa darebbe a Washington un po’ di ossigeno, nel pieno delle recrudescenze tariffarie con la Repubblica Popolare. La notizia del compromesso con Tokyo è del resto iniziata a circolare poche ore dopo l’annuncio delle ritorsioni commerciali cinesi, con Pechino che ha minacciato l’imposizione di ulteriori dazi su circa settantacinque miliardi di dollari di beni importati dagli Stati Uniti. Una mossa, cui Trump ha replicato, intimando alle aziende americane di abbandonare la Repubblica Popolare e proclamando rialzi tariffari anti-cinesi. Inoltre, più in generale, è possibile che la Casa Bianca stia cercando di mettere in campo una serie di misure economiche e commerciali, volte a scongiurare il rischio di una recessione nei prossimi mesi: un’eventualità che potrebbe rivelarsi fatale, per Trump, in vista delle presidenziali del 2020. Infine, non bisogna trascurare l’estrema importanza che il settore agroalimentare rivesta per l’attuale presidente americano. Il comparto è stato infatti fortemente danneggiato dalla guerra dei dazi con la Cina e – per questo – l’inquilino della Casa Bianca sta cercando di dargli sollievo con tutte le misure possibili: dagli accordi internazionali ai sussidi pubblici.



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