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Come uscire dal labirinto della crisi. Le istruzioni di Mastella (da leggere)

Lo scorso anno andava fatto un monocolore, in assenza del quale si sarebbe dovuto ritornare alle urne, così come fatto in Spagna, dice a Formiche.net l’ex parlamentare e ministro centrista Clemente Mastella che non crede ad un Conte-bis. Punta invece a leggere l’attuale crisi di governo, nata dall’incesto gialloverde,come un lasso di tempo utile a fare decantare gli interessi di tutti, prima di tornare al voto, ma non in ottobre.

Giuliano Ferrara sul Foglio chiede un “monocolore grillozzo” alludendo al bisconte: è uno scenario logico?

Oggettivamente no, nel senso che i monocolori quando erano tali nel periodo democristiano e del compromesso storico avevano un altro significato: arrivavano immediatamente dopo le elezioni, non un anno e mezzo dopo le urne. Oggi si è consumato il tempo necessario a che questa formula fosse gratificata: ma avendo fatto lo scorso anno un incesto politico oggi nessuno di loro è più credibile.

In Senato è nata la maggioranza alternativa al governo giallo-verde?

Si è constatato invece che non c’è una maggioranza. Il problema non è tanto prendere atto che non c’è più la maggioranza iniziale, ma capire se ve ne è un’altra stabile. Per cui andrà verificato se la cosiddetta nuova maggioranza è stabile, per quanto tempo lo è, come verrà strutturata. Osservo che nei momenti maggiormente dissacranti della considerazione che noi abbiamo della democrazia parlamentare, vi può essere un momento di stasi per cui occorre una sorta di decantazione dopo la quale ognuno prenderà il proprio posto nella vita politica, chiedendo il consenso agli elettori. È accaduto in occasione del Patto di Solidarietà Nazionale e dopo si andò a votare. Lo stesso accadrà in questa crisi, ma bisognerà individuare comuni minimi denominatori.

Tra alleati di ieri o di domani?

Lo scorso anno andava fatto un monocolore, in assenza del quale si sarebbe dovuto ritornare alle urne, così come fatto in Spagna. La difficoltà vera in cui naviga la maggioranza, e vale anche nel rapporto innaturale che è sorto, è insita nella differenza tra quelle forze politiche e gli oppositori. Pd e M5S da un lato, Salvini e il centrodestra dall’altro su quali basi politiche poggeranno il proprio programma? Sarebbe complicato veder nascere un governo in cui Di Maio minaccia di togliere le concessioni alle Autostrade: farebbe tornare tutto al punto di partenza.

Salvini è riuscito a ricompattare il destra-centro e a far tornare i riflettori su Renzi: chi rischia di più tra i due Matteo?

Tra gli azzurri c’è un senso di preoccupazione per via dei collegi, con vari atteggiamenti di diffidenza verso la Lega, pur tenendo conto che i rapporti di forza sono invertiti rispetto al recente passato. La domanda è: chi si fida di chi?

Ha ragione Gianni Letta a consigliare a Berlusconi prudenza verso Salvini?

Secondo me Letta ritiene questo un momento straordinario e occorre una straordinarietà di comportamenti politici.

Zingaretti sul voto ha cambiato idea: è stata la scelta giusta per il Pd?

Vedo il discorso intriso delle mille preoccupazioni che attanagliano il Paese: l’economia che sarà, l’autonomia regionalizzata, la corsa al Colle. Tutto questo viene prima di ogni altra considerazione. Tra i tanti paradossi ce n’è anche un altro molto significativo: fino a ieri il più vicino ai grillini era Zingaretti, il più lontano Renzi. Oggi c’è un tale antagonismo con se stessi che diventa complesso conoscere il delta dove sfocerà questa crisi. Credo quindi che non si voterà ad ottobre, non ci sono le condizioni.

Da queste colonne Gianfranco Rotondi ha ammesso che all’Italia manca una politica di centro con un civile servitore come Urbano Cairo che faccia gli interessi nazionali: che ne pensa?

Gli ho parlato tempo fa ma non credo sia interessato allo scenario. Che ci sia l’esigenza di rinvigorire l’area di centro è vero, nonostante qualcuno pensi il contrario. Ci siamo dirigendo verso pericolose forme di estremismo, dove uno è contro l’altro: di fatto una forma bipartitita a cui manca una coalizione arcobaleno. In caso di sistema proporzionale l’area di centro diventa molto importante ed è vitale per la democrazia del Paese purché fronteggi i populismi esasperati e le lotte ideologiche particolari.

Salvini ha sbagliato rompendo a ferragosto o ha voluto sbagliare per non firmare la prossima finanziaria?

Difficile dirlo, anche perché non l’avrebbe firmata lui. Come diceva Marx l’uomo italiano cammina con i piedi in aria e la testa in giù. Di norma chi chiede elezioni non è automatico che le vinca, per cui andranno analizzati i collegi. Più in generale nell’anno appena trascorso abbiamo visto tutte le stravaganze possibili: governi regionali e locali con il centrodestra classico unito, governo nazionale con l’esasperazione nel rapporto dialettico duale tra la maggioranza. Cose fino a qualche tempo fa inimmaginabili: credo che ormai ognuno tenti di prendere fiato dopo la rincorsa di Salvini a chiudere la partita e il rinculo degli altri.

Quale il suo giudizio su Conte, figura di equilibrio?

È stata una figura di sana unità istituzionale che nessuno all’inizio poteva immaginare.

 

twitter@FDepalo

 

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