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Macron e Putin, quella relazione pericolosa. (Altro che Italia!)

Ci sono alcuni passaggi del discorso annuale che il presidente francese, Emmanuel Macron, ha tenuto ai suoi diplomatici martedì 27 luglio che sono finiti in secondo piano, ma visto il peso che Parigi occupa nelle dinamiche europee vanno invece sottolineati. Si parla di Russia, e aprono a uno scenario attualissimo: “Non possiamo ricostruire l’Europa senza ricostruire una connessione con la Russia, altrimenti la Russia si avvicinerà ad altre potenze “, diceva Macron una mesata prima di aver dato il benvenuto a Vladimir Putin a Fort Brégançon.

Il francese ha riconosciuto che in questo momento il sistema globale è oggetto di una battaglia pseudo-egemonica tra Stati Uniti e Cina con in mezzo la Russia e l’Europa (lettura con precisazione: sebbene Mosca eserciti un potere economico che rappresenta un’aliquota di quello americano o cinese, più o meno pari alla Spagna, la forza politica russa è ancora importante e determinante per certi meccanismi). Per questo, secondo il capo dell’Eliseo, l’Europa deve decidere se essere “un’alleata di minoranza tra le tre parti in gioco o esercitare una propria azione”. Ed evidentemente per Macron la via con cui giocare quel ruolo è trovare una “connessione” con la Russia.

Su Twitter, Alina Polyakova, direttrice del Project on Global Democracy and Emerging Technology della Brookings Institution, fa notare che Macron continua “a fare pressioni”, un’azione di lobbying, per questa reimpostazione delle policy con la Russia, sebbene sia “un Paese che ha violato la sua campagna nel 2017”. C’è qualche genere di disfunzione? La Russia di Putin – quella della guerra in Ucraina, dell’appoggio al regime siriano, delle repressioni su opposizioni e minoranze, della disinformatia – è un interlocutore credibile? Andiamo avanti.

“Alcuni dei nostri alleati ci spingeranno sempre verso l’imposizione di ulteriori sanzioni, ma ciò non è nel nostro interesse”. Dobbiamo cercare di costruire “un’architettura di fiducia in Europa”, ha detto Macron richiamando la necessità per l’Europa di agire in modo indipendente. Una “sovranità europea”, terminologia scelta accuratamente e spesso usata dal presidente francese. “Sovranità” non è una parolaccia, dice Macron, che dovrebbe solo essere lasciata agli estremisti – riferendosi all’uso del termine appannaggio di movimenti nazionalisti e anti-europeisti.

La posizione di Macron è passata quasi sotto traccia, tanto che, come ci fa notare una fonte dell’ambiente diplomatico, all’ultimo G7 di Biarritz ci sono state ricostruzioni sghembe su questa nuova disponibilità verso la Russia. Per esempio, la CNN ha scritto che era stato solo Giuseppe Conte a fare sponda a Donald Trump nella richiesta di riaprire il formato dei Grandi a Mosca e tornare al G8 – da cui era stata esclusa come conseguenza dell’annessione illegale della Crimea e del ruolo giocato nell’apertura del fronte di guerra in Ucraina.

Nella realtà dei fatti, il motore europeo di questo avvicinamento sembra essere la Francia, con Macron che cerca – pensando all’interesse nazionale francese – di inserirsi all’interno di un grande tavolo internazionale e arrogarsi il ruolo di big-broker a nome dell’Europa.

Questo genere di avvicinamento alla Russia è un marker della sua presidenza. Come fatto con Pietro il Grande dal reggente francese, il duca d’Orleans, nel primo viaggio dello zar russo in Europa, Macron ha offerto a Putin una “finestra sull’Europa” a Versailles già a fine maggio 2017, a conclusione del suo primo round di incontri internazionali (Trump, Nato, G7 di Taormina, e infine Putin appunto, nel giro di pochi giorni).

Un primo tentativo di riavvicinamento giocato, come ricordava nella sua newsletter dedicata Francesco Maselli (giornalista specializzato in questioni francesi), sulla strategia tipicamente macroniana di “utilizzare la storia del suo paese per legittimare le sue azioni”. E infatti l’occasione del contatto è stata l’inaugurazione della mostra a Versailles sul primo viaggio dello zar, che è il personaggio storico di riferimento di Putin, “l’autocrate riformatore che ha portato la Russia nella modernità“.

In quell’occasione, Macron aveva anche cercato di sottolineare con forza i punti deboli di questa riapertura, che ruotano attorno ad azioni e politiche usate dalla Russia in giro per il mondo che la rendono un interlocutore, e ancora peggio un partner, discutibile. Passò sotto l’attenzione dei media la denuncia del francese ai media statali Russia Today e Sputnik accusati di aver diffuso disinformazione sul suo conto durante le elezioni presidenziali. Tuttavia, a distanza di due anni la postura russa su molti di quei dossier, dall’Ucraina alla Siria fino alla disinformatia, non è cambiata granché.

I contatti di Macron con Putin sono una mano tesa mossa nell’ambito dell’eccezionalissimo francese sulle relazioni internazionali. Il tentativo di giocare un ruolo di sponda occidentale per Mosca, e intestarsi con questa dinamica una posizione forte in Europa – “la cassa di risonanza della potenza francese, da sempre” spiega Maselli. La strategia di tirare a sé la Russia serve per dare all’Europa (pensata a trazione Francia) una dimensione importante davanti a Cina e Usa, come fatto capire dal presidente agli ambasciatori.

”L’interesse dell’Europa è fare in modo che la Russia non diventi parte della Cina”, ha detto intervistato dall’Opinion Patrick Pouyanné, ceo della strategica Total. Una posizione cara a un certo tipo di dottrina statunitense che lavora per evitare che Mosca scarrelli totalmente su Pechino, come segnali recenti mostrano.

È uno scatto in avanti indipendente rispetto alle dinamiche americane, che non dispiace allo Studio Ovale in termini generali (sebbene Trump voglia giocare in prima persona), ma che di certo è meno accettato dagli apparati di difesa, intelligence e politica – al congresso come al Pentagono e alla Cia è infatti ancora in corso una lunga dialettica sulla relazione col Cremlino.

(Foto: Twitter, @EmmanuelMacron)

 

 

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