Uno dei privilegi di chi ha l’opportunità di scrivere, e ha la fortuna di essere letto, è che può dire la sua verità sugli avvenimenti. Quando il cuore è scevro da ogni interesse e pregiudizio, allora può capitare che quello che si cerca di comunicare corrisponda con il senso comune, seppure, purtroppo, a scapito di una concordanza con altri autorevoli osservatori.
Ma veniamo ai fatti.
Il decreto Sicurezza Bis è divenuto legge dello Stato. Si tratta di un pacchetto normativo severo che, oltre a completare il precedente, amplia la stretta sul controllo della legalità e sulla difesa dei confini nazionali.
È naturale che non tutti siano d’accordo con questa linea politica, ma è altrettanto legittimo che un movimento che ha proposto queste iniziative agli elettori, insieme a tutto il centrodestra, se è in grado di legiferare, lo faccia proprio in coerenza con questa volontà.
Fin qui, si potrebbe aggiungere, niente di strano. Come, per altro, non si rinviene nulla di anomalo che i 5 Stelle abbiano deciso di rispettare un contratto, da loro tanto voluto, anche in materia non coincidente con la propria sensibilità.
Ma il punto della mia riflessione non sta in questo. Riguarda piuttosto un certo modo con cui Matteo Salvini introduce coraggiosamente e con una forte ricorrenza elementi religiosi e devozionali, tipicamente cattolici, come il Crocifisso, ad esempio, per garantire fedeltà al mandato elettorale o ringraziare, promettere e dedicare a Dio gesta raggiunte o sperate.
In questa occasione, come è noto, è stata la Vergine Maria ad essere stata evocata, quasi a mo’ di ringraziamento, per la realizzazione appunto di questa legge, evidentemente molto sentita dal leader leghista, affidando alla sua cura le sorti dell’Italia.
Come in altre occasioni, si sono aperti strali, denunce, condanne morali, da parte di attori, scrittori, eminenti giornalisti atei, ma anche molte riserve da parte di esponenti della Chiesa.
Mi preme sottolineare che personalmente, da credente e studioso della filosofia cristiana, non vedo nulla di anomalo e niente di scandaloso in questa introduzione del sacro nello spazio pubblico da parte di un politico. Forse che l’ipocrisia abbia talmente preso piede tra i credenti da ritenere che non si possa parlare di Dio quando si lavora o si realizzano faticosamente obiettivi? A me pare, per contro, perfettamente legittimo, ed anzi aggiungo pienamente encomiabile, trattandosi qui del bene comune. Soprattutto mi sembra un atteggiamento, quello spontaneo di Salvini, non offensivo verso la devozione e perfettamente legittimo in sé, in un mondo democratico a comunicazione aperta, com’è, e speriamo che resti tale, il nostro.
Al di là di come la si pensi in materia, non sono stati insultati coloro che credono, né coloro che non credono. Inoltre, la distinzione netta tra le prerogative di Dio e gli affari di Cesare viene meno, per contro, quando si assiste a fenomeni di falsi devoti che si genuflettono – oggi molto meno – a prelati, oppure si affrettano a spiegare a chi crede come dovrebbe farlo per rispettare la propria morale presunta come assoluta ma in realtà assai provvisoria.
È bene essere chiari. Per un cattolico la fede è affare di ogni battezzato: non vi è un’esclusiva nel parlare e nel pregare da parte di sacerdoti e religiosi. Ogni laico che vive la propria fede non ha il diritto, ma il dovere di manifestare pubblicamente ciò in cui crede, ovviamente se ha il coraggio di farlo.
Bene e bravo Salvini, pertanto! Altro che storie.
Non dimentichiamoci, oltretutto, che il Vangelo e la dottrina cristiana riguardano in larga parte la Verità Divina e la preghiera: è sufficiente aprire il catechismo per verificarlo. I temi sociali hanno rilevanza come tutto ciò che esiste ed è creato da Dio, ma la Buona Novella non è un prontuario di politiche assistenziali più o meno ipocritamente pauperiste, a favore di questo o di quello.
Intendiamoci: si possono, anzi si devono, avere tra credenti divergenze sui modi di declinare in termini politici l’unica e assoluta etica cristiana, e nessuno può dare un’interpretazione di destra o di sinistra alla Rivelazione e alla Salvezza incarnata da Cristo. Quello che dovrebbe accomunare tutti i credenti invece è la fede e la devozione pubblica. E Salvini ha fatto solo questo: non è entrato nel merito di dogmi o di conflitti interpretativi sul valore soprastorico del Credo.
Con un pizzico di malizia, mi viene voglia di aggiungere: ma se chi per primo si lamenta da cattolico ufficiale che un politico suggelli la propria attività, invocando la Vergine Maria, ne parlasse un po’ di più a casa, in ufficio o sui giornali, non è che forse vi sarebbe meno scandalo nel constatare il fatto che un politico dica esattamente quello che un credente ripete in se stesso come giaculatoria ogni volta che legge i giornali o guarda la Tv?
Che Dio ci assista! E che la Madonna illumini le coscienze ad essere limpide, autentiche e un tantino meno ipocrite!