La pressione statunitense verso il regime venezuelano continua ad aumentare e la risposta di Caracas lo conferma. Il presidente Nicolas Maduro ha sostenuto che il governo degli Stati Uniti fa al Venezuela quello che “Hitler ha fatto al popolo ebraico durante la II Guerra mondiale”. In un discorso pronunciato a Caracas nel quadro dei “Consigli produttivi dei lavoratori” Maduro ha insistito: “Donald Trump sta facendo al Venezuela quello che Hitler ha fatto al popolo ebraico, perseguitarlo, perquisirlo, bloccarlo”. Parole molto pesanti ed accuse insostenibili che però danno conto della efficacia delle sanzioni.
LA MOSSA DELLA CINA…
La compagnia energetica cinese Petrochina, filiale della China National Petroleum Corporation (Cnpc), avrebbe azzerato ad agosto l’ordine di acquisto di circa cinque milioni di greggio dal Venezuela, all’indomani di una nuova tornata di sanzioni con cui l’amministrazione statunitense penalizza le compagnie che fanno affari con Caracas. La notizia, in Italia prontamente ripresa dall’agenzia Nova di Fabio Squillante, è stata segnalata da “Bloomberg”. Secondo la testata, a tutt’oggi non si sarebbero trovati altri compratori per i carichi di petrolio. Se confermata, la notizia segna un momento importante nella crisi economica che vive il paese sudamericano, dal momento che la Cina – dalla prima tornata di sanzioni economiche disposte da Washington a fine gennaio – e’ diventata la prima destinazione per le esportazioni di greggio venezuelano.
…E DELLA TURCHIA
La stessa “Bloomberg” aveva dato notizia che anche l’importante banca turca Ziraat ha interrotto le operazioni con la Banca centrale del Venezuela. Ankara, al pari di Pechino, è tra le capitali che non hanno riconosciuto l’oppositore Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela, continuando a ritenere Nicolas Maduro come interlocutore unico nel paese. La Ziraat Bank è l’istituto attraverso il quale la Bcv effettuava pagamenti ai fornitori locali, spostava il denaro nel paese e si pagava, con lire turche, le importazioni. Rilanciando la notizia, i media regionali avevano ricordato il solido appoggio sin qui fornito dal governo di Recep Tayyip Erdogan all’esecutivo Maduro. A fronte della crescente pressione internazionale su Caracas, tra le altre cose, la Turkish Airlines mantiene aperto un collegamento aereo diretto con diversi voli settimanali. Lo scorso fine settimana il ministero degli Esteri turco aveva diffuso una nota nella quale esprimeva preoccupazione per gli effetti che le nuove sanzioni avrebbero potuto creare alla crisi economica venezuelana.
RESTA SOLO LA RUSSIA
Se persino Cina e Turchia stanno tenendo conto delle sanzioni imposte degli Usa (entrambi i Paesi sono impegnati in un duro negoziato con il presidente Trump), al fianco del dittatore Maduro resta sempre Putin. Anche troppo, secondo l’opposizione guidata dall’autoproclamato presidente ad interim del Venezuela Juan Guaidò che ha chiesto alla Russia di cessare “l’interferenza” militare nel Paese sudamericano e di ritirare il suo sostegno al governo di Nicolas Maduro, “che non ha un sostegno popolare”. “Chiediamo che la Federazione Russa cessi l’ingerenza militare nella nostra nazione e ritiri il suo sostegno a un regime che non ha né sostegno popolare né sostenibilità politica ed economica per rimanere al potere. Il suo ruolo come nazione è importante per garantire la stabilità dell’imminente transizione politica che sta per iniziare in Venezuela”, si legge in una nota ufficiale della presidenza di Guaidò, rilasciata a seguito della firma di un accordo di cooperazione militare tra Mosca e il governo di Maduro. In tal senso, la nota ha ricordato che questo tipo di accordi deve avere l’approvazione del potere legislativo e che, non essendo stato approvato dall’Assemblea Nazionale – il parlamento controllato dall’opposizione – “manca di legittimita’”. “Chiediamo alla comunità internazionale di seguire da vicino questo pericoloso precedente e aumentare la pressione per porre fine all’usurpazione che oggi provoca solo sofferenza ai venezuelani e instabilità nella nostra regione”, si legge nel documento che definisce l’accordo tra Mosca e Caracas “incostituzionale” perché non ha l’appoggio dei legittimi poteri pubblici “e, pertanto, non è valido”. I ministri della Difesa di Russia e Venezuela, rispettivamente Serghiei Shoigu e Vladimir Padrino Lopez, hanno siglato due giorni a Mosca un accordo per le visite delle navi da guerra di un Paese nei porti del Paese alleato.