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Gli Stati Uniti puntano sulla missilistica ipersonica. Ma…

Accelerare lo sviluppo sul fronte della missilistica ipersonica, tra sensori orbitanti oltre l’atmosfera e nuovi intercettori da lanciare contro le avanzate minacce dal cielo. È una delle priorità del Pentagono, ribadita dal nuovo segretario alla Difesa Mark Esper sulla scia delle note preoccupazioni per gli avanzamenti di Cina e Russia nel campo. Eppure, nel vortice dell’iter di budget per l’anno prossimo, l’ipersonico potrebbe non avere la spinta finanziaria necessaria a recuperare il gap accumulato, ragion per cui la comunità missilistica americana si appresta a fare appello a Capitol Hill nell’annuale simposio missilistico di Huntsville, in Alabama, dove ha sede il celebre Von Braun Center.

IL PUNTO DEL DIBATTITO

Sono difatti diversi anni che gli esperti americani denunciano il ritardo sul fronte delle tecnologie ipersoniche rispetto a Cina e Russia. Per questo, nella Missile defense review (Mdr) presentata lo scorso gennaio da Donald Trump e dall’allora segretario alla Difesa pro tempore Patrick Shanahan, si poneva l’accento sull’esigenza di recuperare il terreno perduto, ereditando altresì le indicazioni pervenute dal Congresso che per primo, nel percorso di bilancio del 2019, notava la necessità di procedere su alcuni fronti. Gli stessi fronti sono stati evidenziati nell’audizione a Capitol Hill da Mark Esper per la conferma del suo ruolo: un’infrastruttura di sensori extra-atmosferici per individuare le minacce, missili intercettori per neutralizzarle, e nuovi vettori ipersonici per incrementare il potenziale di deterrenza (con alcuni contratti già assegnati su questo).

LE PREOCCUPAZIONI

Ad alimentare il rinnovato attivismo oltre-oceano sono stati i comprovati avanzamenti sul fronte della missilistica di Pechino e Mosca negli ultimi due anni. A marzo 2018, la Russia ha testato sia il missile da crociera ipersonico “invincibile” (il Khinzal, letteralmente pugnale) annunciato da Vladimir Putin solo pochi giorni prima, sia il missile balistico più che intercontinentale Satan 2, il cui nome descrive bene le potenzialità di un vettore a gittata pressoché illimitata e dotato di tecnologia Mirv (testate multiple e indipendenti, da 10 a 24). Ancora prima, a novembre 2017, la Cina aveva invece mostrato al mondo il DF-17, un missile balistico a planata ipersonica (Hgv), in grado cioè di superare l’atmosfera, rientrarvi a un angolo più stretto rispetto ai missili balistici tradizionali, e dunque di volare in planata spostando e rendendo più imprevedibile la parte finale della balistica, il tutto a velocità ipersonica, superiore a Mach 5.

TRA PROGETTI E FINANZIAMENTI

Inevitabili le preoccupazioni americane, partite dagli esperti e abbracciate dalle commissioni competenti del Congresso, fino a confluire nella Mdr. Il progetto è già definito nei vari passaggi, ma ancora mancano i programmi specifici con relativi finanziamenti. D’altra parte, nota DefenseNews nell’anticipare il simposio Huntsville, nella richiesta di budget per il 2020 presentata dal Pentagono non ci sono le risorse per l’implementazione dei nuovi sensori spaziali (lo stesso avveniva per il 2019). Non a caso, la Missile Defense Agency pone il programma al primo posto tra le “unfunded priority”, avendo già dimostrato in passato di non credere particolarmente nel progetto di una rete extra-atmosferica di avanzati sensori.

LA SPINTA DEL CONGRESSO…

Al contrario, è stato il Congresso a dimostrarsi particolarmente attento alla difesa missilistica, anche a fronte della titubanza del Pentagono e della stessa Mda su alcuni temi spesso considerati troppo visionari, primo fra tutti, proprio il progetto di creare un’architettura spaziale di reganiana memoria. Così, come per lo scorso anno, anche in queste settimane è toccato a Capitol Hill reinserire nell’autorizzazione al budget del 2020 i 108 milioni di dollari richiesti per lo sviluppo dell’infrastruttura. Ciò non è invece previsto per la “difesa ipersonica”, terza unfunded priority per la Mda, che dovrebbe ricevere i 720 milioni necessari ad iniziare a sviluppare nuovi missili intercettori solo nel 2021. Non ci sono inoltre dettagli sull’architettura di comando e controllo che dovrà mettere insieme sensori e strumenti di difesa, da molti ritenuta la parte più difficile da realizzare.

… E I TIMORI DEI MILITARI

D’altra parte, oltre l’incredibile velocità, i veicoli ipersonici presentano caratteristiche di manovrabilità che li rendono particolarmente imprevedibili. Inoltre, sono in grado di volare molto più bassi dei tradizionali missili balistici, così da sfuggire agli angoli di osservazione dei radar pensati per le minacce consuete. Non a caso, preoccupazioni sono emerse a più riprese anche dai vertici militari. Tra gli altri, il generale dell’Aeronautica John Hyten, comandante dello US Strategic Command, ha spiegato che i sensori attuali sono in grado di tracciare i missili ipersonici “per breve tempo dopo il loro lancio; poi, spariscono e non li vediamo finché non manifestano il loro effetto”. Probabile che nei prossimi giorni, da Huntsville, arrivino nuovi avvertimenti di questo tipo. Per ora, Mark Esper è sembrato coglierli al volo, potendo altresì contare sulla strategia contenuta nella Review predisposta dai suoi predecessori. L’obiettivo è però concretizzare con i dovuti finanziamenti per accelerarne lo sviluppo il più possibile.

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