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Nomine e dossier. Come sarà l’intelligence in salsa giallorossa? Scenari e indiscrezioni

Con il non scontato, ma ormai probabile, avvento di un nuovo governo formato da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, si inizia a ragionare di come possono cambiare gli assetti e le priorità di sicurezza nazionale. Intanto, un primo effetto di questa fase di transizione politica è che, rispetto a qualche settimana fa, il ridimensionamento di Salvini e della compagine leghista ha in qualche modo consentito di ‘allentare’ la presa critica sulle scelte che riguardano l’intelligence ed il suo vertice.

In questo nuovo schema, è difficile immaginare che Giuseppe Conte, qualora restasse a Palazzo Chigi, possa mantenere la delega ai servizi segreti, come invece è avvenuto per tutta la durata del governo 5S-Lega.
Pur nell’incertezza di queste ore, il favorito a ricoprire la delicata e prestigiosa carica di autorità delegata dovrebbe essere il dem Lorenzo Guerini, politico che combina esperienza e sensibilità istituzionale, oggi presidente del Copasir, il comitato parlamentare di vigilanza sui servizi segreti. Il suo sarebbe, nel caso, un passaggio non traumatico ed anzi risentirebbe positivamente dell’esperienza maturata in Comitato.
Diventando membro della maggioranza, Guerini in ogni caso sarebbe “costretto” a lasciare la presidenza di San Macuto (per legge spetta ad un esponente dell’opposizione). Per sostituirlo è in pole position il vice Adolfo Urso, esponente di Fratelli d’Italia e già uomo di governo ai tempi del centrodestra. Il suo curriculum dovrebbe essere premiante, ma naturalmente sarà necessaria l’intesa con la Lega e Forza Italia. I due partiti in Copasir possono vantare la presenza di Riccardo Molinari che è capogruppo alla Camera del partito di Matteo Salvini e di Elio Vito che è già stato ministro e presidente della commissione Difesa.

Su un piano più strettamente operativo, il nuovo esecutivo dovrà procedere celermente anche a riempire alcune caselle degli alti funzionari dell’intelligence, oggi già scoperte o che lo saranno presto per raggiunti limiti di età. Particolarmente prioritaria appare la sostituzione dell’ormai ex vicedirettore vicario del Dis Enrico Savio, passato al settore privato. Mentre si dovrà pensare a nomi che possano sostituire altri vice fra Aisi ed Aise che sono ormai prossimi alla pensione o ad un cambio di incarico.

Dopo le polemiche degli scorsi mesi, quando si era prospettata l’ipotesi di una ‘rivoluzione’ che avrebbe potuto cambiare in poco tempo il volto dell’intera governance apicale dei servizi, oggi la situazione sembra più stabile. Le nomine dei mesi passati si sono determinate secondo le indicazioni politiche della (allora) maggioranza ma senza strappi e puntando a professionalità sopra le parti. Se a gestire il dossier dell’intelligence saranno Conte e Guerini si può prevedere che lo sforzo sarà quello di continuare a cercare di preservare un ambito delicato come quello della sicurezza nazionale “salvandolo” dalle logiche più crude dello spoil system ovvero da un dibattito al di sopra delle righe.

Si discute, naturalmente, di valutazioni che attengono un governo che deve ancora nascere e che quindi vanno lette con la corretta cautela. Saranno infatti i nuovi ministri che comporranno il Cisr a fornire gli indirizzi del caso, come prevede la legge. Il grande serbatoio di qualità e competenze presente nel comparto dell’intelligence sarà in ogni caso una garanzia per l’esecutivo che verrà come lo è stato per i precedenti. I dossier sul tavolo sono numerosi e delicati. A cominciare dalla Cina e dall’impatto di tecnologie come il 5G fino ad arrivare alla questione libica ed alla tutela dell’interesse nazionale in quello e negli altri teatri più sensibili. La sicurezza della Repubblica rappresenta un pilastro essenziale e irrinunciabile per il Paese stesso e nessuno può dubitare che il nuovo governo (con l’opposizione vecchia e nuova) la affronterà con la dovuta responsabilità.


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