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Botte da orbi Conte-Salvini: la Open Arms sancisce la fine (sicura) del governo

Botte da orbi, anche se ci vedono benissimo. La durezza con cui il presidente del Consiglio attacca Matteo Salvini denota il livello di scontro nel governo e fa capire quanto sarà spigolosa la relazione di Giuseppe Conte al Senato il 20 agosto quando è in programma la mozione di sfiducia. La lettera aperta scritta da Conte a Salvini sulla propria pagina Facebook contiene uno sferzante giudizio e un avvertimento al leader leghista, accusato di pensare solo al potere alimentando la disaffezione dei cittadini verso le istituzioni. Sferzante anche la replica: quello di Conte è uno “sfogo umorale”.

“SLEALE COLLABORAZIONE”

Conte considera inaccettabile il travisamento della lettera con cui chiedeva al ministro dell’Interno di assicurare assistenza ai minori presenti sulla Open Arms e resa nota da Salvini sostenendo invece che il presidente volesse far sbarcare tutti i migranti: Conte capisce la “fedele e ossessiva concentrazione” sull’immigrazione ridotta ai “porti chiusi” per incrementare legittimamente i consensi in quanto leader politico. Ma “parlare come ministro dell’Interno e alterare una chiara posizione del tuo presidente del Consiglio, scritta nero su bianco” è un “chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesima a dire il vero, che non posso accettare”. Il presidente rivendica la scelta di discutere con l’Unione europea per arrivare a un’automatica ricollocazione, su cui sembra d’accordo il neopresidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e quindi se “vogliamo proteggere i nostri interessi nazionali non possiamo limitarci a esibire posizioni di assoluta intransigenza”. Da un lato Conte annuncia la disponibilità di Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo ad accogliere i migranti della Open Arms, dall’altro la “foga politica e l’ansia di comunicare” hanno spesso indotto Salvini a “operare ‘slabbrature istituzionali’ che a tratti sono diventati veri e propri ‘strappi istituzionali’”. In conclusione, “ormai agli sgoccioli di questa esperienza di governo”, Conte contesta a Salvini la creazione di un cortocircuito che fa prevalere rabbia e disaffezione negli elettori e gli riconosce una futura “lunga carriera politica” che il presidente associa però a una “enorme responsabilità” anziché al potere.

“OSSESSIONE? PER ME È UNA MISSIONE”

Nella conferenza stampa a Castel Volturno, dove ha presieduto il Comitato nazionale per l’ordine pubblico, il ministro dell’Interno ha glissato sulle domande riguardo alle parole travisate di Conte al quale ha inviato una lettera: è stupito dell’accusa di essere ossessionato, dispiaciuto che non gliel’abbia fatta di persona, rivendica lealtà e ribadisce che “con me i porti sono e rimarranno chiusi ai trafficanti e ai loro complici stranieri”, fermezza senza la quale l’Ue “non avrebbe mai mosso un dito”. Ai giornalisti ha detto di essere “felice della mia ossessione” e che si sarebbe aspettato un grazie da Conte. Salvini ha anche diffuso la lettera formale di risposta al presidente del Consiglio ricordando in sostanza che la competenza sulle persone tratte a bordo di una nave spetta allo Stato di bandiera (la Spagna nel caso dell’Open Arms) e che, al momento della ricezione della nota di Conte, l’imbarcazione era a 46 miglia dal limite delle acque italiane. In questo momento sono sei le navi di Ong nel Mediterraneo e, fuor di ipocrisia, tutti sanno che ci sono motivazioni politiche nel chiedere solo all’Italia l’accoglienza. Nel caso specifico, è oggettivo il fatto (evidenziato nella lettera a Conte e nella conferenza stampa) che in due settimane la nave avrebbe potuto facilmente raggiungere la Spagna anziché attendere al largo.

LA SVOLTA OPEN ARMS

Dunque Salvini si vede circondato e reagisce da par suo: alzando i toni dello scontro e raccogliendo ovazioni dai suoi elettori che nei comizi estivi non mostrano dubbi sulla linea del Capitano. E’ vero che le urne più recenti e i sondaggi sono dalla sua parte così come un eventuale prossimo futuro all’opposizione gli consentirebbe di andare a briglia sciolta: però quello che emerge dalla cronaca, e forse anche da qualche malumore leghista, è un Salvini circondato dalla magistratura, da Conte e dal Movimento 5 tenendo da parte il presidente della Repubblica che pure, nel firmare la legge di conversione del decreto sicurezza bis, ha sottolineato “rilevanti perplessità”. Qual è il giusto confine tra un freno all’immigrazione incontrollata e il rispetto di principi fondamentali? Salvini è arrivato al governo per colpa di politiche di eccessiva apertura tanto che quando Marco Minniti ha cominciato a occuparsene si è trovato dentro il Pd i nemici più pericolosi. Il decreto del Tar del Lazio che ha autorizzato l’ingresso nelle acque italiane della Open Arms viene usato come un’arma elettorale dal ministro dell’Interno. Prima del duro scambio con Conte, il titolare del Viminale si era fatto beffe del potere giudiziario (molto spesso criticabile, ma pur sempre tale) domandandosi “perché un giudice italiano possa consentire l’ingresso nelle nostre acque” a una nave spagnola che stazionava in acque maltesi, considerando che lo stesso tribunale aveva deciso in maniera opposta in un recente e analogo caso. La risposta è che comunque a bordo ci sono minori che necessitano di assistenza: il 29 luglio dalla Nave Gregoretti della Guardia costiera furono fatte sbarcare 16 persone “che si sono dichiarate minori”. In tutto ciò, l’invio di navi militari annunciato nel tardo pomeriggio del 14 agosto dal ministro Elisabetta Trenta era un chiaro segnale politico.

LA ROTTURA CON IL MOVIMENTO 5 STELLE

L’isolamento di Salvini è dimostrato dal suo nuovo provvedimento di divieto di ingresso nelle acque italiane per la Open Arms di cui è stata data notizia alle 23.39 del 14 agosto, quando la nave era già entrata. Provvedimento non valido perché non è stato firmato dal ministro Trenta e dal ministro Danilo Toninelli. Il decreto sicurezza bis, infatti, prevede la firma dei tre ministri e la comunicazione al presidente del Consiglio, come avvenne il 1° agosto con il primo divieto. Salvini lo sa bene, ma è utilissimo nei comizi. Significativa è la nota del ministro Trenta nella quale spiega di non aver firmato in seguito alla decisione del Tar e in assenza di nuovi motivi di ordine e sicurezza pubblica. Inoltre, non ottemperare alla decisione del giudice “potrebbe configurare la violazione di norme penali”. Visto che nel nuovo provvedimento di Salvini non si fa neanche cenno ad aiutare le persone più bisognose a bordo della Open Arms, per il ministro Trenta “la politica non può mai perdere l’umanità”.

Dal canto suo Toninelli rileva che emettere un altro provvedimento di divieto “per farselo bocciare dal Tar dopo cinque minuti, esporrebbe la parte seria del Governo, che non è quella che ha tradito il contratto, al ridicolo”. Cortesie tra (ex) alleati. In sostanza, il ministro delle Infrastrutture propone una mediazione: accogliamo i 147 a bordo della Open Arms, tuteliamo i 31 minori, ripartiamoli con altre nazioni a cominciare dalla Spagna. Ma da questo orecchio Salvini non ci sente e nella lettera a Conte ipotizza iniziative dello stesso presidente del Consiglio, se in disaccordo con lui. Non si può escludere neanche l’intervento della magistratura ordinaria.

LE CONSEGUENZE POLITICHE

Salvini ha replicato Difesa sostenendo che “umanità significa investire seriamente in Africa e non aprire i porti italiani” e ha rilanciato la personale campagna elettorale scrivendo su Facebook che “sul divieto di sbarco alla Open Arms siamo soli contro tutti. Contro Ong, tribunali, Europa e ministri impauriti. E col Pd al governo, immigrazione di massa e Ius soli tornerebbero realtà”. Su quest’ultimo punto il ministro ha ragione: se nascesse una nuova maggioranza convinta della solidarietà a prescindere, la Lega farebbe davvero il botto di voti.

L’irritazione del presidente Conte, ormai pubblica, fa prevedere una relazione molto dura il 20 agosto. Nello stesso tempo, la posizione grillina su questo caso di immigrazione è opposta rispetto a quanto fatto finora d’intesa con il ministro dell’Interno, è in linea con il Partito democratico e annulla ogni ipotetica possibilità di trovare la quadra tra Salvini e Luigi Di Maio per andare avanti (anche se il cellulare di Salvini è sempre acceso…). Senza fare pronostici sulla data del voto, desiderato per ottobre, il ministro dell’Interno nella conferenza stampa per due volte ha dato appuntamento al prossimo anno per un altro bilancio del Viminale: possibile che, nel caso di probabile vittoria del centrodestra, preferirebbe restare lì anziché a Palazzo Chigi?



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