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Economia e sicurezza. Oltre 500 poltrone. Il potere in palio alle elezioni

Il piatto è di quelli ricchi. Qualunque governo uscirà dalle urne di ottobre dovrà gestire un flusso di potere importante: i consigli di amministrazione di alcune delle principali società partecipate dallo Stato, molte delle quali quotate e strategiche per l’economia del Paese. Si tratta di circa 500 poltrone tra consigli e altri incarichi, senza considerare che tra le 40 società ad alta partecipazione azionaria che compongono il listino principale di Borsa, quasi un quarto è a controllo pubblico e che da solo somma circa 160 miliardi di capitalizzazione. In più ci saranno da decidere delicati avvicendamenti ai vertici della sicurezza nazionale. Senza considerare che il nuovo parlamento sarà chiamato con ogni probabilità ad eleggere il successore di Sergio Mattarella. Il mandato dell’attuale Capo dello Stato scade nel 2022 e se non ci saranno nuove elezioni anzitempo, sarà proprio il prossimo parlamento a scegliere il nuovo inquilino del Colle.

IL RISIKO DELLA PARTECIPATE

Nel 2020 scadrà per esempio i board di Eni, la principale società italiana per capitalizzazione di Borsa. Gli attuali vertici, il ceo Claudio Descalzi ed Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria, sono stati infatti riconfermati nel 2017 dall’allora governo Gentiloni. Sempre il prossimo anno ci saranno altri due rinnovi importanti. Quello relativo a Poste Italiane, attualmente guidata dall’ex ceo di Terna, Matteo Del Fante e Leonardo, affidata ad Alessandro Profumo ex ceo di Unicredit e presidente del Monte dei Paschi. Non è finita. Nel 2020 toccherà anche all’Enel, oggi affidata alle cure del ceo Francesco Starace mentre a marzo del prossimo anno, in occasione dell’approvazione dei risultati 2019 scadrà il board di Terna, oggi guidata dall’ad Luigi Ferraris, ex cfo di Poste. Stesso schema per Enav, l’ente per l’aviazione civile affidato a Roberta Neri e che proprio pochi giorni fa ha approvato la relazione semestrale, in cui spicca un utile netto superiore ai 34 milioni di euro. Ancora, Mps. Tra il 2020 e il 2021 il Tesoro, oggi azionista al 68% dopo il salvataggio del 2017, dovrà restituire la banca al mercato ed uscire dal capitale con possibili movimenti sul management.

Ancora, tra le partite che il nuovo esecutivo dovrà gestire ci saranno anche due consociate Rai, controllata dal Tesoro, come Rai Cinema e Rai Way e Invitalia. Sempre nel 2020 scadrà il vertice del Gse, il Gestore dei servizi, società del ministero dell’Economia e delle Finanze che ricopre un ruolo centrale nella promozione e nel monitoraggio dello sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica in Italia. Attualmente il presidente è Francesco Vetrò, già a capo del Comitato di gestione della Cassa per il settore elettrico, mentre ad è stato nominato Roberto Moneta. A fine del prossimo anno andrà in scadenza uno dei vertici più importanti, quello di Anas, oggi guidata dal tandem Claudio Andrea Gemme e Massimo Simonini (i manager però resteranno in carica fino all’assemblea che approverà il bilancio 2020). A sua volta la nuova Anas,  dovrà procedere al rinnovo di otto consociate, tra cui Autostrade del Lazio e Concessioni venete

LA SICUREZZA E LE FORZE ARMATE

L’altra grande partita riguarda i vertici della nostra sicurezza. Nel gennaio 2021 scadrà il mandato dell’attuale comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri mentre poco prima bisognerà nominare i vertici dell’Aisi, l’Agenzia per l’informazione e la sicurezza della Repubblica, oggi diretta dal Prefetto Mario Parente. Il prossimo governo dovrà poi occuparsi della nomina del sostituto di Enrico Savio, numero 2 del Dis, recentemente passato a Leonardo, anche se forse sarà necessario indicarlo prima delle elezioni di ottobre. Inoltre andrà in pensione il vice-direttore Aisi Valerio Blengini mentre il vice-direttore dell’Aise Giuseppe Caputo andrà ad occupare una posizione di rilievo per la sicurezza di una importante banca italiana. C’è poi la possibilità che i vice-direttori del Dis, il generale Carmine Masiello ed il professor Roberto Baldoni (capo della Cyber), possano andare a ricoprire altri ruoli.

Lo stesso dg del Dis il prefetto Gennaro Vecchione ha un mandato di due anni e quindi il nuovo governo si troverebbe a decidere l’eventuale sostituto. Il vertice della polizia non ha una scadenza precisa ma non c’è dubbio che la tentazione di un ricambio generale nel comparto sicurezza potrebbe esserci con una nuova compagine di governo. Nel 2021 poi ci sarà la scadenza naturale anche del mandato del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ezio Vecciarelli. Sempre in quell’anno scadranno Salvatore Farina, capo di Stato maggiore dell’Esercito, Alberto Rosso, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e Nicolò Falsaperna, segretario generale della Difesa.

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