Mentre in Italia si fa i conti con la crisi di governo, in Europa si avvicinano le scadenze per la nomina della Commissione europea. 28 Commissari per 28 Paesi, ma l’Italia ancora non ha scelto quale uomo mandare a Bruxelles, anche a causa delle liti tra le due forze di governo, Movimento 5 Stelle e Lega, arrivate al punto di rottura lo scorso 8 agosto. Ma quali sono i nomi più probabili e può un governo dimissionario indicare un Commissario che durerà in carica per cinque anni? Formiche.net ne ha parlato con Roberto Sommella, giornalista e scrittore, presidente della Nuova Europa, raggiunto telefonicamente a Ventotene, isola del Manifesto, dove ha incontrato insieme ad altri amici la figlia di Eugenio Colorni, Renata.
Sono in ballo le nomine dei commissari europei, mentre l’Italia affronta la crisi. Che speranze ci sono, in questo contesto, che possa ottenere un incarico di rilievo come il commissario alla concorrenza?
La speranza può esserci ancora ma effettivamente il caos politico che ha travolto tutti i partiti e che imbarazza il Quirinale è destinato a riverberarsi per settimane, dalla legge di bilancio alle crisi aziendali, passando per tutte le prossime scelte. Dunque anche l’indicazione del Commissario europeo rientra in questa bussola impazzita. C’è da ricordare però una cosa: il commissario europeo, alla Concorrenza come a qualsiasi altro portafoglio, applica la normativa comunitaria e diventa di fatto un membro del governo di Bruxelles. Inutile illudersi che possa fare favoritismi, come non li ha fatti Draghi in Bce. È solo una questione di prestigio internazionale avere un commissario di peso.
La scadenza per la nomina è il 26 agosto: come può un governo che potrebbe essere sfiduciato nominare il suo rappresentante in Europa? Che problemi aprirebbe questo scenario?
La data è vicinissima e tra l’altro siamo tra gli ultimi paesi a dover indicare ancora il Commissario. Non credo ci siano precedenti, ma comunque vada a finire questa crisi di governo, anche un esecutivo dimissionario potrà indicare il commissario – di concerto con le altre forze politiche e guidato dalla salda mano del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – perché resterà in carica per gli affari correnti. Altrimenti, con un altro esecutivo, si dovrà correre e chiedere a Bruxelles più tempo.
Ci sono le condizioni per il sì europeo a un commissario di stampo leghista?
La Lega è isolata nelle istituzioni europee perché è stata la testa di ponte di un sovranismo che alla fine è stato sconfitto alle elezioni. È difficile, ma tutto dipende dalla persona che verrà indicata, quindi se il Carroccio contribuirà a scegliere una persona valida anche col suo assenso, non ci saranno problemi. Il commissario indicato deve sottoporsi poi in commissione ad un vero e proprio esame, anche di lingua, dunque conta la preparazione e non il colore politico. Rappresenta il paese non un partito.
Sempre restando nell’ambito dello scenario, si è fatto il nome di Giuseppe Conte. Un commissario che potrebbe piacere all’Europa? Ipotesi tecnicamente possibile?
Anche qui siamo in un caso inedito: se il suo esecutivo resta in carica per gli affari correnti anche solo qualche giorno come può esprimere il premier che lo guida nelle vesti di commissario? Diverso è il caso se nascerà un governo di tregua, con anche il Pd che vi partecipa insieme al Movimento Cinquestelle, in quel frangente sarebbe possibile, con un Presidente del Consiglio diverso. Forse questo è l’evento più probabile, ma alla fine, non so quando, lo sbocco di questa crisi saranno le elezioni.
Nei palazzi romani circola con insistenza il nome di Draghi, sia come possibile premier che come commissario europeo. Quando lascerà esattamente l’Eurotower? Cosa potrebbe esserci nel suo futuro a breve?
Se Mario Draghi sarà in un prossimo futuro premier, significa che saremo in una situazione molto difficile per chiunque. L’Italia è un grande paese e non può permettersi di restare senza guida per mesi. Ma in questa evenienza l’obiettivo finale di un tale esecutivo, pur autorevole, saranno le urne. Come Commissario lo considererei un po’ sprecato perché sarebbe stato un ottimo Presidente di Commissione. Draghi è il più bravo ed è un grande europeo, ma dipende da lui e se davvero penseranno alla sua figura come accadde per Carlo Azeglio Ciampi.
Quanto rischia l’Italia con questo ritardo nella nomina del commissario? Un sempre maggiore isolamento?
Non credo, l’importante è uscire bene dalle secche di questa crisi tra il drammatico e il grottesco, senza ammaccature. Ce la faremo, grazie agli italiani, ma la sfida è grande per tutti i partiti perché c’è una carenza di leadership.