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Il Pd fa sul serio. E Conte, fra Trump e Ursula, incassa la simpatia renziana…

Nonostante il forte rumore di fondo di dichiarazioni e cinguettii, la sintesi della giornata politica potrebbe essere riassunta con la formula: “eppur si muove”. A mostrare tutta la sua buona volontà è in particolare il Pd che questo pomeriggio si è riunito – secondo quanto riferito da uno dei partecipanti – per fare il punto della situazione all’indomani dell’incontro tra Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. Al vertice che si è concluso nel tardo pomeriggio in una casa del centro di Roma hanno partecipato gli esponenti della mozione della maggioranza interna Dem: Paolo Gentiloni, Dario Franceschini, Marco Minniti, Paola De Micheli, Andrea Orlando, Maurizio Martina, Piero Fassino e Gianni Cuperlo. Una direzione del Pd potrebbe essere convocata per martedì 27, nel pomeriggio. In quella sede si farà il punto definitivo sulla trattativa con M5s, in vista delle consultazioni, che dovrebbero vedere impegnato il Pd al Colle il giorno successivo. In una nota a firma del coordinatore della segreteria Pd Andrea Martella si legge inoltre che domani alle 15 si riuniranno “i sei tavoli di lavoro per il programma sui dossier da portare al confronto con il M5S”. Renzi resta convitato di pietra e se Zingaretti fa di tutto per non coinvolgerlo a lui, l’ex segretario tornato in auge, basta un cinguettio. “Salvini ha chiesto PIENI POTERI ma rispetto a 15 giorni fa adesso è anche in un angolo, quasi ko. Mi auguro che adesso prevalga la responsabilità. E che si pensi all’Italia, non all’interesse dei singoli”. Stilettata ad uso interno. Nonostante le diatribe interne, il messaggio è comunque chiaro: il partito democratico fa sul serio, crede nell’intesa.

Nel Movimento 5 Stelle, per quanto dilaniato da lotte interne tra chi lavora per una trattativa con il Pd per la formazione di un governo insieme e chi preferirebbe tornare al forno del Carroccio, si sta ragionando all’ipotesi di un voto Rousseau su accordo M5S-Pd, anche se non è chiara la tempistica, cioè se prima o dopo l’eventuale incarico da parte del Quirinale. Anche fra i grillini qualcosa si muove ma è davvero di difficile decodificazione.

Salvini per parte sua incredibilmente insiste per l’accordo con gli (ex?) alleati pentastellati. Per il Capitano non è detta l’ultima parola e nel pomeriggio ha incontrato nella sua abitazione romana il ministro e fidato collaboratore Lorenzo Fontana. All’uscita l’esponente leghista ha incontrato i giornalisti. C’è una speranza nella trattativa col Movimento 5 stelle per proseguire al governo insieme? “Penso proprio di sì, però non me ne sto occupando io”, ha detto il ministro Lorenzo Fontana ai cronisti al suo arrivo a casa di Salvini. L’apertura di Di Battista? “Vuol dire che ha riflettuto e evidentemente ci sono compagni di strada peggiori…”. È un segnale politico? “Senz’altro, ora vedremo cosa accade. Non dipende ovviamente solo da noi”, sottolinea Fontana. La Lega sarebbe disponibile per un nuovo governo con M5S e Conte premier? “Dovrebbe chiarirsi con Salvini quantomeno ma parliamo di una cosa che e’ molto di là da venire”, ha risposto il ministro leghista. La Lega insomma punta su Dibba, e Di Maio (non certo su Conte).

Il presidente del Consiglio (per gli affari correnti) c’è e Salvini fa bene a temerlo. Da Biarritz, sulla costa occidentale francese, Giuseppe Conte arriva al (suo ultimo?) G7 con Trump e Ursula. E qui parla, mostrando un olimpionico distacco ed un carattere politico non trascurabile. Spiega che lui immagina un progetto riformatore e si chiama fuori dal toto-premier (“i nomi sono secondari”) ed invita i leader dei partiti a “lavorare intensamente, e bene”. Infine, mette la parola fine all’esperienza con la Lega: “Per me è una stagione politica chiusa e non si potrà riaprire più per quanto mi riguarda”. In tempo reale la risposta del capogruppo Pd al Senato ed esponente di punta della corrente renziana Andrea Marcucci: “Le parole di Conte aiutano a fare chiarezza. Bene che l’esperienza con la Lega sia finita e non ripetibile. Accolgo il suo invito a lavorare ad un progetto riformatore e a non fermarsi sui nomi”. E che il premier uscente non dispiaccia ai renziani (e non solo) trova conferma nelle parole di Maria Elena Boschi che ha ricordato come sull’eventuale Conte bis deciderà Zingaretti. Toccherà a lui superare o meno il veto. Conte c’è e l’asse con Renzi forse non lo aiuta troppo ma certo non è banale.

Tutto è in movimento e domani è un altro giorno. La saga continua. Stay tuned!


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