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La rivincita. Così Renzi e Berlusconi possono incastrare Salvini. Parla D’Onofrio

È politica, bellezza. Aprendo ai Cinque Stelle per un governo di scopo che mandi in fumo i piani della Lega Matteo Renzi ha spiazzato tutti. Quasi tutti. Francesco D’Onofrio, Dc fedelissimo di Cossiga ed ex ministro dell’Istruzione, si toglie il cappello. L’ex premier di Rignano sull’Arno ha dimostrato di avere un fiuto politico fuori dalla norma, dice a Formiche.net. Ora la palla è nel campo di Silvio Berlusconi. Un calcio di rigore, e la partita è chiusa.

D’Onofrio, Cinque Stelle e Renzi d’amore e d’accordo. Sorpreso?

Niente affatto. Renzi ha dimostrato di avere un’intelligenza politica superiore alla media.

Sì, ma il segretario del Pd è Nicola Zingaretti, e Renzi non controlla tutti i dem.

Questo è un problema molto delicato. Ne ha parlato con grande lucidità Enrico Letta, mettendo da parte vecchi rancori. Le prossime ore ci diranno cosa pensa il Pd di alcune questioni di fondo. Come il rapporto destra-sinistra, o quello con l’Europa.

Cioè?

La mossa di Renzi ha rimesso in ordine le categorie. Ora in Parlamento ci sono due fronti ben distinti, come pochi giorni fa sul Tav, ma a parti invertite. Europeisti da un lato, sovranisti ed euroscettici dall’altro, è la stessa linea che ha diviso gli schieramenti per il voto di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Questa è la vera partita.

Che adesso si gioca in conferenza capigruppo. Dove serve un voto a maggioranza per cambiare il calendario.

La soluzione è dietro l’angolo. M5S, Pd e Fi devono anticipare il voto della mozione di sfiducia contro Salvini rispetto a quella leghista contro Conte. Così facendo allungheranno i tempi, e sfiduceranno non solo il ministro ma anche il politico e quel che rappresenta. Salvini doveva presentare prima la mozione di sfiducia al premier, ha indugiato troppo.

Come fanno a fermare Salvini?

Semplice. Non c’è neanche bisogno di stare alla tabella di marcia di Renzi. Basta calendarizzare la mozione di sfiducia a Salvini dopo Ferragosto, rimandando in là quella su Conte, e il leghista perde la partita. Gli mandano all’aria i piani prima ancora del voto sul ddl “Taglia poltrone”.

Su quel provvedimento può nascere una nuova maggioranza?

Il provvedimento in sé è quanto di più demagogico ci sia. Escludo possa nascere un governo tecnico. Immagino invece un governo di scopo, magari con una personalità di garanzia e prestigio come Mario Draghi, che scriva la legge di stabilità, risolva le questioni in sospeso con l’Ue e porti alle urne a marzo.

Scenario: Salvini grida all’inciucio Renzi-M5S e alle prossime elezioni fa all-in.

Sarebbe senz’altro realistico, se non fosse che anche questa mina può essere disinnescata. Se una parte consistente di Fi dà l’ok al governo di scopo nessuno può gridare all’inciucio.

La palla è nel campo di Berlusconi. Come si muoverà?

Darà il suo avallo a un governo di scopo di impronta europeista. In fondo è l’unico che può farlo in modo coerente. Fa parte del Ppe, proprio come la von der Leyen, che ha sempre sostenuto.

Fi ancora determinante?

È ormai un partito numericamente ridotto, che però può ancora cambiare gli equilibri. Un po’ come il Partito repubblicano faceva con la Dc. Berlusconi e Renzi, i due grandi sconfitti delle scorse elezioni politiche, si rivelano due intelligenze politiche nettamente superiori a Lega e Cinque Stelle.

Salvini ha sottovalutato i rischi?

La rottura di Salvini non mi è sembrata una mossa sprovveduta. Ha cercato l’occasione per completare la trasformazione dell’ex Lega Nord bossiana nella Lega nazional-popolare. Ma ha fatto male i piani, perché non ha tenuto in conto i presidenti delle Camere, il Quirinale, la Commissione Ue.

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