Quando l’aula del Senato ha fissato la data della informativa del presidente del Consiglio si è dimostrata preveggente. Dal 14 al 20 agosto i comportamenti istituzionali e politici hanno effettivamente mostrato cambiamenti di ragioni e sbocchi istituzionali nuovi e inimmaginabili poche ora prima.
Proprio ieri, quando è esploso uno scontro tra primo ministro e ministro dell’Interno non su una questione marginale, ma sul rapporto tra il governo e il tribunale amministrativo del Lazio, alcuni giornali hanno intravisto un “ripensamento” di Salvini e posto in campo un altro scenario, cioè un recupero del governo di contratto.
D’altra parte Salvini al Senato ha già ipotizzato un nuovo scambio tra taglio dei parlamentari (concepito come riduzione di spesa pubblica e non cambiamento della massima istituzione della democrazia rappresentativa) ed elezioni anticipate. Così facendo non ha proposto un’intesa istituzionale ma un esclusivo baratto politico tra due gruppi parlamentari che hanno posto la questione tra le materie di scambio.
Una proposta politica? Un “ripensamento” frutto di debolezza? Le dichiarazioni dei Cinque stelle non mostrano dubbi sul mutare dello scenario. Le elezioni non nascono più dal mutato peso politico elettorale dei due schieramenti, per cui il governo non rappresenta più il Paese. Non è un sondaggio!
Accanto a questa novità restano però sul tavolo due opzioni fondamentali: governo politico con una chiara maggioranza di legislatura in grado di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica ed elezioni immediate.
Ora cosa può dire Conte? Tutto è sfuggito dalle sue mani e il capo dello Stato deve constatare con i diretti interessati quale siano le ragioni della crisi e alla luce delle ultime ore chiedere un voto di fiducia del Parlamento proprio su questo governo. A questo punto i gruppi parlamentari potrebbero chiedere, sulla base di chiari contenuti, di verificare l’esistenza di una alternativa politica. Non sarebbe un tradimento del volere popolare perché le ultime elezioni politiche non hanno indicato alcuna maggioranza. È stato il Parlamento a scegliere.
Ma se tutto resta così confuso non rimane che tornare alle elezioni, cioè quello che occorreva fare l’anno scorso. La politica non è alchimia, ma scelta che una democrazia rappresentativa deve compiere in modo trasparente.