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E se Salvini avesse previsto tutto? La versione del prof. Gervasoni

Mai sottovalutare Matteo Salvini. Marco Gervasoni, politologo e saggista, docente di storia comparata dei sistemi politici alla Luiss, mette in guardia da letture troppo frettolose sulla crisi gialloverde. Il leader della Lega ha commesso i suoi errori, ma non è uno sprovveduto. E forse aveva già fiutato da tempo l’accordo fra Pd e Movimento Cinque Stelle.

Professore, l’impressione è che Salvini abbia fatto il passo più lungo della gamba.

Inizialmente anche io ho pensato che le tempistiche non fossero felici. Poi stamattina ho letto un’intervista di Romano Prodi che stende un programma dettagliato per un governo Pd-M5s. E mi è venuto un dubbio…

Quale?

Non escludo che questo disegno sia già stato abbozzato da tempo. E che Salvini abbia rotto ad agosto per prendere in contropiede i grillini, spiazzando loro, i dem e perfino i suoi dirigenti di partito. Con l’occasione ha anche evitato di mettere la firma su una legge di bilancio che gli avrebbe fatto perdere la faccia.

Quindi tutto calcolato?

Un errore sicuramente lo ha commesso. Sopravvalutare l’unità del Pd. Credeva di avere il sostegno di Nicola Zingaretti, ma il segretario non tiene i gruppi né tantomeno il partito. Perfino una personalità forte come Matteo Renzi non ci riusciva.

E allora i dubbi di questi giorni? I passi indietro, le aperture?

Mi sembrano già finiti. Tornare indietro sarebbe un suicidio politico per Salvini. Non solo per il danno d’immagine. Avrebbe una possibilità di movimento molto limitata e nessuna garanzia che i Cinque Stelle non trovino un pretesto per rompere da una posizione di forza più in là.

Sul caso Open Arms il passo indietro c’è già stato.

Vero. Ma valuterei l’ipotesi che lo stia facendo per instillare confusione fra Pd e Cinque Stelle in queste ore cruciali di negoziati.

Per questo non ha ancora fatto dimettere i suoi ministri?

Ritirarsi sull’Aventino avrebbe solo compattato i suoi avversari. E invece a dispetto delle apparenze oggi dei tre “eserciti” in guerra quello leghista è il più unito.

La trattativa grillodem andrà in porto?

Gli ostacoli sono tantissimi. Ha ragione Massimo D’Alema quando dice che i Cinque Stelle sono nati come costola della sinistra. Ma è anche vero che sono nati come sua nemesi, e che prima di Renzi hanno fatto la guerra a Prodi e Bersani.

E il Pd?

Una maionese impazzita. Renzi parla di governo istituzionale. Tradotto: ministri tecnici, breve durata, partecipazione di Forza Italia. Non a caso l’ex premier ha concesso una lunga intervista al Giornale. Prodi invece parla di un accordo politico e di legislatura. Sono due narrazioni inconciliabili.

Qual è la più probabile?

Direi la seconda. Non riesco a immaginarmi un governo di scopo dove convivano Grillo e il Caimano. Peraltro Mattarella ha fatto capire di non volere governicchi per evitare le elezioni.

Quindi un accordo si trova. Su cosa?

Ammesso che nasca, e non ne sarei così sicuro, sarà un governo di sinistra, con un programma di sinistra. Certo, la maggioranza risicata al Senato non garantisce sonni tranquilli, se è vero che fra i senatori grillini c’è una fronda più filo-salviniana.

La tregua non durerà?

Oggi il renziano Andrea Romano ha fatto un paragone infelice che rende l’idea. L’accordo M5s-Pd gli riporta alla mente gli accordi di Camp David fra israeliani e palestinesi. Sappiamo come è finita in quell’occasione. Se questi sono i presupposti…



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