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Gli errori di Matteo S e il faro del bene comune. Il commento di Reina

La politica martedì ci ha regalato un’ennesima giornata di giochi circensi. Lungi dal mancare di rispetto ai protagonisti della vita pubblica, ma le cose viste e sentite nell’ultima settimana hanno del paradossale davvero. Lo sconcerto, di cui si sussurra, di alte cariche dello Stato ne è la dimostrazione evidente. Il percorso della politica italiana, dopo che Salvini ha staccato la spina al governo, sarà necessariamente complesso e complicato, se non altro per le varie sgrammaticature che lo hanno caratterizzato fino a ieri. A prescindere dai torti e dalle ragioni, emergono nette l’incoerenza e le contraddizioni degli attori in campo. La seduta a Palazzo Madama di martedì ha fotografato una immagine impietosa, dove un Matteo Salvini, forse un po’ spavaldo, ma nervosissimo, recatosi per suonarle al M5S e al presidente Giuseppe Conte, è rimasto suonato in modo doloroso. Infatti, la richiesta perentoria di discutere ieri la mozione di sfiducia presentata dalla Lega Nord Salvini contro il capo del governo, in modo da accorciare al massimo i tempi per andare al voto (?), non è stata approvata dalla maggioranza dei senatori. Pd, M5S, LeU e Gruppo Misto hanno votato contro il documento leghista.

Salvini, come la gatta, per andare di fretta fece gattini cecati. Si è dimostrato politico sprovveduto, dal respiro corto, incapace di scrutare la realtà che gli sta innanzi, ammalato purtroppo di tatticismo e privo di strategia. Un leader azzoppato insomma, bravo a fare propaganda, ma non a esercitare una equilibrata azione di governo. Un vero capo politico, dopo aver dichiarato ripetutamente che il vecchio centrodestra capeggiato da Berlusconi era morto e seppellito, non può correre da lui in tutta fretta e dalla Meloni per chiedere di presentarsi insieme con una sola lista alle prossime politiche. Ed è la riprova che vedendo concrete difficoltà per la vittoria, invoca l’aiuto di vecchi alleati, i quali pare stiano valutando con attenzione la situazione, per fargli sapere che tipo di alleanza è possibile, se è possibile. Si sono comunque già dichiarati contro la lista unica: la paura di essere cannibalizzati da Salvini è reale.

La domanda però si pone: per fare cosa? L’impostazione di politica europea di Forza Italia, parte integrante del Partito Popolare Europeo, e quella di Lega e Fratelli d’Italia iscritti a raggruppamenti di estrema destra divergono in modo netto, perché quest’ultimi sono contro le politiche dell’Ue e l’attuale presidente della Commissione eletta dal Parlamento europeo.

Il dato che di più sconcerta è la facilità con cui Salvini cambia copione e maschera. Ieri era antimeridionale e oggi non lo è più; strepitava contro il M5S e poi, da posizioni opposte, hanno costituito un governo insieme; era per i riti religiosi celtici e per l’adorazione delle ampolle con acqua padana e oggi ostenta il Rosario e i Vangeli; era contro il taglio dei parlamentari e oggi vuole votare la legge proposta dal M5S su tale materia.

Un esponete politico che cambia facilmente posizione per habitus non può ritenersi affidabile. Sarà forse stata la eccessiva passione per la prima esperienza di governo a fargli commettere errori macroscopici, che purtroppo però hanno ferito, inficiato regole consolidate e percorsi istituzionali. È necessario ricomporre il quadro della politica, abbandonando la scorciatoia dell’apparire e ripristinando in forme serie e sobrie la virtù dell’essere rappresentante del popolo, capace di svolgere una reale azione di governo, per ricercare il bene comune. Salvini ne tenga conto, può darsi che eviterà in futuro errori e intemperanze.

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