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Serbia incompatibile con la Ue? Le armi di Mosca e le proteste Nato

Un ruolo ibrido che non consente di far ingresso nel club dell’Ue. È la posizione espressa dal vice presidente esecutivo del Consiglio atlantico della Nato, Damon Wilson, a proposito della Serbia che da un lato vorrebbe far parte dell’Ue ma dall’altro annuncia veicoli corazzati, 4 elicotteri Mi-35 e 3 Mi-17. Tutti di fabbricazione russa. Dopo Ankara (con la questione degli S-400) anche Belgrado si confronta con un ruolo sui generis.

QUI BELGRADO

Wilson parte dal teorema che bussare alla porta di Bruxelles ma poi accettare armamenti da Mosca sono due azioni “incompatibili”. E lo ha detto apertamente al governo serbo dalle colonne de Voice of America: “Un paese che va verso l’Ue non prende armamenti da Mosca, non è compatibile. Il cammino della Serbia verso l’Ue passa per la normalizzazione dei rapporti con il Kosovo, non attraverso gli armamenti russi, non attraverso le armi di Mosca. Fino a che il Kosovo resterà una questione aperta vedremo tentativi russi e giochi serbi, tutto attraverso dei rapporti controversi”.

ARMAMENTI

Secondo la Nato dal territorio serbo sono transitate le più grandi esercitazioni civili nelle situazioni d’emergenza, un passaggio che ha permesso alla Nato e ai suoi partner di essere pronti in caso di emergenze e “catastrofi naturali, come ad esempio le alluvioni e gli incendi boschivi”. Parole giunte dopo i quesiti sorti a seguito della donazione russa alla Serbia di veicoli corazzati, forniture che invece dalla Romania sono state bloccate. Da Bucarest inoltre il governo ha confermato lo stop ad una nave cargo militare russa che era diretta verso la Serbia attraverso il Danubio, e ciò in virtù delle sanzioni applicate contro Mosca nell’ambito del caso Crimea.

QUI BUCAREST

Secondo il ministero degli Esteri romeno in quella circostanza non era stato possibile rilasciare un permesso di transito proprio a causa dell’embargo europeo risalente al 2014, e limitandosi a questa giustificazione senza entrare ulteriormente nel merito. A stretto giro ci aveva pensato Mosca ad aggiungere particolari: i veicoli corazzati non erano transitati dal Danubio, aggiungendo che la consegna era rientrata nell’alveo delle norme del diritto internazionale.

Un altro particolare arriva dal ministero della difesa russo, secondo cui la notizia del passaggio dal Danubio “è falsa”. L’occasione era la cerimonia svoltasi lo scorso 29 luglio a Nis per la presentazione di 10 veicoli corazzati russi. Erano presenti il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, i vertici dello Stato maggiore serbo, il ministro serbo della Difesa, Aleksandar Vulin, e l’ambasciatore russo a Belgrado, Aleksander Botsan-Kharchenko.

DANUBIO

Secondo il presidente Vucic “questa non è la fine” della cooperazione tecnico-militare fra Belgrado e Mosca, aggiungendo che entro quattro mesi altri dieci veicoli russi giungeranno in Serbia, tra cui 4 elicotteri Mi-35 e 3 Mi-17. Dopo l’annuncio, il grazie a Mosca: “Ancora una volta grazie per questo sostegno militare che ci offrite. L’ottenimento di nuovi veicoli fa parte dell’accordo che abbiamo il presidente Putin e io. Abbiamo ottenuto un veicolo che può sparare persino in movimento e che va in acqua. Si tratta di un veicolo straordinario che abbiamo ricevuto come regalo dal presidente Putin, dunque lo abbiamo ottenuto gratis. Come e dove sono arrivati è affar nostro”.

SCENARI

Se da un lato è pur vero che i veicoli rientrano nella donazione della Russia in virtù dell’accordo in vigore fra Belgrado e Mosca, dall’altro il caso serbo si somma a quello analogo turco. Ankara infatti è uscita dal programma degli F-35 e dalle trattative di ingresso nell’Ue proprio perché ha ordinato e ricevuto il sistema di missili S-400 da Mosca. Un passaggio che ha provocato la reazione di Washington e Bruxelles, con anche le sanzioni dell’Ue sugli investimenti della Bei.

twitter@FDepalo

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