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Embargo totale sul Venezuela. L’ultima mossa di Trump per sfiancare Maduro

“Embargo totale”, gli Stati Uniti schiacciano il pedale dell’acceleratore contro il regime di Maduro e impongono una restrizione completa alle attività del governo di Caracas e all’economia venezuelana. Una decisione forte e rischiosa, che si allinea sul solco della volontà di sostenere l’autoproclamato presidente Juan Guaidó, ex speaker dell’Assemblea legislativa che a gennaio s’è lanciato alla guida delle opposizioni al dittatore Nicolas Maduro e ha provato l’all-in intestandosi parte del Paese. Operazione che ha raccolto fin da subito l’appoggio ufficiale statunitense, seguito da quello dell’intero blocco occidentale, Unione europea in testa (se si escludono l’Italia, Cipro e la Slovacchia).

L’annuncio della nuova restrizione è stato dato direttamente dal presidente Donald Trump, che ha spiegato che un nuovo sistema sanzionatorio congelerà completamente le attività del governo – se non espressamente esentate caso per caso (le esenzioni comprendono le attività ufficiali e le transazioni collegate alla fornitura di aiuti umanitari). L’ordine esecutivo con cui le misure diventano operative è il primo del genere negli ultimi trent’anni a mettere un Paese dell’emisfero occidentale in una condizione assimilabile a quella dei cosiddetti Stati paria, coloro che Washington considera o ha considerato in questo periodo di tempo nemici (Corea del Nord, Iran, Siria e Cuba).

In una lettera inviata al Congresso, dove la posizione della Casa Bianca è recepita da entrambi gli schieramenti, Trump ha scritto che “è necessario bloccare la proprietà del governo del Venezuela alla luce della continua usurpazione del potere da parte del regime illegittimo di Nicolas Maduro, nonché le violazioni dei diritti umani da parte del regime, gli arresti arbitrari e la detenzione di cittadini venezuelani, la riduzione della libertà di stampa e i continui tentativi di indebolire il presidente ad interim del Venezuela Juan Guaido e l’Assemblea nazionale venezuelana eletta democraticamente”.

Le sanzioni sono tutt’altro che una novità: il Venezuela è già colpito con misure durissime nel settore petrolifero, dove la statale Petróleos de Venezuela SA è sanzionata, così come sotto sanzioni è stata messa la Banca centrale. Stessa sorte è toccata a un centinaio di gerarchi del regime chavista e varie entità collegate al potere di Maduro. Ora l’embargo totale è la misura definitiva, che da diverso tempo era in discussione, sebbene abbia due grosse problematiche: la Russia e la Cina. I due Paesi, alleati, sono gli elementi che mantengono in vita il regime venezuelano, permettendo al Paese una copertura politico-diplomatica e anche velatamente militare, nonché di preservare una parte degli scambi economici che danno ossigeno a Caracas.

Poi c’è il rischio della mossa Usa: innescare un boomerang. L’economia del Venezuela è sfiancata da anni di pessima gestione e corruzione, processi avallati dai regimi che hanno governato il Paese. La popolazione è ridotta alla fame, e il rischio è che Maduro – che nel Paese ha il completo controllo dei media e dei sistemi di comunicazione – riesca a rovesciare il campo con la propaganda. Ossia, incolpando gli Stati Uniti di aver prodotto il deterioramento del sistema-Paese venezuelano. La reazione della gente (sommersa dalle difficoltà) potrebbe dunque essere un maggiore appoggio al regime, sull’onda narrativa del dittatore. Il peso della gestione di questo spetterà anche a Guaidó, che ha già provato per tre volte a rovesciare il trono maduregno senza risultati, perché non ha trovato il completo appoggio tra i militari.

 

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