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Italia viva? Renzi ha fatto centro. Ora la sfida è fra i due Mattei. Parla Minzolini

Attenti a quei due. Matteo Renzi e Matteo Salvini si sono ripresi la scena. Si cercano, provocano e sfidano a vicenda in uno stallo messicano degno di Sergio Leone. Il nuovo campo di battaglia è la riforma elettorale. Gli altri rischiano di rimanere a guardare, spiega a Formiche.net Augusto Minzolini, già direttore del Tg1, oggi firma de Il Giornale. Chi non riesce ad abbandonare vecchi schemi e formule della politica “finirà travolto” dalla guerra fra i due Mattei.

Minzolini, Italia viva diventa un partito vero e proprio?

Questo è sicuro. Quando cominci un’operazione del genere non puoi fermarti a metà del guado.

Renzi ha sbagliato le tempistiche?

Non poteva farlo dopo. È stata una scelta coerente con le sue ultime mosse. Prima ha evitato le elezioni, poi ha aperto al proporzionale, ora la scissione. È lo stesso schema seguito da Salvini a parti inverse. Il leghista ha tentato di far saltare tutto per prendere il banco e ora ha lanciato la battaglia per il maggioritario perché vuole far mettere le radici al sovranismo nel Paese.

La sfida ora è fra i due Mattei?

Si sono scelti a vicenda come avversari reciproci. Sono le due opzioni alternative dell’orizzonte politico. Salvini alza le barricate sul proporzionale perché ha paura di finire emarginato. Renzi è costretto ad assumere posizioni opposte rispetto a quelle prese in passato. Era il primo fan dell’Italicum, ora per sopravvivere deve abbandonare la vecchia battaglia per il maggioritario.

Gli altri resteranno a guardare?

Mi sembra che si arrocchino in polemiche inutili, vedo tanti salti irrazionali. C’è chi vuole rispolverare il vecchio centrodestra a trazione moderata senza capire che al passato non si torna. Salvini lo ha messo in chiaro aprendo la campagna per il referendum: vuole essere l’uomo solo al comando. Altri, penso ad ex esponenti dell’Ulivo come Veltroni e Prodi, tifano inspiegabilmente per il maggioritario.

Dicono che garantisce stabilità al governo.

Curioso. Forse si sono scordati che la sinistra ha già governato per cinque anni con il maggioritario, dal 1996 al 2001. Quella legislatura ha visto alternarsi tre presidenti del Consiglio, Prodi, D’Alema, Amato, e si è conclusa con un altro candidato, Rutelli. Se davvero si vuole limitare la frammentazione del sistema politico è molto meglio ricorrere a un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%.

Renzi ha in mano l’interruttore del governo giallorosso?

Questa storia dell’interruttore mi sembra una cazzata. Se c’è uno interessato a mantenere in vita il governo è Renzi, ha bisogno di prendere tempo per dare vita al nuovo partito.

Zingaretti non sembra così tranquillo. Come ne esce il segretario Pd?

Ha commesso un grave errore di calcolo. Se non fosse intervenuto Renzi avrebbe davvero aperto la strada per le urne a Salvini imbarcandosi in un’avventura che avrebbe sicuramente determinato la sconfitta del Pd, convinto che esistesse davvero un fantomatico “patto per le elezioni”.

Con il nuovo scontro Renzi-Salvini la vecchia politica finisce ai margini?

All’angolo finisce chi non riesce ad aggiornare le sue posizioni tenendo conto del presente. Non puoi leggere la politica con le stesse lenti che usavi quando in America c’erano Clinton, Bush e Obama. Oggi c’è Trump e a pochi chilometri da qui, oltremanica, ci sono Johnson e la Brexit.

Berlusconi si è riavvicinato al leghista. Il centrodestra ha futuro?

Lo vedremo alle regionali. Finora l’unica cosa chiara è che la maggior parte dei forzisti non ha compreso fino in fondo la battaglia a livello internazionale. La rottura di Salvini con i grillini è partita dalla loro scelta di sostenere l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Se fai parte del suo stesso partito in Europa non puoi riprendere il discorso con Salvini senza pretendere prima un chiarimento.

Ieri sera una cena di Mara Carfagna ha fatto tremare la dirigenza azzurra.

È evidente che in quell’area è in corso un terremoto. Il meccanismo messo in moto da Renzi insidia chiunque aspiri oggi a rappresentare un’area moderata. Chi continua a difendersi dietro vecchie formule della politica rischia di finire travolto.

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