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Africa, un mondo in movimento che nessuno fermerà

L’Europa e il mondo hanno paura dell’Africa, la vedono come minaccia mentre dovrebbero cambiare approccio e avere lo sguardo lungo, accantonando gli interessi immediati. Un mondo estremamente complesso, dunque, che Mario Giro analizza a fondo nel libro “Global Africa. La nuova realtà delle migrazioni: il volto di un continente in movimento(Guerini e Associati), un mondo nel quale sono chiamati “avventurieri” i giovani che decidono di emigrare, perché hanno il coraggio di fare il “grande viaggio”. L’esperienza di Giro in materia è nota: storico esponente della Comunità di Sant’Egidio, è stato sottosegretario e poi viceministro degli Esteri nei governi Letta, Renzi e Gentiloni e già nelle prime pagine lancia un avvertimento: “Il nostro sguardo occidentale – qualunque sia la posizione sugli immigrati – è miope: non vede la forza colossale insita in questa nuova generazione africana che non si fermerà davanti a nulla, perché intraprende il viaggio allo stesso modo in cui un eroe solitario sale in vetta o attraversa un oceano”.

Se l’emigrazione è vista come un “’68 africano”, Giro non dimentica certo l’altissimo rischio terrorismo che, tra droga e traffico di esseri umani, punta a “costruire una forza alternativa a quella delle istituzioni”. Non solo la Libia, ma per esempio il Mali lacerato tra mire secessioniste dei tuareg e jihadisti che riescono a mobilitare la popolazione scontenta nonostante che dal 2012 ci sia l’intervento militare della Francia e del Ciad. La miscela di conflitti, disperazione e globalizzazione “ha creato una generazione di analfabeti”. Giro non condivide del tutto la tesi della “nuova barbarie” di Robert D. Kaplan, coniata per definire il mondo dopo la fine della Guerra fredda perché, scrive, nel caso dell’Africa le crisi sono cominciate già negli anni Settanta e Ottanta con leader privi di scrupoli che hanno approfittato del malcontento giovanile di fronte a corruzione e servizi assenti.

Dopo i decenni dell’espansione del Cristianesimo e dell’afromarxismo, oggi secondo Giro i giovani africani “non sono interessati all’identità africana, al meticciato culturale e filosofico e al recupero di una storia mitizzata. Si confrontano con gli altri giovani del mondo globalizzato e scoprono di avere gli stessi gusti”. Per questo “continueranno a venire, silenziosi e caparbi, e rappresenteranno l’’altro’ in mezzo a noi” e, soprattutto, nessun muro li fermerà: “andranno dove vogliono”. E’ questa l’Africa con cui l’Europa dovrà confrontarsi nei prossimi decenni.

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