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Morte sospetta nel regime di Assad. Il ruolo del grande gioco di Russia e Iran in Siria

Morte sospetta in Siria. Il capo dell’Intelligence dell’aeronautica militare di Daraa, il colonnello Suleiman Hammoud, è stato trovato morto nella sua abitazione.

Hammoud è uno degli assadisti del circolo più intimo del regime. I servizi segreti dell’aviazione sono uno dei centri di potere di Bashar el Assad, usati per costruire e controllare il consenso, per punire le opposizioni e per tessere relazioni esterne. Per questo la morte è considerata una vicenda da tenere sotto controllo.

E chiaramente ci sono già diversi rumors. Si parla del coinvolgimento di attori esterni, Russia e Iran, e sicari collegati. Ma si tratta di informazioni complicate da leggere, perché dietro c’è propaganda e interessi da far uscire pubblicamente, in un momento cruciale per il futuro siriano. Una volta che Assad avrà ripreso anche l’ultima roccaforte ribelle, partirà la ricostruzione, momento in cui si creeranno i futuri equilibri politici e dunque di potere, in un Paese dalla forte centralità strategica in Medio Oriente.

Alcune fonti dicono che Hammoud si era occupato segretamente dei rapporti con i russi, divulgando alcune informazioni riservate sull’attività delle milizie iraniane e di Hezbollah nella regione meridionale. Sembra che le informazioni a Mosca siano arrivate tramite il fratello di Hammoud, che lavorava con i russi. Di conseguenza, l’assassinio del colonnello potrebbe essere stata una vendetta delle milizie iraniane.

Il colonnello, alawita di Tartus (dove c’è una base russa), ha assunto la guida dell’ufficio dell’Intelligence dell’aeronautica militare a Daraa — città prossima alle frontiere con la Giordania — all’inizio del 2019, spostato dalla direzione generale di Damasco, dove aveva coordinato le operazioni del regime nella capitale e a Ghouta.

Nei mesi scorsi c’erano già stati dei riassetti all’interno delle strutture di controllo del regime. Spostamenti che sarebbero arrivati fino al potentissimo Ali Mamlouk, confidente di Assad e vertice dei servizi segreti, a cui sarebbero stati ridotti di parecchio gli incarichi. Si tratta anche in questo caso di informazioni che circolano attorno al regime e che riguardano il cuore del potere, dunque sono da prendere assolutamente col beneficio del dubbio. Allo stesso tempo certi rumors trovano una motivazione in quei rimaneggiamenti e posizionamenti per il futuro. In questo quadro rientra anche l’improvvisa avversità del palazzo presidenziale per Rami Makhlouf, cugino del presidente e businessman (miliardario) iper protetto. Sarebbe stato messo al confino insieme ad altri imprenditori.

Tutto si muove sotto le pressioni russe, che da diverso tempo stanno cercando di tamponare la presenza in Siria dell’altro grande alleato: l’Iran. Un progetto che passa anche dalla ristrutturazione dei servizi militari e di sicurezza, ma non solo. Negli stessi giorni, sono stati cancellati anche due contratti importanti affidati all’Iran. Uno per il porto di Latakia, affacciato sul Mediterraneo a poche decine di chilometri dalla base russa di Tartus (e Mosca non gradisce sovrapposizione in un’area che sta diventando via via più strategica sul quadrante orientale del bacino).

L’altro riguarda due appalti per le telecomunicazioni. Entrambi segnano un colpo per le entrate che l’Iran vorrebbe tirare fuori come ritorno dell’impegnativo coinvolgimento in Siria.

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