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Autonomia differenziata, i consigli del prof. D’Onofrio al ministro Boccia

Con il passaggio di testimone tra il governo gialloverde e quello giallorosso, si aprono spazi di riflessione su come verranno gestite molte delle riforme che ancora non hanno trovato conclusione. Tra queste c’è il processo di autonomia differenziata di tre regioni, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, avviato dal governo Gentiloni e ancora non concluso. Il governo Lega-5 Stelle, infatti, non era riuscito a trovare un accordo tra le parti e ora il dossier passa nelle mani del nuovo ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, a cui spetta il compito di trovare il bandolo della matassa ed eventualmente scioglierlo.

Ma quali saranno le principali differenze di approccio tra il governo passato e quello nuovo e quali i nodi più complicati da sciogliere? Formiche.net lo ha chiesto a Francesco D’Onofrio, già sottosegretario di Stato del Dipartimento per le Riforme Istituzionali e per gli Affari regionali nei primi anni ’90 e attento osservatore dell’attualità politica. Quella dell’autonomia differenziata, spiega il professore, è “un’opera a mio giudizio fondamentale per qualunque governo e il nuovo esecutivo potrebbe avere proprio in questa impresa la dimensione di un governo di fatto ‘Costituente'”.

Professore, la questione autonomia differenziata passa dalle mani del vecchio governo a quello nuovo. Il differente approccio sarà di tecnica costituzionale o di ordine politico generale?

Si tratta certamente molto più di un nuovo tentativo politico generale che non di una questione prevalente di tecnica costituzionale. E infatti si passa da una prospettiva di separatismo nordista (sebbene la Lega di Salvini non fosse più la Lega Nord di Bossi) ad un tentativo di nuovo equilibrio nazionale.

Quali saranno i nodi principali da sciogliere per questo nuovo governo?

Ritengo che il nodo principale sia soprattutto politico: nel precedente governo vi era un costante e talvolta ossessivo intreccio tra regionalismo differenziato e immigrazione che il nuovo governo dovrebbe tentare di non riproporre. La nomina di un prefetto all’Interno e la designazione di un ministro nuovo per gli Affari regionali sembra porre nuove premesse per la necessaria distinzione tra sicurezza e questione regionale.

Il ministro Boccia ha lanciato un appello alle parti coinvolte, dalle pagine del Corriere, chiedendo un confronto senza pregiudizi o tesi precostituite. Da cosa dovrebbe partire, questo dialogo?

Porre la questione in termini di un nuovo equilibrio nazionale.

Occorre una rilettura del rapporto tra Stato e territori per ridisegnare l’assetto del Paese?

Questa è a mio avviso la questione centrale. Purtroppo si procede a strappi senza un disegno generale proprio della “lettura” del territorio: comuni; comprensori di comuni; province; aree metropolitane; regioni. Per non parlare del rapporto degli Stati con il contesto mutevole dell’integrazione europea. Chissà se questa volta si avrà un disegno complessivo delle articolazioni substatali dello Stato o se si procederà ancora una volta a strappi.

Che ci siano delle differenze tra Nord e Sud è evidente. È possibile, con questa riforma, cercare di appianarle e se sì in che modo?

Occorrerebbe una lettura condivisa del processo che terminò con la nascita dell’allora Regno d’Italia. Purtroppo non abbiamo ancora una lettura non faziosa di quel processo: Nord piemontese e “padano”; questione meridionale; Roma divenuta capitale italiana al termine di una lunga guerra religiosa e militare. Tutti problemi, questi, che hanno un grande impatto allorché si tratti di cosiddetto regionalismo differenziato.

Quali pensa che saranno le maggiori difficoltà?

La mancanza (almeno sino ad ora) di un disegno politico comune a sostegno di un governo quasi voluto prevalentemente per evitare la morte ultraprematura del Parlamento.

Se potesse dare un consiglio su questo tema al neo ministro, data la sua esperienza, quale sarebbe?

Conosco Boccia e gli consiglierei di combinare la sua ultra sperimentata capacità di analisi economica con la combinazione dei profili istituzionali del regionalismo differenziato: nell’analisi delle materie da prendere in considerazione è infatti fondamentale saper leggere le implicazioni finanziarie complessive di ciascuna materia. In fondo Boccia sarà chiamato a trovare un punto di equilibrio nuovissimo tra Stato e autonomie locali (ripeto: regioni; province, città metropolitane; comprensori; comuni; processo di integrazione europea). Si tratta di un’opera a mio giudizio fondamentale per qualunque governo e il nuovo esecutivo potrebbe avere proprio in questa impresa la dimensione di un governo di fatto “Costituente”.



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