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Effetto Cina, il governo blinda la Borsa con il golden power

L’offerta da quasi 40 miliardi di dollari è stata ufficialmente respinta. Hong Kong, almeno per il momento, non metterà le mani sul London Stock Exchange, il gruppo finanziario che controlla la prima piazza di scambio in Europa e la quinta nel mondo, Londra, ma anche la nostra Piazza Affari. Ma forse non è abbastanza per stare davvero tranquilli, certe ombre cinesi in tempi di Via della Seta, sono sempre pronte ad allungarsi sull’Occidente. Il board della Borsa inglese, riunitosi il 13 settembre scorso,  ha nella sostanza dichiarato di nutrire fondamentali preoccupazioni in merito agli aspetti chiave della proposta di acquisizione targata Hong Kong. Non basta.

Il governo italiano ha deciso di non fidarsi, decidendo nel Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto sulla cybersicurezza di includere Borsa Italiana nella lista di asset soggetti a golden power, i poteri speciali riservati a un azionista, quasi sempre pubblico, al fine di bloccare eventuali scalate ostili da parte di gruppi stranieri. Uno strumento utilizzato un po’ per tutte le società considerate strategiche per la nostra economia e sicurezza, come la Borsa e le infrastrutture finanziarie (che però sono state inserite tra gli asset coperti dal golden power nel 2017, dal governo Gentiloni, con Calenda al ministero dello Sviluppo, ma senza chiudere il cerchio con l’emanazione anche dei decreti attuativi, che ora si attendono). E questo per un motivo molto semplice: il governo considera Borsa un asset strategico perché controlla il mercato Mts, la piattaforma su cui si negoziano i titoli di Stato italiani.

In altre parole, se Londra fosse caduta nelle mani di Hong Kong, le transazioni sui nostri titoli di debito sovrano sarebbero finiti in orbita cinese. Da questo momento, con l’introduzione di questo ombrello se un ipotetico interessato vorrà avanzare una nuova offerta dovrà prima attendere il via libera del governo che si riserverà a sua volta la facoltà di imporre veti.

La decisione sull’inserimento di Borsa nella golden power era in realtà maturata già nei giorni scorsi, all’indomani della maxi-offerta per il Lse, quando dall’Ecofin di  Helsinki era filtrata la preoccupazione del nuovo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per l’opa della Borsa di Hong Kong sul London Stock Exchange. Borsa Italiana rappresenta, era stato spiegato, un asset strategico per il Paese. C’è però chi non è d’accordo con la decisione del governo giallorosso. Secondo Carlo Messina, ceo di Intesa, l’utilizzo della golden power da parte del governo italiano su Borsa Italiana e Mts per proteggerle da eventuali cambi di proprietà “non è una priorità anche se in generale è meglio preservare l’italianità delle società strategiche del Paese. Più riusciamo a mantenere le cose in Italia meglio è  francamente, però su queste grosse infrastrutture credo sia importante che poi alla fine diano il servizio giusto ai clienti”.



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