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Il collante del centrodestra? Lo spiega Ippolito

Dopo le vicende che hanno portato alla fine della dell’alleanza giallo-verde e dopo che è nato il nuovo governo giallo-rosso, in Italia abbiamo avuto, senza dubbio, un chiarimento e addirittura una razionalizzazione del quadro politico. Il contratto Salvini-Di Maio era un’improbabile convergenza tra opposti. L’asse Zingaretti-Renzi-Di Maio è invece un’alleanza tra diversi, nata in opposizione a tutto il centrodestra. A dimostrare questo dato vi sono le convergenze tra i candidati alle amministrative in Umbria da ambo i lati, vero cantiere sperimentale del bipolarismo di domani.

Lasciando a margine qui i nodi della zona politica progressista, è molto importante, al fine di non disperdere il consenso, che il centrodestra trovi, nella sua parte, i motivi ideali e reali per consolidare quella macroarea liberale e conservatrice, fondata venticinque anni fa da Silvio Berlusconi. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia sono certamente forze politiche animate da soggettività differenti, anche se, tuttavia, vi è tra esse un’anima comune che in questa fase storica deve essere rintracciata e fissata rigorosamente, rivelando l’essenza ultima del centrodestra.

In primo luogo, la definizione stessa di democrazia, che ha e deve avere un carattere nazionale. Questo principio implica affermare la centralità del dato umano presente all’interno del nostro Stato, costituito appunto dai cittadini in carne, ossa e spirito, presenti e futuri. Lo Stato è il contenitore determinato territorialmente e giuridicamente, la cui cui sostanza non è il genere umano, ma il popolo italiano. Ecco perché democrazia vuol dire sovranità delle diverse comunità locali, come sostiene la Lega, vuol dire sovranità di tutta la nazione, come vuole FdI, ma anche sovranità individuale di tutti i liberi cittadini, come pensa FI. Si tratta di tre ingredienti fondamentali, l’intero, le parti e i singoli, di cui si compone la nostra nazione, la quale è, nella sua eterogenea interezza, il concreto bene comune italiano. Questo presupposto generale è il fondamento filosofico del centrodestra.

In secondo luogo, vi è la politica interna. Anche qui, garantire la crescita delle nostre imprese, valorizzare e tutelare il lavoro dei nostri operai, sostenere la nostra classe media, non sono altro che tre lati di una medesima idea di sicurezza, di legalità, di garanzia dei confini, ma anche di rafforzamento del peso economico privato e pubblico del nostro Stato, a livello sia europeo e sia globale. Queste sono, in effetti, le linee guida anche della politica estera di tutto il centrodestra.

In terzo luogo, l’economia. Favorire le nostre imprese, bilanciare investimenti pubblici in favore di attività private che siano produttive, guardare ad obiettivi di crescita e di solidarietà, partendo dall’Italia e dagli italiani, costituiscono all’unisono un’unica ricetta di politica finanziaria condivisa da tutti e tre i partiti. D’altronde, gli elementi divisori tra essi non solo è giusto che vi siano, ma è importante che restino presenti, in modo che le molteplici istanze e declinazioni di un unico modello ideale trovino attuazione in corrispondenza alle diverse sensibilità in atto tra i cittadini.

Il collante strettamente politico della coalizione è l’alternativa frontale alle politiche neo egualitarie e universaliste di LeU, a quelle stataliste e globaliste del Pd e al movimentismo rosso che ormai contraddistingue il Movimento 5 Stelle.

La politica sociale liberal-conservatrice vuole che si difenda la persona, la famiglia e la comunità, e non diritti astratti inutili e pericolosi, o, peggio ancora, ambizioni individualiste incontrollate. La politica interna vuole che si parta dai cittadini, dalla demografia e non dal genere umano e dall’accoglienza incontrollata, garantendo la permanenza dei nostri valori cristiani e limitando il potere oppressivo e antidemocratico dei trust finanziari, spesse volte strumenti politici delle speculazioni di altri Stati ai danni del nostro. La politica economica vuole che si rafforzi ricchezza e lavoro nazionale, e non pratiche assistenziali in favore dell’austerità, dell’inazione o dal parassitarismo. La politica estera vuole che la nostra democrazia sia forte all’interno per essere rispettata all’esterno, non trasformando la nostra società in un colabrodo e il nostro Stato in un campo profughi.

Per fare solidarietà devi essere forte, eticamente ed economicamente. Per fare ecologia devi essere produttivo e innovativo. Per essere europeo devi essere libero in uno Stato sovrano, dotato di una sua identità culturale e linguistica. Questi sono i punti fondamentali, coincidenti con i valori di una compiuta democrazia nazionale, che possono ispirare l’unità futura del centrodestra, all’interno di un contesto europeo e mondiale che veda l’Italia protagonista di se stessa e non semplice spettatrice della propria dissoluzione progressiva.

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