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Italia alfiere del Green new deal. Parola di Confindustria

Se c’è un Paese che può ergersi ad alfiere di un Green new deal formato europeo, quello è proprio l’Italia. E non è patriottismo, ma solo numeri. Quelli diffusi questa mattina dal Centro Studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino, all’indomani della presa di posizione del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per un’iniezione di investimenti green già nella prossima manovra. La rivoluzione verde, non è qualcosa solo di italiano, ma di globale. Eppure l’Italia può fare la classica parte del leone.

“Il Green new deal annunciato da Ursula von der Leyen”, scrive il Centro studi di Viale dell’Astronomia, “punta a una piena decarbonizzazione della società europea entro il 2050, ponendo ancora una volta la Ue all’avanguardia nella lotta globale ai cambiamenti climatici. L’Italia può ambire ad un ruolo politico di primo piano in questo processo, grazie all’ottima performance in termini di sostenibilità ambientale, che la colloca in cima alla classifica dei paesi europei più virtuosi”. Il motivo è presto spiegato. “In rapporto al Pil le emissioni di gas serra risultano infatti del 21% più basse della media Ue, il consumo di materia prima del 36% e il consumo di energia addirittura del 57″. In altre parole, l’Italia è già un pezzo avanti secondo Confindustria.

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Chi forse è più indietro sono gli Stati Uniti, che in questi giorni hanno visto Greta Thunberg attaccare i leader mondiali all’Onu. “Usa e UE hanno intrapreso da tempo un processo di contenimento delle emissioni di gas serra, opposto a quello osservato nel mondo emergente. A differenza della performance europea, però, quella americana sconta livelli di inquinamento di partenza molto alti, che collocano ancora oggi il paese tra i meno virtuosi al mondo. Cina e India, in piena fase di sviluppo, mantengono un profilo di crescita delle emissioni che, vista la loro dimensione assoluta, appare incompatibile con l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali, come definito dagli Accordi di Parigi del 2015″.

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