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La crisi è finita. Ecco cosa cambia nei partiti. L’analisi di Arditti (Kratesis)

Un voto “sovietico” o un esito plebiscitario, come lo ha definito Luigi di Maio. Il Sì dei 63mila di Rousseau (circa l’80% dei votanti) al nuovo governo Conte sembra aver messo momentaneamente a tacere i malumori pentastellati verso un’alleanza con il nemico di sempre. Ma se il popolo degli iscritti appare granitico, tra la base allargata degli elettori sembra esserci più di qualche perplessità.

È una rilevazione di SWG a fotografare lo scetticismo dei supporter grillini, un clima ben lontano dal risultato idilliaco della piattaforma ideata da Gianroberto Casaleggio. Se il 51% degli elettori M5S si schiera a favore delle inaspettate nozze con il Partito Democratico, il 40% si dice invece contrario al patto.

Una ulteriore conferma dell’esistenza di due Movimenti: quello dello spirito originario ambientalista e partecipativo che ha ancora in Beppe Grillo il suo punto di riferimento principale e che trova nella sinistra un suo partner naturale e quello più nazionalpopolare costruito da Di Maio che sul fronte populista con la Lega aveva scommesso la sua carriera politica.

Più compatti i sostenitori del Pd che ormai ai governi di coalizione ci hanno fatto il callo. Ben il 69% degli elettori dem è favorevole all’abbraccio giallo-rosso, una concordia interna resa possibile dalla mossa di Renzi che ha cancellato la pregiudiziale anti-grillina che divideva la base del partito.

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È poi interessante notare come la turbolenta crisi agostana abbia stravolto la percezione che gli italiani hanno di Giuseppe Conte. Entrato poco più di un anno fa a Palazzo Chigi come l’avvocato del popolo di un’alleanza destinata allo scontro frontale con l’establishment europeo, è oggi invece il volto rassicurante di un fronte anti-sovranista che ha a Bruxelles i suoi tifosi più accaniti.

Così, il premier riesce a compattare l’elettorato Cinque Stelle, oscurando la leadership di Di Maio e rendendo meno indigesto il nuovo accordo. Allo stesso tempo, guadagna un sorprendente 65% di fiducia tra gli elettori dem. Segno che eventuali matrimoni a livello locale tra M5S e PD potrebbero celebrarsi sotto il segno di Conte.

Crolla invece il gradimento del professore tra gli elettori del centrodestra che si potrebbe ricompattare in nome dell’ostilità al primo ministro.

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Sul fronte opposto la scelta di Salvini di rompere l’alleanza giallo-verde non convince tutti gli elettori leghisti. Se il 66% si schiera dalla parte del Capitano, circa un quarto dell’elettorato si mostra dubbioso (18%) o contrario (8%).

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Infine, a pagare lo scotto della crisi è la Lega che, pur restando saldamente in testa ai sondaggi, cala sensibilmente per la prima volta dal voto del 4 marzo 2018. Il partito di Salvini si attesta al 33,6% tornando a livelli di consenso vicini a quelli delle Elezioni Europee.

Cresce il Movimento 5 Stelle (21,4%) che recupera una fetta di elettori delusi dall’alleanza con il Carroccio. Scende invece, seppure lievemente, il Partito Democratico tornando ad essere terza forza politica (21,1%). Un quadro sempre più ingarbugliato, ma già dalle prime settimane del Conte bis arriveranno importanti segnali che potrebbero confermare o smentire le principali tendenze nelle intenzioni di voto.

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