Un messaggio per il presidente russo, Vladimir Putin, ma anche per tutto il resto della regione caucasica. Dopo oltre un anno in cui la sede era rimasta vacante, il capo della Casa Bianca, Donald Trump, non solo ha appuntato un nuovo ambasciatore in Georgia, ha scelto anche una donna con un profilo particolarmente importante.
Il suo nome è Kelly Degnan e oltre a essere poliglotta e a parlare lingue chiave in quell’area, ha davvero una carriera di tutto rispetto.
Prima della Georgia, Degnan è stata in Italia, Kosovo, Afghanistan e Turchia. Attualmente stava servendo come advisor politico per il comandante della forze navali Usa in Europa e in Africa. Dallo staff presidenziale è arrivato un chiaro apprezzamento per tutto il lavoro svolto in questi anni, sottolineando che la diplomatica è stata anche special assistant del segretario di Stato e del sottosegretariato agli affari politici del Dipartimento di Stato.
La scelta di campo degli Usa appare quanto mai chiara. La consuetudine americana prevede la scelta di un diplomatico di carriera solo nelle aree che si reputano più sensibili. Potremmo dire che il curriculum vitae di un capo missione è direttamente proporzionale alla delicatezza del ruolo che andrà ad affrontare.
Se si conta poi che Washington è un deciso alleato della Georgia in contrapposizione alla Russia, non è davvero un’esagerazione dire che, con questa mossa, Trump abbia voluto mandare un messaggio chiaro al Cremlino.
Non solo. L’annuncio è arrivato poche settimane dopo che gli Stati Uniti e cinque Paesi europei hanno commemorato l’undicesimo anniversario della guerra fra Russia e Georgia che ha fatto tremare il Caucaso e non solo. In una dichiarazione scritta, Usa, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Polonia e Regno Unito hanno espresso il loro supporto per la repubblica caucasica e per la sua sovranità nonché integrità fisica.
Gesti che, nella forma, hanno una ben precisa sostanza. Se la Georgia può godere dell’appoggio e della protezione degli Stati Uniti, lo stesso concetto si può estendere a tutti i Paesi dell’area, in primo luogo a quell’Ucraina con cui Mosca sta cercando da una parte di trovare un compromesso su molti importanti capitoli, dall’altra di portare via le regioni dove l’identità nazionale è più in bilico e la nostalgia della Russia si fa più sentire.