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Il primo incontro di Di Maio è con l’ambasciatore Usa. Ecco perché

La forma è sostanza, soprattutto in diplomazia. Il fatto che l’ambasciatore Usa in Italia, Lewis Eisenberg, sia stato il primo ad essere ricevuto dal nuovo ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, è una notizia dal forte significato politico. Dopo le polemiche sulle (presunte) “relazioni speciali” con la Cina, ravvivate dopo la scelta di avere Ettore Sequi ambasciatore proprio a Pechino, il messaggio della Farnesina a 5 Stelle vuole essere rassicurante nei confronti dell’Amministrazione statunitense.

La relazione tra Eisenberg e il leader grillino è ormai consolidata, anche grazie ai numerosi incontri svolti nei mesi scorsi sia prima che dopo le elezioni. “Il loro rapporto è rimasto sempre cordiale nonchè franco anche quando sono state registrate sostanziali distanze”, spiega un diplomatico italiano a Formiche.net. Solo pochi mesi fa era stato toccato il punto più basso nella relazione bilaterale con la firma del MoU sulla Nuova Via della Seta, Bri, ossia quando l’Italia ha dato la massima esposizione politica alla Cina aderendo all’infrastruttura geopolitica con cui Pechino vuole collegarsi con l’Europa. Una mossa promossa dal Mise, allora guidato dallo stesso Di Maio.

Con il nuovo governo, l’obiettivo è quello di rafforzare il legame transatlantico. Le parole di Conte nel suo intervento programmatico e il bilaterale con Trump programmato il 24 settembre a margine dell’Assemblea generale dell’Onu vanno esattamente in questa direzione. E Di Maio non vuole restare indietro. Il neo titolare della Farnesina volerà infatti a Washington DC con il Presidente della Repubblica il prossimo 16 ottobre. Quale migliore occasione per fissare un’agenda specifica per il capo politico del M5S? Anche di questo avranno parlato Di Maio e Eisenberg.

I dossier sul tavolo sono d’altronde numerosi. C’è la Cina certamente, ma anche argomenti caldi come la Libia, su cui il dipartimento di Stato ha iniziato a tenere il timone riportando Washington su una traiettoria più aderente al programma onusiano, ossia la stessa rotta dell’Italia. Ci sono quindi i temi legati al Mediterraneo, la sicurezza energetica che si costruirà nell’Eastmed; o ancora la Russia e il contenimento dell’Iran, nonché quelli di carattere commerciale o più politico guardando ai nuovi equilibri in seno alla Ue (leggi Brexit). Più in generale, ed al di là dell’agenda più strettamente diplomatica, gli Stati Uniti attendono di capire se e quanto potersi fidare del governo giallorosso e dello stesso Movimento 5 Stelle. Per parte sua, Di Maio non vuole ripetere l’errore dell’ex alleato Matteo Salvini che proprio sulle relazioni internazionali si è giocato (non bene) parte rilevante del suo destino politico.

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