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Messaggio ai frondisti: se cade Di Maio, cade il governo. Parola di Padellaro

Beppe Grillo pensaci tu. Per Antonio Padellaro, fondatore ed ex direttore del Fatto Quotidiano, c’è un solo modo per mettere in sordina veleni e mal di pancia interni al Movimento Cinque Stelle. “Deve parlare l’elevato” dice fra il serio e il faceto a Formiche.net. Non è un buon momento per mettere sulla graticola il capo Luigi Di Maio, “se cade lui cade il governo”.

È iniziato il processo a Di Maio?

Più che un processo mi sembra la somma delle insoddisfazioni accumulatesi dalla clamorosa sconfitta del 26 maggio. Curioso che si chieda a Danilo Toninelli di spiegare la fuga di sei milioni di elettori, forse è dovuto alla sua prossima promozione a capogruppo.

Il malcontento si deve solo alle europee?

Non solo ovviamente. Il cambio di maggioranza è stato mal digerito da una parte del Movimento, Di Battista e Paragone in prima linea. La composizione del governo ha accentuato le divisioni, chi prima apparteneva alla fronda moderata oggi veste i panni del contestatore contro Di Maio.

Il capo politico rischia?

Ne dubito. Chi chiede il patibolo per Di Maio mette in crisi il rapporto fra M5S e Pd, ovvero il governo. Tutti sanno che questo significherebbe tornare alle urne. Quanti fra i dissidenti hanno la garanzia di tornare in Parlamento? Ben pochi. Non hanno alcuna intenzione di arrivare a una rottura. Un intervento di Beppe Grillo può aiutare a calmare le acque. L’“elevato” deve dire la sua.

Davide Casaleggio che ruolo ricopre in questa fase?

Se lo sapessi avrei già vinto un Pulitzer (ride, ndr). Parliamo di un personaggio misterioso, eccetto qualche intervista molto generica non si esprime su nulla. È il contrario esatto dell’inflazione verbale dei social network di cui pure si dice depositario. Noto un certo malcontento degli eletti nei suoi confronti, forse si aspettavano una parola chiara sul voto di Rousseau che ha dato vita al governo.

Il vicesegretario della Lega Andrea Crippa dice che una ventina di parlamentari M5S è pronta a saltare sul Carroccio.

Difficile capire se dietro ai proclami ci sia qualcosa di vero. Non dimentichiamo che i grillini sono stati eletti in Parlamento con un sostegno molto ridotto della base. Devono stare attenti a non sfruculiarla troppo, non sono certo tribuni della plebe e cambiare casacca può creare una situazione molto imbarazzante.

Si avvicinano le regionali. In Umbria la scelta del Movimento di un candidato civico è segno di debolezza o forza?

Era l’unica strada percorribile. Di Maio ha fatto una scelta di buon senso. Questo non vuol dire che si debba trasformare in una regola generale, valuteranno a seconda delle situazioni. Temo solo che questa candidatura in Umbria sia nata un po’ troppo tardi, salvo improvvisi dietrofront del centrodestra i buoi dovrebbero essere già scappati dalla stalla.

I grillini possono fidarsi di Renzi o l’ex premier rimane una mina vagante?

Se è una mina rimane inesplosa. Farà vedere i sorci verdi al governo ma non si spingerà fino alla crisi. Ha bisogno di tempo e non può permettersi di scherzare. Finora ha incassato una semplice scissione di palazzo, il suo partito è dato intorno al 4-5%. Una magra consolazione per chi è stato presidente del Consiglio, leader del Pd e trionfatore alle europee con il 40%.

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