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Chi sono le donne del governo Conte 2. Sfide, curiosità e primati assoluti

Le ministre del governo Conte bis che giurano oggi sono in numero di sette su ventuno componenti dell’esecutivo. La compagine dei vertici dei dicasteri al femminile è composta da 2 professoresse universitarie (Pisano e Bonetti rispettivamente all’Innovazione e alle Pari opportunità e Famiglia), un prefetto (all’Interno, Lamorgese), una selezionatrice di personale (al Lavoro), una laureata in legge con esperienze nell’attivismo (Dadone, alla Pubblica amministrazione), una sindacalista (Bellanova, alle Politiche Agricole) e una politica di professione, nel senso weberiano del termine (De Micheli, alle Infrastrutture).

Volendosi affidare alla statistica si tratta del 33% del totale dei dicasteri. Una cifra ben al di sotto delle “pari opportunità di genere” (ministero che, per fortuna, è affidato ad una donna) delle democrazie scandinave (che si attestano intorno al 47% della rappresentanza femminile nelle istituzioni politiche), ma anche al di sotto del 42.2%, quota della forza lavoro femminile nell’economia italiana.

Se si volesse fare affidamento alle dure statistiche, la rappresentanza di genere delle ministre del governo Conte 2 potrebbe essere definita come una situazione con ampi margini di miglioramento. Se si guarda, invece, ad altri indicatori, quali rilievo dei ministeri, importanza degli ambiti delle politiche assegnate e qualità dei curricula delle neo-incaricate, il quadro presenta motivi di speranza. Un ruolo chiave è stato assegnato, proprio in virtù di professionalità nella carriera prefettizia e negli incarichi a supporto di precedenti ministri a Lamorgese, che è chiamata al complesso ruolo di stemperare le conflittualità create nel rapporto tra l’Interno e altri dicasteri nel Conte 1. Un ruolo davvero impegnativo per questa civil servant, cui è affidato un ambito di politiche di difficile gestione tra i 26 punti dell’accordo di governo: la gestione dell’immigrazione, tra emergenza sbarchi e politiche per l’integrazione.

Un’altra esperienza degna di essere menzionata è l’affidamento del dicastero delle Infrastrutture a Paola De Micheli. L’esponente politica del Pd è la prima donna a guidare un ministero molto tecnico e altrettanto maschile. Sicuramente l’esperienza all’interno di un ambiente altrettanto declinato al maschile, come la segreteria di un partito politico, costituirà un’ottima base di partenza per misurarsi con temi spinosi quali il rinnovo delle concessioni autostradali, altro punto del programma di governo, e l’esigenza di garantire infrastrutture ed interventi adeguati al rischio idrogeologico.

In fatto di innovazione, poi, la circostanza di affidare ad una docente universitaria (non per la prima volta, data l’esperienza di Lucio Stanca nei governi Berlusconi bis e ter) un ministero dedicato a tale importante ambito appare rilevante. La materia, per la sua trasversalità e per la pluralità di ambiti, soggetti ed azioni coinvolte, richiede una governance e una capacità di indirizzo sapienti e orientate ai risultati. Affidare tale politica ad una docente universitaria, in grado di lavorare sulla integrazione tra competenze tecnologiche e mondo delle imprese e con una esperienza politica nella giunta comunale torinese sembra la strada migliore per garantire un approccio orientato alla gestione della complessità e al pragmatismo.

E anche quando le nomine ai vertici dei ministeri si sono fondate più sul percorso politico interno ai due alleati di governo che ad esperienze nelle professioni, nell’economia e nella società, si tratta di profili sempre del giusto rilievo, magari spesso coinvolti nel lavoro dietro alle quinte delle istituzioni e della politica.

Insomma, rilievo dei ministeri affidati, primati al femminile nella guida dei dicasteri e qualità dei cv selezionati per le ministre sembrano riequilibrare parzialmente la limitata quota di incarichi garantiti alle donne nel governo Conte 2. Tenendo sempre a mente la massima per cui la vera parità di genere nell’economia e nella politica non si otterrà quando ci sarà un numero uguale di uomini e donne validi e competenti nelle istituzioni e nelle professioni, ma quando, secondo la considerazione di Bella Azbug:Una donna non intelligente verrà promossa alla stessa velocità di un uomo non intelligente.


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