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Il caso Gervasoni e la Luiss. Invito ad una lettura senza furori ideologici

Di Giuseppe Benedetto

giuseppe benedettoLa Luiss ha deciso di non rinnovare il contratto ad un docente che insegna in quella università. Si evince che la decisione sia stata assunta in quanto quel professore, Marco Gervasoni, insegnante del corso di Storia comparata dei sistemi politici, professa e verosimilmente insegna idee non in linea con la mission di quell’ateneo e comunque ha assunto e diffuso posizioni politiche pubbliche ritenute non compatibili con i principi professati da quell’università.

La Luiss è una università privata. Sulla questione si è scatenata una polemica in cui un certo numero di intellettuali amici e colleghi di Gervasoni hanno sostenuto che si tratti di una vera e propria persecuzione rispetto a chi sostiene tesi non in linea con il pensiero mainstream in Italia.

Nella mia vita ho sempre difeso prima quelli che la pensano diversamente da me e poi, eventualmente, i miei amici e sodali. Penso che questo sia il compito di un liberale. Ma la questione merita qualche approfondimento.

La prima considerazione è: un’università privata risponde o no al mercato? Gli studenti possono iscriversi a quella università perché ivi insegna il professor Gervasoni, così come possono non iscriversi e sceglierne un’altra perché lì non insegna più Gervasoni? Ovvio che la risposta debba essere affermativa per entrambe le questioni. È il mercato bellezza.

Non mi piacciono le lamentazioni di chi in nome del politically correct insegna agli altri come ci si deve comportare, ma non mi piace anche chi in nome del politically incorrect reciti sempre e a prescindere la parte del perseguitato. Comunque mi dite dov’è la persecuzione in questa storia? Io non la vedo.

E, come di tutta evidenza, non ho speso una parola nel merito della questione. In questa sede non è quello il punto che in intendo affrontare. Come è noto, per un liberale il metodo spesso viene prima del merito.


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