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Green new deal e cuneo fiscale, ecco la ricetta di Confindustria. Parla Panucci

La leva fiscale è lo strumento più potente per influenzare le scelte di famiglie e imprese, ci sono però alcuni comportamenti che non sono influenzabili nemmeno dal disincentivo di nuove imposte, ma richiedono piuttosto importanti investimenti in nuove tecnologie, quindi misure premiali. Il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, conferma la volontà di confrontarsi con il governo su una riforma fiscale. Possibile farlo anche nel breve termine per quanto riguarda il taglio del cuneo mentre sul Green new deal viale dell’Astronomia preferirebbe aprire un confronto su un piano articolato di interventi con una scadenza di due o tre anni.

Su fisco e lavoro, spiega a Formiche.net, “avevamo già dato delle indicazioni al precedente governo e manteniamo la linea condivisa con altre associazioni di impresa e con i sindacati”. Il premier Conte è tornato sul taglio del cuneo fiscale – la differenza tra il costo lordo del lavoro e il netto che il dipendente si mette in tasca. “Noi siamo assolutamente favorevoli perché ha un effetto immediato sulle buste paga e quindi sui consumi”. Resta ferma la richiesta di effettuare “un taglio anche sulla
componente fiscale del salario di produttività. Poi la decontribuzione per le nuove assunzioni di giovani, puntando soprattutto sul lavoro qualificato”. Una riedizione dello sgravio introdotto dal governo Renzi, insomma, che per il momento non è nei radar del governo. Attenzione a mettere in discussione le linee guida di industria 4.0 su sostenibilità e digitalizzazione. Un rallentamento su questo fronte “comporterebbe una frenata sugli investimenti e non possiamo permettercelo”.

Infine il capitolo ambientale, “per noi il Green new deal è un grande piano che vorremmo fosse affrontato in maniera premiale, puntando su investimenti pubblici e privati che rendano il nostro sistema produttivo più sostenibile. Per realizzare questo obiettivo il sistema fiscale deve favorire gli investimenti in tecnologie green e orientare il comportamento dei consumatori verso consumi sostenibili. In assenza di investimenti la svolta green rischia di tradursi in meno crescita e meno occupazione. Noi siamo pronti, partendo dallo sforzo che il nostro sistema industriale ha già realizzato in questi anni e che può contribuire a uno sviluppo sostenibile”.

Sull’ambiente il premier Conte ha confermato l’intenzione di introdurre delle tasse green. Poi c’è il decreto Clima del ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “C’è una proliferazione di proposte, purtroppo però sono tutte nuove tasse. Il fisco è lo strumento più potente per indirizzare i comportamenti. Ma questo non sempre è tecnicamente possibile”. Panucci fa l’esempio dei consumi delle aziende energivore. Gli incentivi per queste aziende sono tra quelli a rischio taglio. “Nel caso delle imprese energivore, gli attuali incentivi sono necessari per mantenerne la competitività rispetto ai concorrenti stranieri che godono degli stessi benefici. Per questi settori ancora oggi serve un mix energetico che, pur prevedendo una crescita delle rinnovabili, non può prescindere dalle fonti tradizionali. Quindi l’unico effetto di un taglio immediato di queste misure è che si penalizzano le imprese italiane, rendendo più difficile la competizione internazionale”.

Il direttore generale di Confindustria fa anche l’esempio dei possibili tagli alle agevolazioni al carburante da autotrasporto. “Posso anche aumentare le imposte, ma fino a quando ci sono solo Tir alimentati a gasolio non farò che aggiungere un costo. Anche nel settore della mobilità, quindi, prima di togliere gli incentivi bisogna valutare la presenza di alternative tecnologiche più sostenibili e promuovere la ricerca in questa direzione”.

Gli interventi su fisco e ambiente “vanno fatti in modo ragionato e non in un lasso di tempo così breve come quello che ci separa dal varo della legge di Bilancio. E devono andare di pari passo con un piano di supporto all’innovazione verso tecnologie sostenibili. Serve un confronto per un piano che in due o tre anni indirizzi le imprese in questa direzione. Fermo restando che le imprese italiane sono quelle che in questi anni hanno più investito in questi campi. Noi siamo disponibili”.

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