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Infrastrutture, economia circolare e sostenibilità. La ricetta di Coltorti (M5S)

Investire in infrastrutture rafforzandone la sicurezza, aumentando l’occupazione e riducendo le spese è possibile. Per farlo basterebbe sfruttare appieno tutte le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. A crederlo è Mauro Coltorti (M5s), presidente della Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato, che ne ha parlato con Formiche.net a margine di un convegno che ha organizzato a Palazzo Madama e al quale hanno preso parte il sottosegretario Roberto Traversi ed il giornalista e vice presidente del gruppo M5S del Senato Primo Di Nicola.

Presidente Coltorti, gli investimenti pubblici oggi sono chiamati a una doppia sfida. Essere efficienti e di qualità da una parte ma nel rispetto dell’ambiente e del territorio dall’altra. Un binomio possibile?

Assolutamente sì, quella che abbiamo davanti è una sfida importantissima, affinché – come ha dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – l’Italia si ponga come capofila di un Green New Deal. Dopotutto il Movimento 5 Stelle ha da sempre avuto una forte attenzione sul tema dell’ambiente. Greta e altri eventi comunicativi che sono sorti in varie parti del mondo servono a mobilitare i giovani, ma le stesse cose le diceva già Beppe Grillo 20 anni fa. L’ambiente, la cultura e il turismo possono guidare – come da sempre sosteniamo – la ripresa economica e l’economia del nostro Paese.

Come coniugare lo sviluppo infrastrutturale con gli aspetti di sicurezza?

La prima legge di bilancio e il piano quinquennale di Ferrovie lo abbiamo ereditato dal governo precedente, ma lo abbiamo votato perché non approvarlo significava non investire in sicurezza. Per quello che riguarda Autostrade l’esperienza del ponte Morandi insegna che in passato quelle che dovevano essere delle operazioni “normali” fatte dai concessionari non erano state svolte – almeno in alcuni casi oculatamente. Abbiamo sollecitato i concessionari a farlo ed ora sono attivi cantieri in varie parti del paese. Per le strade inoltre abbiamo sentito l’urgenza e la necessità di investire in un settore che era stato trascurato. Abbiamo dato soldi alle province per la manutenzione e ho visto con gioia per la prima volta quest’anno molte delle strade della mia regione finalmente asfaltate. Chi viaggiava in molte strade della penisola si rendeva facilmente conto delle condizioni di dissesto.

Quali sono le sfide per il futuro nel campo delle infrastrutture?

Ieri alcuni dei relatori del convegno hanno evidenziato come l’innovazione digitale, grazie all’Internet delle cose, permetterà di creare strade, autostrade, ferrovie e strutture intelligenti, che dialogheranno con i mezzi in circolazione e che permetteranno in tempo reale di allertare in caso di eventuali catastrofi in corso o attese.
Noi viviamo in un territorio sismico e se si verifica un sisma, un’alluvione o una frana l’innovazione può giocare un ruolo strategico nel prevenire i rischi. Le frane sono molto più comuni, in Italia abbiamo i territori più colpiti dalle frane di tutta Europa. Da geologo ho contribuito a realizzare il censimento delle frane in varie regioni e ci sono territori coperti da frane al 70 per cento. Nelle ipotesi di frane o terremoti grazie allo sviluppo di adeguate app si potranno allertare in tempo reale i cittadini. Naturalmente si dovrà trattare di app che dialogano “in sonoro” per evitare incidenti d’auto a causa di distrazioni che troppo frequentemente sono a loro volta causa di incidenti.

Da tecnico prestato alla politica, come vede un rafforzamento dell’asse pubblico-privato per lo sviluppo delle infrastrutture?

Il privato deve intervenire dato che attualmente non siamo in grado di far fronte a tutti gli interventi. Ritengo che negli anni passati sia stata data troppa importanza al privato, perché sembrava che non ci fossero risorse pubbliche per garantire la manutenzione, la sicurezza e l’innovazione delle infrastrutture e poi abbiamo visto che non sempre gli interventi necessari sono stati fatti a regola d’arte, talora con conseguenze negative per i cittadini.

Manca una progettualità complessiva?

Serve sicuramente un piano degli interventi a lungo termine, ma ritengo anche importante che ci siano degli enti che controllino come vengono utilizzati i fondi stanziati. La riduzione delle spese, nel rispetto della sicurezza, è possibile. La tecnologia ha fatto dei passi da gigante. Ieri al convegno è stato possibile vedere con che rapidità si ottengono oggi dei dati che prima necessitavano di mesi di indagine. Il tempo è denaro, quindi se noi risparmiamo sul tempo risparmiamo sul denaro e potremo reinvestire per miglioramenti o nuove opere.

Quale impatto possono avere sull’occupazione gli investimenti in questo settore?

L’occupazione è proprio uno dei nostri primi punti, perché noi vogliamo creare lavoro. La tecnologia risparmia tempo e questo è un vantaggio per il cittadino. Si apriranno nuove professionalità, già ora ci sarebbe bisogno di tantissimi ingegneri, matematici, fisici, geologi – come me – con competenze specifiche su questi nuovi campi. Ieri abbiamo visto delle presentazioni sull’utilizzo dei geo radar, delle immagini satellitari che permettono – praticamente in tempo reale – di verificare eventuali movimenti al suolo e interagire per tutelare la sicurezza dei cittadini. L’innovazione deve essere anche e soprattutto questo.

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