Una leadership lunga e forse un po’consumata quella di Bibi Netanyahu, alle prese con il testa a testa con il suo principale competitor Gantz. Ma le elezioni israeliane dicono anche altro secondo Giulio Meotti, giornalista del Foglio e autore di quattro libri su Israele, alcuni tradotti in più lingue. Che l’ala ultra ortodossa aumenta esponenzialmente il proprio peso specifico e che la partita potrebbe essere vinta al centro.
Spoglio in Israele, Gantz in vantaggio su Netanyahu con 32 seggi contro 31. Il falco Lieberman decisivo quindi?
Sì, potrebbe esserlo perché né Gantz né Netanyahu hanno la maggioranza di 61 seggi per fare il governo. Resta da capire come si intrecceranno negli scenari che, al momento, appaiono plurimi.
Partiamo dal primo.
Si parla anche di un governo di unità nazionale, con Gantz e Netanyahu ma senza Lieberman, oppure di un Governo, anche un pizzico irrealistico, guidato da Gantz che allarga al partito degli arabi che hanno fatto registrare un successo clamoroso. Quindi è ancora tutto fluido per poter capire cosa accadrà. Molto probabile è che il Presidente Reuven Rivlin conferisca l’incarico a Gantz perché difficilmente per la seconda volta lo darà a Netanyahu.
L’appoggio di Trump a Netanyahu è stato uno svantaggio?
No. Semplicemente è stata una premiership lunga, che dura da dieci anni ininterrotti. Ed è il premier più longevo nella storia di Israele, anche più di Ben Gurion che è il fondatore del Paese. Si tratta di una personalità mercuriale enorme, che attrae amore e odio. Credo fosse fisiologico il reflusso in questo caso, considerando che siamo reduci da due tornate elettorali che Netanyahu aveva personalizzato moltissimo. Gli israeliani non ragionano con chissà quali riferimenti agli Usa: è una questione molto interna alla società.
Come è riuscito Gantz a fare centro e colmare il gap?
La sinistra in Israele non esiste più: il Partito Laburista che ha creato il Paese ed è stato egemone dal 48 al 77, poi riprendendo il potere successivamente con Peres e Barak, oggi ha solo il 5%. L’operazione di Gantz è di spostamento al centro di tutto il vecchio bacino che non si riconosce nel nazionalismo del Likud. E allo stesso tempo con l’aggiunta di forti credenziali legate alla sicurezza. Non dimentichiamo che Barak, Peres e lo stesso Rabin furono accusati di eccessive aperture ai palestinesi. Gantz è un ex Capo di Stato Maggiore che ha molto ben chiaro il tema della sicurezza interna che ha capitalizzato assieme a questo mix di classe media che ha abbandonato le motivazioni storiche della sinistra.
La questione iraniana ha giocato un ruolo?
Uno dei grandi crediti per Netanyahu è quello di essere riuscito a imporre la questione iraniana, soprattutto nell’ultimo mese con bombardamenti su Siria, Libano, Hezbollah e Iraq per la prima volta dal 1982. E’stato in grado mettere sui tavoli internazionali il tema dell’atomica di Teheran, che è stato sicuramente un punto di forza del primo ministro.
Le masse ultra-ortodosse alla vigilia avevano detto che le elezioni sono”lotta per l’onore del cielo”. Solo questione di slogan?
L’ipoteca demografica ortodossa è profonda in Israele, nel giro di una generazione si ritiene possa riuscire ad avere fino al 25% di popolazione. Il loro peso sulle scuole e sulla chiusra dei trasporti all’interno della società è sempre più forte e crea una reazione, uguale e contraria, di gran parte della forza elettorale che ha Liberman, il cui peso è dovuto alla retorica nazionalsta laica. Certamente è uno degli elementi chiave di questo scontro.
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