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Dietro le misure anti contante in arrivo aumenti Iva. Il sospetto di Zanetti

Gli incentivi e i disincentivi mirati a scoraggiare l’uso del contante rischiano di diventare una narrazione politica per introdurre un aumento dell’Iva. Enrico Zanetti, commercialista ed ex viceministro all’Economia del governo Renzi non è convinto dai piani del governo sul recupero dell’evasione. Il pericolo è di replicare un escamotage di quasi tutte le ultime leggi di Bilancio, quello di etichettare alla voce recupero dell’evasione delle misure che colpiscono tutti i contribuenti.

Si parla di un aumento delle aliquote Iva per gli acquisiti cash. Ad esempio, il conto di una cena al ristorante se è pagato in contante avrà l’Iva all’11% invece del 10%. “Se questa è l’ipotesi, è poco credibile. Le aliquote Iva per le regole europee possono essere solo tre, una ordinaria e due agevolate”, spiega Zanetti. “Però è possibile prevedere un aumento dell’Iva per poi consentire uno sconto a chi fa acquisti con moneta elettronica. Ad esempio, l’aliquota ordinaria sale dal 22 al 24% e poi si riconosce uno sconto solo agli acquisti di beni e servizi a rischio di evasione. Il risultato è che si neutralizzano gli aumenti solo per alcuni beni, ma per tutti gli altri l’Iva aumenta”.

In sostanza, le voci dei giorni scorsi su aumenti selettivi dell’Imposta indiretta su beni e servizi avevano un fondamento. Ma la tecnica è un po’ più sofisticata. “Non sembra una proposta mirata ad incentivare alcuni acquisti fatti con la moneta elettronica, ma un aumento generalizzato dell’Iva su tutti i beni, salvo lasciare l’imposta invariata su alcuni di essi. Parliamoci chiaro, il vero scopo è dare una narrazione politica al fatto che si stanno aumentando le aliquote anche se fino ad oggi è stato detto che non si sarebbe fatto”.

Dubbi anche sull’incentivo. Si è ipotizzato un recupero di due punti percentuali su alcuni acquisti effettuati con carte o strumenti elettronici tracciabili . “Lo sconto fiscale è un meccanismo che funziona, ma non se è così limitato. Nell’edilizia funziona, ma le detrazioni vanno dal 36 al 50%. In termini anti evasivi se ci sono vantaggi così significativi il risultato di vede. Con il 2% il rischio è che il recupero dell’evasione sia molto più contenuto”.

Un altro tema è se contabilizzare nella legge di Bilancio i proventi da lotta all’evasione. “Lo hanno fatto un po’ tutti i governi, fatta eccezione per quello Monti che introdusse l’anagrafe tributaria dei conti correnti, ma non cifrò nessuna copertura. Sia i governi Berlusconi sia Renzi sia il primo Conte hanno sempre inserito norme di natura anti evasiva cifrandole come coperture. La verità è che nei dibattiti televisivi si dice lotta all’evasione, ma nel Def le stesse misure diventano caccia al gettito. Non sono nuove metodologie di controllo, ma una stretta sui diritti della generalità dei contribuenti o nuovi adempimenti con conseguenze per tutti, come è successo con lo split payment e il reverse charge o la fatturazione elettronica. Sotto il cappello della lotta all’evasione si nasconde quasi sempre una aumento delle tasse”.

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