Boris Johnson come Matteo Salvini? Il paragone convince il Financial Times, che dedica ai due eccentrici sovranisti europei un lungo editoriale. A firmarlo è niente meno che il condirettore Wolfgang Münchau. Cosa hanno in comune il leader leghista appena estromesso dai palazzi e il premier conservatore appena entrato e già prossimo ad abbandonarli? “Almeno una cosa. Hanno sopravvalutato entrambi la loro capacità di forzare le elezioni”.
Per Salvini i giochi sono fatti. La rottura di agosto gli si è ritorta contro, e ha imparato una regola aurea della politica valida anche Oltremanica: “un ritiro tattico dal governo può trasformarsi in un fallimento”. Molto rumore per nulla. “Da quando ha lasciato l’esecutivo la sua popolarità è crollata – sentenzia il quotidiano finanziario britannico – Cinque Stelle e Pd si trovano oggi invece in una comoda posizione, mentre Salvini si auto-distrugge sulle spiagge dell’opposizione”.
Johnson è ancora in tempo per salvarsi. Teme di sottoscrivere una lettera di estensione della Brexit almeno quanto Salvini temeva di firmare una manovra di bilancio lacrime e sangue. Se decidesse di dare le dimissioni per allontanare l’amaro calice potrebbe ritrovarsi presto spettatore passivo degli eventi, lo avvisa Münchau. “Potrebbe nascere un governo di unità nazionale, supportato da Labour, Lib Dems, Snp e altri indipendenti. Il suo mandato iniziale consisterebbe in una richiesta di proroga (della Brexit, ndr) per poi tornare alle elezioni”.
Sempre che davvero si torni al voto. Perché, l’Italia insegna, non è detto che il nuovo governo si adegui ai desiderata di Jo-Jo. “Non è escluso che i suoi partecipanti cambino idea quando realizzeranno che non hanno nulla da guadagnare dal voto”. Così la telenovela romana potrebbe ripetersi a Londra. “Quella che inizia come una amministrazione tappa-buchi può durare al potere fino al 2022, quando ci saranno le prossime elezioni”. Münchau lo chiama “Progetto resettare gli orologi”. Andrà a genio ai Remainers, che vedrebbero la Brexit congelata. E non può certo dispiacere ai moderati, che in un attimo assisterebbero a due carriere sgradite andare in fumo, quelle di Johnson e Jeremy Corbyn.
Non sembra che le opposizioni si siano rese conto dell’occasione d’oro. Sia chiaro, dice l’editorialista, la soluzione italiana non è tutta rose e fiori. “Non mi aspetto nulla di buono dal nuovo governo italiano. Nessuno dei due partiti ha la più vaga strategia di come fermare la recessione”. Ma sia la coalizione anti-Salvini che quella anti-Johnson “potrebbero rivelarsi resistenti contro ogni previsione”.