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L’intelligence economica è una priorità (occhio ai russi!). L’analisi di Mantici

Di Alfredo Mantici

L’intelligence economica è la raccolta e l’analisi di informazioni non altrimenti disponibili in campo economico. Ciò che sappiamo con certezza è che in questo campo non vi sono né amici, né alleati. Il primo step dell’intelligence economica è quello che in gergo si definisce la counterpart evaluation. Nel momento in cui un Paese avvia una trattativa di tipo commerciale, è utile ai negoziatori entrare in possesso di tutte le informazioni sulla controparte. Questo vale anche a livello governativo.

L’evoluzione dell’intelligence economica, dunque, altro non è che l’evoluzione dell’economia, specialmente internazionale, e la sua condivisione all’interno dell’evoluzione dell’economia stessa. Se, per esempio, un Paese come l’Italia decide di avviare un rapporto privilegiato con un altro Paese come la Cina, è evidente che avrà bisogno di informazioni sulla counterpart cinese e di possedere un quadro preciso di come questo accordo possa interferire con altri accordi commerciali, soprattutto con amici e alleati.

In realtà, è l’intelligence, per sua natura, a tenere sempre conto del “parere” di alleati e amici, ma bisogna ricordare che il fine ultimo resta sempre quello dell’interesse nazionale. Poiché, dunque, l’intelligence può essere definita come la raccolta e l’analisi di informazioni per l’esecutivo, il compito di condividere queste informazioni spetta al governo; si tratta infatti di un compito politico e non tecnico. L’uso del prodotto finale, dunque, è a sua volta politico e persegue gli interessi della politica, anche estera. Ma nessun Paese, com’è ovvio, e di conseguenza nessun apparato di intelligence, potrebbe mai pensare di aggredire, da un punto di vista spionistico, un Paese con cui il governo è in trattativa, poiché andrebbe contro il Paese stesso. Da qui la ragione per cui la condivisione di informazioni è al servizio degli interessi nazionali reali, e non può restare legato ad alleanze sul piano teorico.

Ecco perché, ad esempio, la lotta al terrorismo rappresenta la contingenza per cui la condivisione di informazioni fra Paesi raggiunge migliori risultati: data la convergenza di interessi, la condivisione delle informazioni è massima. Altrettanto non si può dire, ovviamente, per le informazioni economiche. La mancata condivisione di talune informazioni, in ambito di intelligence economica, avviene dunque di frequente, tanto nei confronti dei “nemici”, quanto nei confronti degli alleati. I governi individuano infatti i propri obiettivi di politica economica, anche proiettati all’estero, e sulla base di questi chiedono e condividono informazioni.

Nel caso della Cina, e della Via della seta in particolare, ad esempio, è evidente che qualora gli interessi del nostro Paese entrassero in conflitto con quelli di altri Paesi, non vi sarebbe condivisione di informazioni in questo campo. Lo stesso vale nel caso della Libia, ove non vi sono solo interessi strategici e geopolitici, ma anche economici. I francesi sono senza dubbio nostri alleati, com’è noto, ma nel caso del petrolio libico è evidente che non vi sia possibilità di condivisione delle informazioni, poiché entrambi i Paesi hanno interessi economici in gioco.

Ad oggi, abbiamo di fronte un orizzonte degli eventi in movimento. Nel 1992 lo storico Francis Fukuyama ha scritto un libro dal titolo affascinante ma nella sostanza privo di senso: La fine della storia. La tesi dell’autore era che con la sconfitta definitiva del comunismo il mondo si sarebbe assestato su un orizzonte liberale e gli affari internazionali sarebbero stati gestiti in maniera condivisa dalle burocrazie, con la conseguente morte della politica. Quanto avvenuto negli ultimi trent’anni ha dimostrato che Fukuyama aveva torto. La storia è in continuo movimento e si evolve a seconda dei casi.

Il ruolo dell’intelligence è di tenere costantemente aggiornato l’esecutivo affinché il governo sia in grado di prendere decisioni politico-strategiche adeguate. All’interno di questo discorso si colloca tra l’altro anche il ruolo delle aziende strategiche, poiché queste ricoprono una funzione fondamentale non solo nell’economia del nostro Paese, ma anche nella nostra proiezione all’estero.

Il concetto sostanziale, dunque, è che non esistono alleanze e amicizie nel campo economico, se non momentanee e per il perseguimento di un medesimo obiettivo. Tra l’altro, l’intelligence rappresenta uno strumento che non solo garantisce la difesa degli interessi nazionali, ma anche il risparmio di notevoli investimenti economici in campo scientifico. Il Kgb, ad esempio, non solo ha servito gli interessi nazionali del suo Paese, ma ha anche consentito di risparmiare miliardi di dollari in ricerca scientifica rubando i segreti scientifici a Paesi più evoluti. Da qui nasce l’esigenza di tutelare i nostri segreti scientifici attraverso le attività di controspionaggio e, dove possibile, con lo spionaggio per l’acquisizione di materiale scientifico da parte di Paesi che non sono disposti a cederlo.

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