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Maggioritario? È nel dna di FI. Giacomoni svela i piani del centrodestra

Se c’è una cosa che non si può proprio rimproverare a Sestino Giacomoni è la mancanza di coerenza. Ventisei anni fa un giovane consulente finanziario romano inviava un curriculum a un nuovo movimento politico in via di gestazione: Forza Italia. Oggi è ancora lì, siede convinto nel gruppo alla Camera ed è uno dei più decisivi registi delle manovre azzurre. Silvio Berlusconi lo ha voluto per l’ennesima volta al suo fianco, affidandogli la responsabilità di tutti i coordinatori regionali. Un ruolo di peso assoluto. Soprattutto ora che le regioni possono diventare il trampolino di lancio della vecchia coalizione di centrodestra con Lega e Fratelli d’Italia o suonare il requiem all’alleanza che fu. La seconda ipotesi non è presa in considerazione, spiega lui in questa intervista a Formiche.net. Per battere l’asse Cinque Stelle-Pd bisogna mettere da parte mal di pancia e diffidenze, “il centrodestra è maggioranza del Paese”.

Giacomoni, sul referendum per il maggioritario c’è stato un cambio di linea del partito. Prima avete dato indicazione ai coordinatori di astenersi, poi di votare liberamente.

In realtà abbiamo sempre detto la stessa cosa: intervenire solo con il referendum avrebbe comportato problemi tecnici e politici, per questo ci saremmo astenuti.

Poi cosa è successo?

Avendo poi trovato un accordo per cui la maggioranza avrebbe approvato, contestualmente al referendum, un ordine del giorno secondo il quale le Regioni si sarebbero impegnate a presentare una proposta di legge elettorale con una quota proporzionale e un premio di maggioranza per garantire la governabilità, oltre ovviamente all’elezione diretta del Presidente, il coordinamento nazionale di FI ha concordato il voto favorevole. Ricordiamoci sempre che se l’Italia è diventato un Paese a vocazione maggioritaria è per merito di Forza Italia e del presidente Berlusconi, questo è un dato di fatto.

Eppure c’è chi parla di “ammutinamento” fra i consiglieri regionali di FI, perfino il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ha dato indicazioni di votare a favore. Sembra che abbia prevalso la linea Salvini…

Le posso assicurare che non è così, svolgendo il ruolo di coordinatore dei coordinatori regionali ho tenuto stretti contatti con tutte le Regioni, ed anche con il presidente Cirio e tutti erano pronti ad astenersi sul referendum se non fosse stata votata contestualmente dalla maggioranza la nostra proposta. Tutto il resto sono “chiacchiere” e rientrano nel teatrino della politica.

Lunedì Calderoli vuole depositare la proposta in Cassazione. Siete convinti di questa strada?

Sono 25 anni che percorriamo questa strada. Forza Italia ha fatto nascere il bipolarismo in Italia, con la discesa in campo del Presidente Berlusconi nel 1994. Da allora siamo per un sistema elettorale che favorisca la chiarezza e il rispetto del voto: chi vince governa.

Esiste ancora un centrodestra nazionale o resiste solo alle regionali?

Il centrodestra non solo esiste ma è anche maggioranza naturale nel Paese, come si è visto in tutte le elezioni nazionali, regionali ed europee dal 4 marzo del 2018. Abbiamo sempre vinto.

Come mai l’incontro fra Berlusconi, Salvini e Meloni continua a slittare? Ci sono incomprensioni da chiarire?

Nessuna incomprensione, solo la necessità di riflettere bene per concordare la strategia migliore per sconfiggere questa alleanza innaturale tra la sinistra ed i 5 stelle. Con Pd-Cinque stelle sopra il 45%, il polo sovranista da solo sarebbe destinato alla sconfitta. Tutti ormai hanno compreso che il centrodestra unito è una strada obbligata.

Berlusconi ne è convinto?

A Berlusconi va riconosciuta la lungimiranza di aver capito, prima di chiunque altro, che il Movimento 5 Stelle è un partito di sinistra e che con la sinistra si sarebbe alleato. Per quanto riguarda il vertice nessuno slittamento: bisogna solo far incrociare le agende del presidente Berlusconi, di Salvini e di Meloni.

Renzi vuole i vostri voti. Il suo partito cresce lentamente nei sondaggi mentre Forza Italia non riesce a risalire. Temete che possa prendere il vostro posto?

Renzi può ambire anche alla luna se ritiene, ma difficilmente i moderati voteranno per chi aveva detto che non avrebbe mai governato con i Cinque stelle e invece per puro interesse di bottega ha fatto nascere un altro governo a guida grillina. Se non fosse stato per Renzi questo  governo delle tasse e dei porti aperti non sarebbe nato. Gli elettori non se ne dimenticheranno.

C’è stato molto rumore fra i vostri per una cena di Mara Carfagna con un gruppo di parlamentari. 

Noi siamo il partito della libertà, ognuno può organizzare colazioni, aperitivi e cene. Per quanto riguarda l’episodio da lei citato io naturalmente non ero presente, ma so che nessuno dei partecipanti prende neppure in considerazione l’idea di lasciare Forza Italia, come è emerso chiaramente durante l’ultima riunione dei gruppi parlamentari in cui abbiamo ribadito la nostra compattezza dietro la linea tracciata dal presidente. Forza Italia è alternativa alla sinistra e distinta, ma non distante, dalla Lega.

Quindi il partito è compatto intorno al leader?

Di noi gli osservatori hanno sempre detto che siamo un partito anarchico e monarchico, in cui tutti sono liberi di fare e dire quel che ritengono giusto, poi però il presidente, dopo aver ascoltato tutti, decide e dà la linea.

C’è il rischio di qualche fuoriuscita verso Italia Viva?

Per quanto riguarda le fuoriuscite non siamo preoccupati anche perché al contrario da quando Pd e 5stelle hanno dato vita a questo obbrobrio, politico in molti stanno bussando alla nostra porta e a quella dei nostri alleati.

Il taglio dei parlamentari proposto dai M5S è stato calendarizzato per il 7 ottobre. Voi che indicazioni di voto darete?

A differenza del Pd saremo coerenti con quanto detto finora. La vera domanda è se i 5 stelle saranno altrettanto coerenti. Avevano detto che erano disponibili ad andare a votare dopo il taglio dei parlamentari. A me, per ora, non pare sia così. E questa vicenda sarà l’ennesima trovata dei grillini per difendere le loro poltrone non per tagliarle. Il vero problema è un altro.

Quale?

Non ridurre il numero dei parlamentari, ma alzare la qualità degli eletti e l’unico modo per farlo è andare a votare e mandare a casa questo governo di incapaci. Noi, tra l’altro, il taglio dei parlamentari lo avevamo già fatto, con la nostra riforma costituzionale nel 2006.

Questa legge è molto diversa.

La nostra era una riforma complessiva, che non si limitava a tagliare, ma ridefiniva il ruolo del parlamento e del governo, valorizzando entrambi. Quella riforma fu poi fermata con un referendum sostenuto dalla sinistra, quella stessa sinistra che oggi, 13 anni dopo, spiega agli altri che bisogna tagliare i parlamentari. Questa è la loro coerenza.

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