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Rottamare quota 100 e cautela sulle partecipate. La ricetta di Morando

Giuseppe Conte ha aperto ufficialmente il cantiere per la prossima manovra, incontrando i sindacati a Palazzo Chigi. La crisi di governo scoppiata in pieno agosto ha rallentato i tempi di gestazione, meglio partire da una base di consenso con le parti sociali per procedere il più spedito possibile. I conti però, li farà qualcun altro. L’Europa ci attende al varco, pronta a concedere un po’ di flessibilità, ma nel rispetto di quel Patto di Stabilità che piano piano sta cambiano connotati (qui l’intervista la settimana scorsa all’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan). Enrico Morando ha abitato il Tesoro per quattro lunghi anni, in veste di viceministro, prima nel governo Renzi poi in quello Gentiloni, barcamenandosi nella scrittura di ben quattro manovre, proprio insieme a Padoan. Formiche.net ha chiesto a Morando una previsione sulla portata della prossima legge di Bilancio, che anche con Paolo Gentiloni commissario agli Affari Economici dovrà alla fine risultare sostenibile e credibile.

Morando, come dovrà essere la prossima manovra?

Facciamo una premessa. Le regole nazionali ed europee dicono chiaramente che il nostro indebitamento strutturale non può peggiorare, visto che prima con il governo gialloverde poi con quello giallorosso è peggiorato. La Commissione europea ha sempre detto che questa voce di bilancio non può e non deve peggiorare. Dobbiamo partire da questo punto di partenza. La situazione è delicata perché abbiamo a che fare con il blocco dell’Iva e con un’economia che dopo tanti anni di crisi a ricominciato a rallentare ancora. Non è tutto. La Commissione Ue, anche senza Moscovici a cui è subentrato Gentiloni, si comporterà allo stesso modo dello scorso anno e cioè imponendoci un miglioramento dell’indebitamento strutturale, che nel frattempo è peggiorato.

E dunque?

Ci verrà concesso dello spazio finanziario da parte dell’Europa, che però non ci basterà per impedire il blocco dell’Iva. Senza Salvini al governo dobbiamo aspettarci maggiore flessibilità, ma a un patto: che l’Italia non faccia maggiore spesa ovvero maggiore deficit. Mi spiego: Bruxelles è pronta ad accordarci della flessibilità non trascurabile, ma dietro l’accordo che l’Italia non peggiori il suo deficit con della spesa aggiuntiva. Ed è per questo che è complicata la questione. Servono 23 miliardi di Iva e 5 miliardi per le accise, oltre ad altri 26 miliardi sempre per l’Iva nel 2021. Il conto sale facilmente a 50 miliardi di euro.

Dove trovare così tanti soldi se non possiamo allentare un po’ di deficit?

La mia opinione è che non c’è alternativa: i soldi si possono trovare se si mette radicalmente in discussione quota 100. Pochi giorni fa la Ragioneria dello Stato ha detto chiaramente che quota 100 costa troppo e tutto il sistema pensionistico è messo in pericolo dalla misura. E dunque se si vogliono delle risorse serie dobbiamo smontare quota 100, una misura che non solo non ha prodotto gli effetti sperati, visto che in pensione ci stanno andando solo i dipendenti pubblici e non certo gli operai che hanno iniziato a lavorare presto, ma ha anche prodotto un disastro finanziario. Se si mettesse in discussione quota 100 nel bilancio rientrerebbero un bel po’ di miliardi che potrebbero essere usati per l’Iva. Questo sarebbe il disegno di una manovra realistica.

Ma non ci sarebbe anche la revisione delle agevolazioni fiscali?

Ma è un cane che si morde la coda. Se io tolgo le agevolazioni fiscali è come dire ‘blocco l’Iva ma aumento le tasse su lavoro e imprese’. Le agevolazioni agiscono sull’Irpef non ha senso fermare l’Iva per aumentare il carico fiscale da un’altra parte. Non ci sono alternative a quello che le ho detto prima.

Immagino che le privatizzazioni promesse dal precedente governo, 18 miliardi, vadano escluse a priori…

Sono irrealizzabili. I 18 miliardi da incassare presupponevano un piano da redigere tra fine 2018 e inizio 2019. Quella è stata una mossa per placare l’Europa. Nemmeno se questo governo fosse composto da 150 Keynes si riuscirebbero a portare gli asset sul mercato nei prossimi mesi e incassare.

Ha sentito parlare del piano Capricorn. Partecipazioni del Mef messe in pancia alla Cdp per alleggerire il bilancio pubblico…

Altroché. Ma anche qui mi pare un discorso complesso che cozza da sempre con una difficoltà molto seria e cioè la classificazione di Cdp. Un’operazione di questo tipo potrebbe cioè indurre l’Eurostat (l’Istat comunitario) a riclassificare la Cassa come parte della Pubblica amministrazione con conseguenze particolarmente negative per tutti (l’Eurostat, che oggi classifica la Cdp come intermediario finanziario e in quanto tale Cassa è vigilata a regime speciale dalla Banca d’Italia, potrebbe infatti fare retromarcia e riportarla nel perimetro della Pubblica amministrazione con conseguente aumento del debito pubblico per ogni investimento sostenuto, ndr) Ci sarebbe un’alternativa però.

Sarebbe?

La progettazione e la realizzazione di un veicolo privato basato su logiche di mercato al quale trasferire asset pubblici dietro pagamento, rifornendosi sul mercato sulla base della garanzia costituita dagli stessi asset. Si tratta di un meccanismo che mi ha sempre convinto. Il problema è che in Italia non c’è mai stato un governo dotato del necessario respiro per portare avanti il progetto.

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