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Vi spiego gli attuali rapporti tra il Vaticano e la Federazione Russa. L’analisi di Valori

Il Vaticano oggi è il più grande ed efficace mediatore tra i vari mondi ideologici e tra le vecchie, grandi alleanze politiche. Un sistema in cui la Chiesa opera sia mediando tra di esse, che tra esse e l’Occidente.

È questo il caso della Federazione Russa, con cui la Chiesa Cattolica ha una particolare e antica relazione, che nasce dalla missione presso lo Zar del 1452 e, poi, in una lunghissima vicenda di profondo contrasto ideologico con l’ateismo di Stato marxista-leninista, ma anche di amicizia e sostegno, soprattutto oggi.

Le piene relazioni diplomatiche tra i due Paesi sono state riaperte nel 2009, con il numero dei riconoscimenti diplomatici della Santa Sede che sono oggi arrivati a ben 178 Paesi, mentre solo nel 1978 i legami diplomatici ufficiali del Vaticano erano 84.

Certo, la Russia attuale, come quella zarista e poi quella marxista-leninista, ha una Chiesa Ortodossa strettamente legata, per sua stessa natura, al potere politico, e nemmeno Stalin sfuggì del tutto a questa regola.

Ancora oggi, però, i residui del passato regime comunista sono presenti nell’estetica di massa non dell’attuale sistema incentrato sulla figura di Vladimir Putin, ma su delle abitudini popolari inveterate e profonde.

Recentemente, proprio il Presidente Putin ha collegato ideologicamente il comunismo con la tradizione cristiana, in una visita all’antico monastero di Valaam.

Tanti russi ritengono, ancora oggi, il mausoleo di Lenin nella Piazza Rossa come “un luogo sacro”, mentre il 51% dei russi, secondo attente statistiche, ammira ancora Stalin.

Perché il ritorno del mito di “Acciaio”, e proprio oggi? Perché egli è visto come un nemico della burocrazia e delle “élite” e, soprattutto, come l’autore della grande vittoria dell’Urss contro il nazismo.

Come si mescolano, nei miti popolari, tendenze profonde della società contemporanea e vecchie idee sulla seconda guerra mondiale!

Probabilmente, oggi Stalin incarna ancora, come già notò Curzio Malaparte nel suo “Tecnica del colpo di Stato”, scritta nel 1931, la sicurezza e la stabilità semplice e virile del contadino russo, mentre Trotzky, notava sempre Malaparte, allora diplomatico italiano a Varsavia, si muoveva nervosamente e senza sicurezza, “come un intellettuale moderno europeo”, per dirla con Malaparte.

Peraltro, il rapporto attuale russo con la Chiesa Cattolica e le altre Chiese autocefale nazionali deriva direttamente dalla nuova strategia di Putin, quella di espansione “nell’estero vicino”.

L’Ucraina è, infatti, al centro del progetto strategico di Putin, senza l’Ucraina nessuna espansione è possibile, insieme comunque al Caucaso e all’Asia Centrale.

Ma uno dei centri del potere e della identità nazionale ucraina è proprio la Chiesa Greco-Cattolica, che mostra ancora un rito di origine bizantina ed è legata strettamente a Roma.

È stata, dopo la grande repressione del 1946, la più grande comunità religiosa in più rapida espansione, in tutto il mondo.

La passione con cui la Chiesa Greco-Cattolica propone la dottrina sociale della Chiesa è, da tempo, un sostituto molto credibile della escatologia marxista o, comunque, delle idee sociali di origine sovietica. I rapporti con il Patriarcato di Mosca sono, comunque, oggi, molto buoni.

In ogni caso, Papa Francesco propone sempre, durante tutto il suo papato, il dialogo sopra il confronto.

Quindi, mentre l’Ue e gli Usa sono sempre più avversi alla Russia di Putin, è il Vaticano che ascolta attentamente e tratta efficacemente con Mosca.

La superiorità ingenua, tipica dei deboli, con cui Ue e Usa trattano con il Cremlino sarà il segno di una dura sconfitta, in Siria come altrove.

Nella sesta visita da parte del leader del Cremlino, Papa Francesco ha parlato con lui di varie questioni internazionali.

Mai, nemmeno durante Stalin, la Russia ha pensato che la diplomazia vaticana fosse disinformata o impotente. Anzi, l’ha usata durante la Seconda guerra mondiale, per le questioni riguardanti Hitler e la sua fine, e per trattare con gli Usa, già adattatisi alla guerra fredda.

Si dice si sia discusso molto, tra il Papa e Putin, di Siria, dove la linea della Santa Sede è ben lontana dal “democraticismo” vuoto e ambiguo dell’Occidente, poi di tutto il Medio Oriente e della sua nuova configurazione, dello status di Gerusalemme, infine della decadenza morale dell’Occidente e, quindi, di una sorta di alleanza tra la Russia di Putin e il Vaticano per difendere i valori antichi e eterni.

Ma, ancora, nessuna visita del Papa in Russia, il Sinodo della Chiesa Ucraina Greca creerebbe, ovviamente, qualche comprensibile problema. Putin ha già avuto due conversazioni riservate con Papa Francesco, nel 2013 e nel 2015.

Sarà in Vaticano il prossimo gennaio, quando, presso la Santa Sede, si aprirà una mostra di arte russa. Il ministro degli Esteri Lavrov, invece, ha spesso contatti con i suoi corrispondenti della diplomazia cattolica romana, a tutti i livelli e costantemente.

E qui si trova già in nuce la grande idea di Papa Francesco, la sua apertura attenta e profonda alla Chiesa Ortodossa Russa, che ha 150 milioni di fedeli e una potenza economica riguardevole, che talvolta è stata anche utilizzata per salvare le finanze pubbliche.

Nel 2016, Papa Francesco e il Patriarca Kirill si sono incontrati a Cuba, ma un mese dopo il Papa approvava la nomina dell’arcivescovo Celestino Migliore a nunzio apostolico a Mosca.

L’anno successivo gli verrà conferita anche la nunziatura apostolica in Uzbekistan. Il Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha poi visitato la Federazione Russa dal 20 al 24 agosto 2017, invitato espressamente dallo Stato russo e dalle più alte gerarchie della Chiesa Ortodossa.

La prima visita di un Segretario di Stato vaticano dopo il 1999, quindi, e dopo la grande, storica visita del Card. Agostino Casaroli, appena successiva, nel 1990, al crollo del regime sovietico.

Il Card. Parolin ha avuto, come lui stesso li ha definiti, alcuni “incontri importanti e costruttivi” con il Presidente Putin, con il ministro degli Esteri Lavrov, con il Patriarca Kirill e il metropolita Hilarion, e anche con alcuni altri membri del Patriarcato di Mosca.

Il Card. Parolin si è poi incontrato con Putin a Sochi. Molte delle loro conversazioni sono ancora riservatissime, ma un argomento è già noto: la questione dei cristiani in Siria e tutti i conflitti in Medio Oriente, visto che il Vaticano riconosce il fait accompli, ovvero la Federazione Russia come grande potenza determinante per i destini di tutto il Medio Oriente.

Poi, è stato discusso anche lo status dei cristiani nelle varie zone a maggioranza islamica, dove la Federazione Russa conta già moltissimo, e la possibile loro protezione. La Russia è già disponibile, alcuni Paesi Occidentali no.

Il giorno successivo, quando il Card. Parolin si è incontrato con il ministro degli Esteri Lavrov, si è discusso della lotta contro il terrorismo e il jihadismo, per la promozione di uno stabile dialogo tra i Paesi e le Religioni, infine della protezione delle minoranze etniche, religiose, politiche in tutte le possibili soluzioni, parziali o meno, dei conflitti in Medio Oriente.

Tra il Card. Parolin e Lavrov si è inoltre discusso di come far cessare gli scontri in Siria, utilizzando sia gli Accordi di Astana che i colloqui di Ginevra. Che il Vaticano accetta entrambi.

Inoltre, il Cardinale Segretario di Stato ha ricordato a Lavrov e ai sui collaboratori la necessità, oggi impellente, di ristabilire i contatti e i colloqui tra lo Stato di Israele e il mondo palestinese, oltre a provare a dare una soluzione alla forte tensione presente in Venezuela, dove i russi hanno ancora una forte proiezione di forza.

Ma anche la Chiesa Cattolica ha un potere indiscusso.

Il Card. Parolin non discute mai invano e con tono astratto e accademico.

Il Segretario di Stato vaticano ha poi delineato con energia la posizione pratica e razionale di Papa Francesco al vertice del potere russo, su tutte le questioni in discussione.

Immaginiamo che il Papato di Francesco e il suo Segretario di Stato vogliano, per la Siria, un impegno concreto di Assad, che implicitamente riconoscono, per la protezione e il sostegno alla popolazione. E il ritorno in Siria dei rifugiati all’estero.

Per la Libia, Papa Francesco vuole che il conflitto cessi subito, tramite un dialogo credibile e sostanziale tra le parti, eventualmente sostenuto dalla diplomazia vaticana e dalla stessa Federazione Russa, che sostiene oggi l’attaccante Khalifa Haftar, lo strongman della Cirenaica.

Per il Sud Sudan, il Papa vuole che si riuniscano il presidente Salva Kiir e il capo dei ribelli Riek Machar, e infatti pochi giorni dopo Kiir ha chiesto a Machar la formazione di un governo di unità nazionale.

Uno dei tanti e sciocchi conflitti generati dal petrolio. E dalla sciatteria delle Potenze economicamente più importanti.

Inoltre, la Russia sostiene seriamente lo sforzo del Vaticano in Venezuela, per stabilizzare pacificamente il sistema politico locale.

E, per ritornare alla questione ucraina, il Card. Parolin ha sottolineato, proprio in riferimento alla attuale situazione politico-militare ucraina, e all’annessione della Crimea, che “occorre applicare pienamente le norme internazionali”.

La Santa Sede vuole, infatti, che il Protocollo di Minsk del 2014, che pure è rimasto inapplicato, sia oggi adottato chiaramente da tutte le parti in causa.

Lavrov ha chiaramente apprezzato il sostegno del Vaticano al Protocollo di Minsk.

Insomma, come si deduce dai messaggi del Card. Parolin al ritorno dalle sue missioni russe, è bene che l’Occidente non trascuri e, soprattutto, non isoli la Federazione Russa. Sarebbe, aggiungiamo noi, un errore strategico fondamentale. Ma oggi, con questa geopolitica da brave massaie, tutta vuota morale e superficialità politica, non c’è molto da sperare, in Occidente.

I cattolici in Russia, primo dovere tradizionale della missione vaticana in loco, sono davvero pochi: 773.000 credenti, presenti in quattro diocesi che furono stabilite da Giovanni Paolo II, Colui che consacrò la Russia al Sacro Cuore di Maria. Come voleva, da tanto tempo, la S. Vergine nei Suoi messaggi di Fatima. La Chiesa di Roma non fa proseliti in Russia, ma il clima non è ancora buono, per i russi cattolici romani. E, in questo caso, le discussioni e gli incontri del Card. Parolin con i maggiorenti della Chiesa Ortodossa sono stati importanti quanto quelli con Putin e Lavrov.

Intanto, Kirill II ha prospettato l’ipotesi di operazioni umanitarie comuni tra Chiesa di Roma e Patriarcato di Mosca, soprattutto in Medio Oriente.

Gli ortodossi, poi, avranno a disposizione le reliquie di San Nicola, trasferite temporaneamente da Bari a Mosca e San Pietroburgo.

Quindi, è iniziata una nuova fase caratterizzata da relazioni stabili e strette tra l’Ortodossia russa e il Cattolicesimo Romano, una fase che, certamente, non sarà cancellata a breve.

 


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