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Qualcuno si svegli. Confindustria denuncia: l’economia italiana è ferma

Gialloverde, giallorosso. Qualunque sia il colore del governo di turno non bisogna mai e poi dimenticare che l’Italia è un Paese sì del G7, ma dall’economia piuttosto anemica. Tradotto, in un mondo che sfiora la recessione e con la Germania che tira il fiato, la politica italiana non deve scordarsi che senza Pil non si va da nessuna parte. Ancora una volta è il Centro studi di Confindustria a ricordare che, finita la giostra di questi giorni, toccherà alla politica mettere in campo tutte le energie necessarie per risparmiare al Paese (e ai cittadini) nuovi anni di stagnazione.

“L’economia italiana è ferma: l’industria è in affanno, i servizi solo in lieve recupero mentre gli investimenti sono attesi in calo e migliora di poco lo scenario per i consumiI tassi sovrani sono scesi ai minimi storici, ma lo spread resta ampio e rischia di fermarsi l’export, per la flessione degli scambi mondiali e la Germania in panne. Per questo nel terzo trimestre l’economia italiana appare ancora debole, dopo che nel secondo il Pil era risultato piatto”, scrive il Centro studi diretto da Andrea Montanino nella sua Congiuntura Flash. “Accanto alla conferma di alcuni segnali di miglioramento, infatti, perdura una lunga serie di dati negativi, che riflettono anche uno scenario globale non brillante e con rischi al ribasso“. Dunque, “continua la dinamica negativa nell’industria italiana: l’indice Pmi segnala flessione dell’attività nei mesi estivi. La produzione è vista in calo a luglio (-0,3%) ed è attesa in lieve recupero in agosto, per lo più per ricostituzione dei magazzini”.

csc (2)

 

Nel settore dei servizi, invece, le cose sembrano andare un po’ meglio. L’indice Pmi è ulteriormente salito a luglio, in area di espansione (51,7), dopo che fatturato e valore aggiunto erano tornati a crescere nel secondo trimestre. Secondo Confindustria “i dati qualitativi segnalano un moderato incremento degli occupati nei servizi, non nell’industria”. Il problema però è la fiducia delle imprese manifatturiere “calata ancora in agosto, ai valori del 2015”, sottolinea il Csc. E lo spread? “Continua a pesare sulla competitività delle aziende italiane, anche se il calo del Btp potrebbe contribuire ad arginare la stretta sul credito in Italia, originata nel 2018 proprio dai tassi alti: i prestiti sono in calo (-0,9% annuo a giugno), con un costo fermo ai minimi (1,4%)”.

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