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Vi racconto la rivincita di Grillo sul Pd. Il corsivo di Polillo

Corsi e ricorsi storici: è proprio il caso di dirlo, nel valutare l’ultima proposta di Dario Franceschini rivolta ai 5 Stelle. “Se lavoreremo bene – ha detto a La Repubblica – potremo presentarci insieme già alle regionali. È difficile, ma dobbiamo provarci. Per battere questa destra ne vale la pena”. L’inizio di un percorso che, passo dopo passo, avrebbe potuto portare alla nascita di un nuovo e diverso soggetto politico. Immediata la risposta degli interessati all’insegna del “non possimus”. Il regolamento – ossia lo statuto – lo vieta. Quello dei 5 Stelle come lo aveva vietato quello del Pd dieci anni fa.

Piccola grande rivincita di Beppe Grillo. Correva l’anno 2009. I 5 Stelle erano ancora un insieme di meet up, sparsi in riunioni semiclandestine. Dario Franceschini era, invece, il segretario del Pd. Era estate e Beppe Grillo aveva deciso di prendere la tessera del Pd, con l’idea di partecipare alle primarie. Si era rivolto al circolo culturale di Arzachena, in Sardegna ed aveva già pagato i 16 euro previsti. Ed invece la reazione della Commissione di garanzia regionale era stata immediata. “Lo Statuto ed il regolamento – questa la risposta – impediscono l’iscrizione, per questo è stata avviata la procedura di restituzione degli euro versati”.

Non per questo il comico genovese si era perso d’animo. Ci aveva nuovamente riprovato, in Irpinia costringendo i massimi dirigenti a scendere in campo. Maurizio Migliavacca, allora responsabile dell’organizzazione aveva scelto la strada asettica del burocratese. “Le regole per iscriversi al Partito Democratico – aveva precisato – sono chiare e precise. Mi sembra molto difficile che la richiesta di iscrizione al partito di Beppe Grillo contenga i presupposti ed abbia i requisiti necessari per il rilascio della tessera del Pd”. Più politiche invece le risposte sferzanti di Piero Fassino e Pierluigi Bersani. Leitmotiv: un partito non è un taxi. Replica postuma alle vecchie tesi di Enrico Mattei.

Siparietto finale, infine, da parte dello stesso Grillo, nel suo blog. “Ci sono milioni di elettori del ‘PDmenoelle’ che vorrebbero avere un ‘PDcinquestelle’.” Dieci anni dopo quel sogno poteva anche avverarsi, ma come spesso si dice “ogni lasciata è persa”. Solo che, questa volta, a perdere il treno sembra essere il Pd.


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