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Rousseau, il governo Conte 2 e la democrazia diretta. L’analisi di Celotto

“Sei d’accordo che il M5S faccia un governo, col Pd, presieduto da Conte?”. Il quesito che si voterà domani sulla piattaforma Rousseau ripropone in tutta la sua densità il tradizionale dilemma fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Non occorre scomodare le democrazie dell’antica Grecia, ma basta l’art. 1 della nostra Costituzione: è vero che la sovranità “appartiene al popolo”, ma anche che il popolo “la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Così le moderne democrazie sono soprattutto rappresentative, facendo prendere agli eletti le decisioni fondamentali di governo e chiamando il popolo a esprimersi in casi limitati (soprattutto i referendum). Ma sappiamo che da decenni, con l’impallidirsi del ruolo dei partiti, la rappresentatività sta diventando sempre meno solida. Occorrono nuove forme di partecipazione diretta, che facciamo recuperare al popolo il proprio ruolo sovrano.

Ovviamente, con lo sviluppo della tecnica e dei mezzi di comunicazione, le nuove forme di democrazia diretta non possono che essere elettroniche. Del resto, ormai computer e telefonini sono “appendici” elettroniche della nostra persona e non possiamo che interagire anche in politica con questi strumenti. Ma proprio il caso della piattaforma Rousseau per il Movimento 5 Stelle ci mostra tutta la difficoltà delle forme di democrazia elettronica.

Innanzitutto c’è la questione di chi può votare. Sappiamo che in Italia gli elettori sono oltre 46 milioni e il Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche di marzo 2018 ha ricevuto quasi 11 milioni di voti. Eppure sulla piattaforma Rousseau votano poche decine di migliaia di iscritti, per tutta una serie di regole interne al Movimento. Si pensi che al voto sull’autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso Diciotti hanno votato poco più di 52.000 utenti. Ma è una vera forma di democrazia elettronica se vota circa lo 0,1 per cento dei potenziali aventi diritto?

Ci sono poi da considerare i tempi del voto. La attuale crisi di governo è aperta da circa 20 giorni e Giuseppe Conte ha ricevuto l’incarico da giovedì scorso. È giusto che si voti solo domani sulla volontà del “popolo” 5 Stelle circa il nuovo governo Conte con il Pd? O sarebbe stato più opportuno un voto precedente al nuovo incarico? Senza considerare tutte le perplessità sulla trasparenza e la sicurezza di questo voto.

Ma si potrebbe anche replicare che in fondo questa è una forma di democrazia elettronica di un partito, anzi di un Movimento, e come tale è il Movimento stesso a sceglierne le regole. Io credo molto nella democrazia elettronica, ma penso anche che occorre ancora affinarne tempi e modalità, forse anche con un intervento generale del Legislatore che ne garantisca accesso, partecipazione e sicurezza, per tutti.


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