Non sono né le elezioni politiche, né quelle presidenziali e neppure si attendono risultati eclatanti. Però il presidente russo, Vladimir Putin, queste elezioni amministrative se le sarebbe evitate volentieri, perché arrivano in un momento in cui la sua popolarità è in declino per diversi motivi, proprio nelle settimane in cui il boss del Cremlino celebra i suoi 20 anni al potere.
In Russia oggi si vota per il rinnovo di 13 assemblee regionali, 16 governatori, 22 parlamenti locali e tre sindaci. Tutti gli occhi sono puntati sul consiglio comunale di Mosca e il governatore di San Pietroburgo, ma le sorprese saranno poche, perché, soprattutto nella capitale, la Commissione Elettorale Centrale non ha consentito ai candidati dell’opposizione di presentarsi. Questo ha provocato, dal 27 luglio, una serie di manifestazioni ogni fine settimana nel centro di Mosca alle quali hanno partecipato migliaia di persone e che, nonostante siano state brutalmente represse e pressoché ignorate dai media locali, hanno avuto una grande eco nella stampa internazionale.
Questo, per Putin sarebbe il minore dei problemi, non fosse che ce ne sono altri. Primo fra tutti che il presidente è nell’occhio del ciclone per la riforma delle pensioni, necessaria secondo molti economisti, ma che gli ha fatto perdere numerosi consensi. A questo vanno aggiunte le polemiche su una discarica nella regione di Arcangelo, quelle sul non ancora chiarito incidente nucleare nel nord ovest della Russia, le tensioni fra Cecenia e Inguscezia e per finire anche le manifestazioni di massa contro la costruzione di una chiesa a Ekaterinemburg, negli Urali e nota al mondo per essere stata il luogo del massacro della famiglia imperiale nel 1918.
Il presidente, quando può, scarica le colpe sul suo partito, Russia Unita, soprattutto quelle relative alla riforma delle pensioni. Il risultato, è che, questa volta, per evitare o non quantificare il calo dei consensi, i suoi candidati si presenteranno come indipendenti o peggio ancora sotto altri vessilli, ma ufficiosamente riconducibili sempre a Russia Unita, giudicati al limite della correttezza secondo molti analisti politici.
Dall’altra parte, Alexei Navalny, avvocato e maggiore esponente dell’opposizione più radicalmente anti Putin, è più agguerrito che mai e, in alcune regioni della Russia potrebbe schierare candidati in grado di mettere in difficoltà gli uomini del presidente, selezionati a partire da novembre fra le figure più promettenti e i cui nomi sono stati resi noti agli elettori iscritti alla piattaforma Smart Voting. Ma a Mosca la partita sembra persa in partenza, proprio perché gli oppositori non hanno potuto presentarsi.
E per Navalny, la strada sembra tutta in salita. Nelle ultime ore prima del voto tre uffici del suo partito la Russia del Futuro sono stati oggetti di raid da parte della polizia. Ha passato una nottata difficile anche Ella Pamfilova, presidente del Comitato elettorale centrale aggredita, ufficialmente da un ladro, nella sua abitazione nella periferia moscovita.
Segnali che il potere di Putin, in qualche modo, inizia a scricchiolare e che sarà importante vedere come l’opposizione deciderà di organizzarsi sia nei giorni immediatamente successivi al voto e per i prossimi appuntamenti elettorali. Intanto, il numero uno del Cremlino, questa mattina presto si è recato al voto, come da tradizione del seggio allestito presso l’Accademia delle Scienze di Mosca. L’agenzia di Stato, Tass, ha anticipato che l’affluenza alle urne, potrebbe essere molto alta, come a voler dimostrare che va ancora tutto molto bene.