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Salvini come Pannella. La Lega sceglie il maggioritario e sfida i giallorossi

Altro che destra e sinistra. La nuova linea Maginot che oggi divide in due la politica italiana si chiama legge elettorale. La sfida fra proporzionale e maggioritario è il vero campo di battaglia fra maggioranza e opposizione. A lanciare per primo il segnale è stato il premier Giuseppe Conte, quando chiedendo la fiducia alla Camera ha annunciato “una profonda revisione” della legge in vigore. Non è certo un segreto che i giallorossi siano già al lavoro per trasformare il premio di maggioranza in un brutto ricordo. Una strategia volta a prolungare il più possibile la conventio ad excludendum dal governo della Lega salviniana alleata alla destra.

Il proporzionale puro è da sempre caro all’universo grillino fin dai tempi dei meet up. Ora è diventata una bandiera anche per il Pd, che pure proprio grazie a un generoso premio di maggioranza giudicato contrario alla Costituzione dalla Corte Costituzionale ha governato per cinque anni il Paese.

Di quella legge, passata alle cronache con l’infelice nome di “Porcellum”, fu padre Roberto Calderoli, colonna della vecchia guardia leghista da sempre esperto in materia. E non è un caso che proprio oggi il senatore del Carroccio, prendendo la parola durante l’incontro di Matteo Salvini con 500 amministratori della Lega a Milano, abbia rilanciato il suo vecchio cavallo di battaglia. La strada per trasformare il Rosatellum in un una legge “completamente maggioritaria” è meno tortuosa di quanto sembri, ha garantito il vicepresidente del Senato, che fa sua una storica causa di Marco Pannella, con tanto di menzione d’onore.

Un referendum abrogativo della parte proporzionale in vigore entro il 30 settembre, convocato secondo Costituzione da cinque consigli regionali, numeri più che alla portata dei leghisti. Tempo di far esaminare alla Corte di Cassazione i criteri di ammissibilità e la parola può essere data agli elettori, “voglio vedere chi avrebbe il coraggio di mettere mano a una materia su cui si è espresso il popolo”.

La strategia per arginare i giallorossi potrebbe suonare così: “Chi di legge elettorale ferisce di legge elettorale perisce”. E ha già stregato i colonnelli del Carroccio, a partire dal leader, che ha deciso di iniziare a tamburellare h24 sulla nuova legge “anti-inciucio”: “Vogliamo una legge elettorale totalmente maggioritaria, diciamo all’inglese, con 630 collegi in cui si eleggono i parlamentari. La gente così conosce nomi e cognomi, e si governa” ha promesso Salvini dalla riunione milanese. Gli vanno dietro i governatori del Nord, e non è un caso. Da sempre il sistema maggioritario favorisce i partiti con una presenza radicata sul territorio, specie nei collegi uninominali. “Sarà una corsa contro il tempo – avvisa il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana – Siamo pronti a lanciare questa proposta referendaria”

E se Fratelli d’Italia sposa in pieno la linea, fra le fila di Forza Italia non manca qualche mal di pancia. Il faccia a faccia a Milano fra Salvini e Silvio Berlusconi ha allentato in parte le tensioni che per settimane hanno tenuto sull’attenti i rispettivi partiti. Il ritorno del centrodestra, per il momento, è una necessità. Tanto più in vista delle regionali, dove Pd e M5S potrebbero mostrare meno remore a marciare uniti.

La battaglia del maggioritario può diventare il collante per ricompattare la vecchia alleanza. Dopo una lunga attesa (ancora lunedì in una nota consegnata ai gruppi parlava di “ridiscussione della legge elettorale”) dal Cavaliere sono infine arrivate rassicurazioni, Forza Italia non farà sconti al governo giallorosso. D’altronde, ha spiegato a Salvini il patron di Mediaset, “io sono il padre del maggioritario”. Peccato che non tutti gli azzurri siano dello stesso avviso. Si spazia da endorsement convinti come quello di Renato Brunetta a timide aperture come quella di Anna Maria Bernini, secondo cui “non esistono sistemi elettorali perfetti”. C’è chi, come Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, teme che le sirene leghiste sul maggioritario possano consegnare il partito nella morsa di Salvini.

Quisquiglie che dovranno trovare una composizione al più presto per far ingranare il piano Calderoli. La battaglia per la legge elettorale è iniziata.

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