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Conte 2, il giustizialismo resta. Il timore di Piero Sansonetti

Un voto basso, quello che il giornalista Piero Sansonetti, in procinto di riaprire Il Riformista, dà al governo Conte bis sulle politiche legate alla giustizia. E a Formiche.net ne spiega i motivi, passando dalla separazione delle carriere al caso prescrizione, certo che sia ancora la magistratura a dare le carte (anche al Guardasigilli).

Il governo Conte annuncia di voler ridurre drasticamente i tempi della giustizia civile, penale e tributaria, e riformare il metodo di elezione del Consiglio superiore della Magistratura. Che pensa di questo proclama?

A me l’idea che la riforma della giustizia sia guidata dal M5s mi fa paura. Temo che non sia una riforma, bensì una controriforma. Per cui resto preoccupato. Il governo precedente ha fatto solo danni, accorciando i tempi della giustizia con l’abolizione della prescrizione, bloccando la riforma del carcere, quindi i penitenziari stanno vedendo aumentare rapidamente il numero dei carcerati. Il sovraffollamento è pazzesco. E poi la legge anticorruzione, che viola i principi fondamentali del diritto, equiparando la concussione ai delitti di mafia.

Si aspettava discontinuità?

Le uniche cose che non cambiano sono Premier e Guardasigilli ed è molto preoccupante. Il Pd fra i partiti italiani è uno dei meno forcaioli, non dico dei più garantisti perché non si può dire. Ma lasciare la giustizia in mano ai grillini è una scelta decisiva, visto che Bonafede è stato un pessimo ministro che, nel paese di Beccaria, non si capisce cosa ci faccia. Non sono affatto ottimista.

Cosa andrebbe fatto sulla prescrizione?

Quantomeno ristabilire la situazione precedente, visto che era già stata peggiorata varie volte, anche dal governo di centrosinistra. È inaudito che in un Paese civile dove l’articolo 111 della Costituzione prevede il giusto processo con breve durata, esso duri invece 30 anni. Già precedentemente si parlava di una prescrizione molto ampia, perché il minimo era 7 anni. Ora è stata fondamentalmente abolita, concedendo alla magistratura un ulteriore potere enorme. La questione è tutta lì.

Ovvero?

Da 25 anni viviamo in un Paese dove la magistratura ha assunto un potere sproporzionatissimo che ha schiacciato gli altri due. Ciò ha creato una situazione di squilibrio democratico fra poteri e ha bloccato anche l’economia.

Meno magistrati che svolgono funzioni amministrative nei ministeri e separazione delle carriere: ci crede?

Sarebbe la prima cosa a cui mettere mano, ma se a farlo è Bonafede allora è la solita metafora del vampiro presidente dell’Avis.

Nulla si legge invece sull’ordinamento penitenziario per le forme di automatismo che precludano al giudice la possibilità di premiare l’effettiva resipiscenza del condannato. Una dimenticanza?

Potrebbe esserlo, visto che non mi pare si siano messi a lavorare sulla giustizia. Per questa ragione tutto è ancora più preoccupante: hanno sostanzialmente delegato a Bonafede. È evidente che non è una buona cosa, ma attendiamo i nomi dei sottosegretari. Il Pd sul punto mostra di essere un partito molto incerto: a volte sembra essere garantista, in altri momenti si allinea al forcaiolismo generale. Non dico che sia la linea di Davigo, ma quasi.

E la riforma del Csm?

È tutto da vedere come la faranno, ma dipende da come si procederà alla separazione delle carriere che temo mai si farà, perché i magistrati non la vogliono. In Italia è quasi impossibile fare una cosa sgradita alla magistratura, del resto i Guardasigilli che si salvano sono quelli che obbediscono. Si sa che fine fanno gli altri, come accaduto a Mastella o Alfano: annientati.

Con quale spirito torna alla direzione del Riformista?

Con quello di ridare respiro al riformismo che in Italia non esiste più, tanto nel campo socialista quanto in quello liberale. Qualcuno vede per caso socialisti e liberali in giro per l’Italia? Ricreare riformismo credo sia la questione centrale: il problema è che tutti, establishment e intellettuali, si sono convinti di entrare nella modernità con i divieti. Agli sbarchi come alle libertà. Il mio editore ha riassunto così la nostra mania per i diritti: “per i re e per i rom”. Che sono la stessa cosa. Per cui finché ci sarà un pezzo di mondo che dice “dovremo salvare i migranti e massacrare la libertà d’impresa”, e un altro convinto del fatto che la vera libertà sia solo quella d’impresa, allora vincerà sempre il partito delle forche. Il libertalismo, ovvero l’amore per la libertà, o è universale oppure non esiste. E il riformismo in sostanza è quello, perché vuole difendere la libertà di tutti: di migranti e imprese. Senza che qualcuno mi impedisca di sedermi in Piazza di Spagna.

twitter@FDepalo

 

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