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Non ci sono più gli 007 di una volta. Lezione di intelligence di Enzo Scotti

Siamo nel pieno di un cambiamento d’epoca che ha reso le sfide degli studi strategici e dell’intelligence sempre più attuali. Non abbiamo una bussola per il cambiamento e i tempi mutano con criticità che siamo chiamati ad affrontare. La conoscenza del contesto storico per la soluzione delle questioni contingenti chiarisce l’importanza della comprensione delle forze che devono essere adattate nelle nuove formulazioni politiche e strategiche.

La natura globale del nostro sistema economico produttivo e delle comunicazioni, raggiunta oggi, dice che il nostro Paese deve essere ben informato e ben formato sul mondo esterno per poter capire le azioni che si verificano in altri Paesi e che hanno un impatto diretto sulle nostre vite e sul nostro benessere. Le sfide, nel mondo di oggi, nascono “altrove” rispetto al livello nazionale, territoriale, confinato, ma impattano in maniera decisiva all’interno dei nostri Stati nazionali e sulla coesione delle nostre democrazie rappresentative.

Le principali sfide alla sicurezza nazionale sono rappresentate da eventi e questioni che creeranno dinamiche che potranno produrre una crisi o un’opportunità negli anni a venire, modellando non solo il successo dell’apporto dei nostri apparati di intelligence, ma anche il sostanziale equilibrio del sistema-Paese. Le sfide per la sicurezza che affrontiamo oggi, in qualsiasi modo le si voglia definire, ibride, liquide, nebulose, mantengono un carattere distintivo, ovvero la dinamicità della loro stessa struttura. Nell’ultimo ventennio, le minacce sono cambiate; oggi l’intelligence è chiamata necessariamente a ridisegnare i suoi stessi obiettivi poiché le sfide che andrà ad affrontare sono più complesse e interrelate e necessitano di cooperazione.

Gli apparati dello Stato, impegnati a proteggere il nostro Paese, ad esempio, hanno bisogno di un piano di collaborazione senza precedenti, ma la vita è piena di esempi di partenariati-chiave che non sono perfettamente reciproci e di prospettive divergenti su chi trae beneficio da una data relazione. Necessitano di formazione e di consapevolezza oltre che della maturità di coloro che hanno come compito quello della difesa del nostro Paese. Gli stessi piani di confronto e scontro sono mutati, basti pensare alle nuove zone grigie, al cyber-spionaggio e alla cyber-security, dimensioni sovvertite in ambito normativo e di confini. Una sovranità trasformata e annullata che cerca in politiche comuni un nuovo piano di collaborazione. La rivoluzione delle comunicazioni, la progressiva interconnessione e la trasmissione di dati hanno avuto un impatto enorme sui tradizionali approcci alla sicurezza nazionale.

Tutto questo diventerà ancora più importante negli anni a venire. Questa sarà, come ho detto, una vulnerabilità ma, anche un’opportunità. Pensiamo alle informazioni acquisibili grazie alle nuove tecnologie e a quanta formazione e ricerca è necessaria in questi campi. Sappiamo che esistono vulnerabilità emergenti, incombenti, come quella legata alla sicurezza dei dati e delle infrastrutture critiche del nostro Paese, alle quali non è utile la retorica politicizzata quanto invece un adeguamento concreto fatto di formazione, cooperazione e sinergie.

La storia ha dimostrato che è più facile giocare in attacco che difendersi, il che produce un motivo di preoccupazione reale laddove si evidenziano criticità non solo nella capacità di difesa, ma anche e soprattutto in quella di attacco. Siamo chiamati ad affrontare temi in apparente conflitto, come quelli tra sicurezza e privacy, e spesso siamo impossibilitati nell’identificare un compromesso sensato. Ripensare e ricostruire la ragione di Stato e l’interesse nazionale.

L’analisi strategica sarà uno dei domini sul quale dovremo impegnarci ancora di più per creare una consapevolezza del sistema, formata e informata: capace di vedere oltre, di anticipare, di estrarre dalla conoscenza tecnologica, scientifica e umana ogni utile strumento, la saggezza del conoscere che nasce dall’esperienza, dalla conoscenza, dalla maturità, perché, guardando avanti, vediamo che le grandi sfide modelleranno la natura del nostro impegno, mettendo in luce le nostre qualità e tutte le nostre debolezze. In conclusione, possiamo dire sit finis libri non finis querendi.


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