Se la Corte Costituzionale manterrà intatto il principio che in qualsiasi momento deve essere possibile lo scioglimento delle Camere e la possibilità di far svolgere elezioni, allora il referendum sul maggioritario sarà considerato inammissibile. Lo dice a Formiche.net il prof. Vincenzo Lippolis, docente di Diritto pubblico comparato alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II dove dirige l’Arsae.
Referendum, c’è il sì della quinta Regione: ci sono dubbi di ammissibilità?
Sì, ce ne sono e anche di consistenti. Nella giurisprudenza della Corte Costituzionale è fermo il principio che le abrogazioni delle leggi elettorali devono essere tali da consentire comunque lo scioglimento delle Camere e la possibilità di far svolgere elezioni. Quindi un’abrogazione parziale come quella richiesta dalla Lega deve sempre mantenere in piedi una legge immediatamente auto applicativa.
In questo caso si apre anche l’esigenza relativa ai collegi?
Poiché si elimina la parte proporzionale bisogna ridisegnare i collegi uninominali. Per fare questo occorre del tempo: in caso di esito positivo del referendum, il Paese si troverebbe senza un sistema elettorale applicabile. Va osservato che il referendum è stato confezionato con abilità, nel senso che riapre la delega al governo appunto per i collegi. Ma il Governo non potrebbe farlo contemporaneamente alla pronuncia del dispositivo.
Per cui la Corte direbbe di no?
A mio parere di giurista la richiesta allo stato appare inammissibile, mantenendo quel principio della Corte.
Quindi si fa impervia la via che dovrebbe portare al maggioritario?
Perché a questo punto si dovrebbe andare al maggioritario con un panorama politico tripolare formato da Lega, M5s e Pd? E senza tenere conto di Fdi, Fi e altri. Il maggioritario potrebbe essere proponibile solo se si venissero a configurare dal punto di vista politico due blocchi abbastanza omogenei. Se l’alleanza tra Pd e M5s, nata occasionalmente per evitare le une, evolvesse in una alleanza stabile e politicamente forte, allora si potrebbe pensare di tornare al maggioritario. In quel caso si avrebbero due blocchi. Contrariamente se l’alleanza restasse tattica e senza assumere un respiro strategico, sarebbe difficile il cambio rispetto al proporzionale.
Il vincolo di mandato è attuabile?
Per attuarlo occorre la modifica dell’art. 67 della Costituzione e al momento mi sembra che la proposta non sia sul tavolo. Il mandato imperativo non esiste nelle democrazie parlamentari europee né nel parlamentarismo classico e rientra in un quadro riduttivo del Parlamento stesso. Per cui, riassumendo, il sistema elettorale si evincerà solo dalla modifica o dall’evoluzione del quadro politico. E i recenti dibattiti interni al M5s lo dimostrano. Non dimentichiamo che siamo il Paese, all’interno dell’area delle democrazie europee, che ha cambiato più volte la propria legge elettorale: non è un fatto positivo. Si sta instaurando il costume che chi dispone della maggioranza possa confezionarsi poi il sistema che preferisce. Recentemente Casaleggio in un’intervista ha parlato del fatto che il Parlamento potesse essere profondamente modificato, a dimostrazione di una visione del Parlamento diversa dagli schemi classici della democrazia rappresentativa. Loro d’altronde ontano sulla piattaforma e sulla rete. Ho l’impressione che su questo passaggio il Pd abbia percezioni diverse: se vogliono tenere in piedi il governo forse qualcosa dovranno attenuare.
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