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Tutti i numeri che tolgono il sonno a Erdogan

Il nuovo decennio perduto dell’economia turca. Dopo il crollo della lira dell’ultimo anno e i riverberi in chiave economico-finanziaria delle spregiudicate politiche erdoganiane, ecco i dati relativi al sistema turco a fare chiarezza su equilibri e prospettive. La dimensione complessiva dell’economia è scesa a 722 miliardi di dollari (dai 753 miliardi di dollari nel primo trimestre). Prima conseguenza è un reddito pro capite sceso del 9,5 per cento. Il tutto mentre le continue azioni di Ankara nel Mediterraneo orientale provocano un endorsement ufficiale degli Usa alla Grecia.

CALO

Dal 2008 ad oggi il trend è stato nella direzione opposta al settennato precedente (2000-2007) con l’aumento del 19,7 per cento del tasso di cambio del dollaro nella prima metà del 2019. Ciò ha innescato un calo del prodotto nazionale lordo (PNL) di 67 miliardi di dollari e un calo del 9,5% nel PCI. Incassi in calo, rischi di speculazione in aumento e stabilità messa a dura prova dalle politiche erdoganiane. Negli ultimi 5,5 anni, il PNL è sceso di 228 miliardi di dollari da 950 miliardi di dollari nel 2013 a 722 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2019 (un calo del 24%), e il PCI è sceso di 3.713, da 12.480 a 8.767 dollari.

CONTROTENDENZA

A parziale riequilibrio di questo quadro, ecco i dati relativi alla crescita dell’economia turca nel secondo trimestre del 2019, ovvero ad un ritmo più lento rispetto ai tre mesi precedenti, ma battendo le previsioni degli analisti, certi che la Turchia avesse imboccato la cosiddetta doppia recessione. Infatti gli analisti intervistati da Bloomberg avevano previsto un’espansione di appena lo 0,4 per cento.

Ciononostante vari economisti restano comunque dell’idea che il sistema-paese corra sempre sul filo di lana e con all’orizzonte un semestre difficile, come dimostra il calo degli investimenti a meno 7,4 per cento tra marzo e giugno. Altro elemento di preoccupazione è legato al settore delle imprese turche che deve scontare un pesante onere del debito, con le banche poco inclini a concedere prestiti.Per cui se i timori degli istituti finanziari non cessano, di contro non si vede la ripresa auspicata dal governo. Va ricordato che pochi giorni fa il governo turco ha annunciato un programma economico tarato sull’obiettivo di un tasso di crescita economica del 2,3 entro il 2019, del 3,5 per cento l’anno prossimo e del 5 per cento entro il 2021.

QUI EGEO

A giocare un ruolo oggettivo della situazione di instabilità diffusa del paese è certamente la politica estera, dove Erdogan non cessa di inseguire i suoi obiettivi in maniera scomposta. Ai continui sconfinamenti aerei dei suoi F16 nei cieli ellenici (sulle isole che Erdogan rivendica nonostante nessuna legge glielo consenta), sono seguiti quelli dei velivoli Uav made in Turkey, sia in Grecia che a Cipro. Nell’isola divisa dal 1974, dove si gioca la partita del dossier idrocarburi, Ankara punta alle risorse sottomarine della Zona economica esclusiva.

I mezzi Bayraktar TB2 da alcune settimane effettuano voli di disturbo nello spazio aereo di Nicosia creando seri probemi al traffico aereo dell’aeroporto internazionale, costringendo i voli a decollare e atterrare dal vicino aeroporto di Paphos per cambiare rotta durante le ricognizioni degli Uav turchi.

Il problema è stato particolarmente acuto in luglio e agosto, durante il periodo di traffico più intenso legato al turismo. La questione verrà posta da Cipro all’attenzione dei vertici dell’Ue, con un reclamo ufficiale presso l’Eurocontrol.

L’OCCHIO USA

I droni turchi controllano le navi oceaonografiche inviate da Erdogan a Cipro e protette dalle navi da guerra turche. Ma proprio in questi giorni è nata una nuova polemica innescata da Ankara, il cui ministro degli esteri era stato fotografato di fronte a una mappa che mostrava isole greche sotto l’occupazione turca. Pronta la reazione Usa, che con l’ambasciatore ad Atene, Jeoffrey Pyatt, ha osservato: “La sovranità greca è indiscutibile ed è sicuramente riconosciuta dagli Stati Uniti”. L’occasione è il press point per la partecipazione degli Stati Uniti alla Fiera internazionale di Salonicco del 2019, tradizionale vetrina dove non solo il governo di Atene annuncia il proprio programma finanziario ma dove gli Usa hanno stand di prima fascia come quelli legati alla Difesa (droni, F35) e alla Tecnologia (Google e Facebook).

twitter@FDepalo

 

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